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Il filosofo Massimo Cacciari
«Il fronte popolare è una cosa vista e rivista. Sono anni che l’unica politica che il centrosinistra, chiamiamolo così, riesce a mettere in campo è andare contro la Le Pen, così come contro la Meloni, o una volta contro Berlusconi». Parola di Massimo Cacciari, secondo il quale «bisogna proporre una strategia autonoma che permetta l’affermazione elettorale e la capacità di governo» perché «questi raffazzonamenti dell’ultimo momento, come in Francia, nel breve possono anche essere vincenti ma alla fine continueranno a rafforzare le varie Le Pen».
Professor Cacciari, stiamo assistendo a un ritorno dei sovranismi con Le Pen molto forte in Francia e Trump favorito per la vittoria in America?
È una tendenza di lungo periodo, chiamiamoli sovranismi o come vogliamo ma di certo è un qualcosa che viene da molto lontano, un fenomeno di crescita delle destre più o meno radicali in tutta Europa. Questo si spiega con tanti motivi, in primis la crisi sociale ma soprattutto l’assenza di qualsiasi politica sociale da parte dell’Ue. Con la conseguenza che crescono gli interessi nazionali, l’Europa non riesce più a fare sintesi e lo spazio per le destre di vario tipo aumenta. Parliamo tuttavia di destre moto divise che esercitano una formidabile pressione sulla politica europea ma che ancora non arrivano ai vertici dell’Ue e forse nemmeno dei grandi paesi, visto che anche in Francia non è affatto detto che Le Pen possa avere la maggioranza assoluta. Insomma, è una situazione di grande stallo e incertezza.
Dall’altra parte si va verso un consolidamento di un blocco di sinistra opposto a quello della destra, con il fronte popolare in Francia e il campo largo in Italia: sono espressioni che la convincono?
Il fronte popolare è una cosa vista e rivista. Sono anni che l’unica politica che il centrosinistra, chiamiamolo così, riesce a mettere in campo è andare contro la Le Pen, così come contro la Meloni, o una volta contro Berlusconi. Non c’è unità all’interno, se non quella raffazzonata giusto per sopravvivere, ma non si può andare avanti in eterno soltanto resistendo all’affermazione altrui... Insomma, se la principale strategia è quella di opporsi e basta, a questo punto molto meglio mettere alla prova la stessa Le Pen. E vedere come va, costruendo dall’altra parte una vera coalizione di centrosinistra.
Blocco di destra, blocco di sinistra: stiamo assistendo a un ritorno del bipolarismo?
Ma quale bipolarismo…sono frammenti che si mettono insieme. In Italia sono decenni che riescono a mettersi insieme laddove si gioca il potere e il governo, mentre in Francia lo fanno soltanto in vista delle elezioni per evitare che vinca la Le Pen. Ma che poli sono? In Francia c’è solo la le Pen e in Italia sono tre forze in dissonanza su tutto, dalle questioni strategiche alla politica estera, dai temi social all’Autonomia.
Crede che il paragone tra Fronte popolare e campo largo regga?
Non regge assolutamente primo perché in Francia il fronte avrebbe un senso soltanto se ci fosse un minimo comune denominatore tra Macron e la sinistra e non c’è assolutamente, tanto che Melenchon ha detto che non darà vita ad alcun governo con Macron. Secondo perché in Italia siamo soltanto alle prime avvisaglie di accordi tra Pd, 5 stelle e altri per combinare qualcosa di più serio che in passato.
Visto il risultato delle Europee, è Schlein la persona giusta per federare questo campo?
Di certo per sopravvivere devono mettersi insieme, primum vivere deinde filosofari. Se vogliono vivere devono coalizzarsi, ma se fanno una coalizione semplicemente elettorale alla fine i risultati saranno scarsissimi o nulli, se invece ragionano cercando di tirare uno straccio di linea compatibile in materia fiscale, sociale, economica e internazionale, che al momento non c’è, allora il discorso sarebbe diverso. Ad oggi sono agli antipodi. Con la precisa strategia può che essere che il campo largo prenda forma, altrimenti, come in Francia, sarà tutto un tentativo di mandare a casa la Meloni ed evitare le Pen.
Quanto conta la prossima elezione Usa, con Trump favorito su Biden?
Conta tantissimo, come del resto contano le elezioni britanniche con l’elettorato conservatore che sta facendo pagare ai suoi eletti il disastro della Brexit. Trump dovrebbero ammazzarlo perché non vinca. Perché i democratici o rimangono su Biden ma onestamente non si comprende come si possa votare una persona così i difficoltà, oppure cambiano il cavallo in corsa ma finirebbero comunque per fasciarsi. Mi pare che ormai il percorso sia segnato, a meno che non esca dal cilindro qualcosa di assolutamente clamoroso.
E se vincesse Trump?
Bisognerà vedere come si comporterà rispetto all’Europa e quale atteggiamento assumerà in campo internazionale. È questa la più grande incognita.