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«Una legge di civiltà». Così la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi definisce la proposta di legge sull’oblio oncologico, che ha l’obiettivo di contrastare ogni forma di discriminazione nei confronti delle persone che siano guarite dal cancro, cancellando lo stigma della malattia. Dopo il via libera della XII commissione Affari sociali e Salute, questa settimana il testo è approdato alla Camera con un consenso bipartisan. Grazie al quale si potrà correre dritti al traguardo, si augura Boschi. Che su temi etici e diritti non ha dubbi: «Non condivido la Gpa, ma il reato universale è una mossa demagogica: i diritti dei minori vengono prima di tutto. Il fine vita? Il Parlamento legiferi».
Onorevole, partiamo dalla proposta di legge sull’oblio oncologico. Come nasce la sua iniziativa?
Ho presentato a ottobre una proposta bipartisan che prendeva spunto da quanto già fatto da altri Paesi europei, come Francia e Portogallo. Si è poi arrivati ad una sintesi delle varie proposte depositate con un testo unificato votato all’unanimità in commissione. Spero avvenga lo stesso in Aula il prima possibile perché è una legge di civiltà.
In che consiste la legge?
Serve a cancellare una ingiustizia oggi tollerata in Italia ossia che ex pazienti oncologici, pur essendo del tutto guariti, si vedano negare mutui, prestiti, assicurazioni sulla vita, o magari per averli li debbano pagare molto di più delle altre persone solo perché sono stati malati in passato. Come hanno sottolineato non solo le associazioni dei pazienti ma anche i medici, non ci sono ragioni scientifiche alla base di questa vera e propria discriminazione. Con la legge che ho presentato si vieta la possibilità di chiedere questo tipo di informazioni o applicare costi aggiuntivi. Eventuali clausole contrattuali difformi sarebbero nulle.
Quali sono i requisiti di tempo previsti?
La proposta riprende la tempistica suggerita da una risoluzione del Parlamento Europeo: 10 anni dall’ultimo trattamento attivo che si riducono a 5 laddove ciò avvenga prima dei 21 anni di età. Abbiamo poi previsto che il ministero della salute possa stabilire termini più stretti per alcune neoplasie che hanno tempi di guarigione più rapidi.
Dunque, alla guarigione clinica non sempre corrisponde la guarigione “sociale”. Quali difficoltà può incontrare, in particolare, un ex paziente oncologico?
Le difficoltà vanno dall’ottenere un prestito per comprarsi l’auto, alla concessione di un mutuo, sino alla impossibilità di adottare un bambino. Tutte le volte dovendo avere lo stigma della malattia, anche se superata, presentando documenti o sottoponendosi a visite mediche. Non è giusto. La legge in discussione alla Camera però va oltre perché prevede una parte molto innovativa sul divieto di discriminazione in sede di concorsi o di valutazione delle carriere, nonché un sostegno per gli ex pazienti oncologici anche attraverso politiche attive del lavoro ad hoc.
Passando al tema della gestazione per altri, Lei è stata tra i pochi all’interno del Terzo Polo a votare contro la legge Varchi sul reato universale. Qual è la sua posizione? Che ne pensa della proposta Magi sulla Gpa solidale?
Noi abbiamo deciso, dopo un serio confronto nel gruppo, di rispettare la libertà di tutti essendo un tema etico. Ognuno ha votato secondo coscienza e rispetto profondamente i miei colleghi che hanno posizioni diverse dalla mia in un senso o nell’altro. Non ci sono mai risposte definitive, valide per tutti, su questi temi. Io non condivido la Gpa, anche quella solidale che pone ancora molti problemi medici e giuridici, non solo etici. Tuttavia, penso che introdurre il reato universale sia solo una operazione demagogica. Uno spot privo di portata normativa perché sarà di fatto non perseguibile, visto che i paesi in cui è lecita non collaboreranno con le autorità italiane. L’unico vero effetto sarà generare uno stigma verso le sole persone che non hanno potuto scegliere nulla: i figli.
Vede il rischio di un arretramento sul piano dei diritti da parte di questo governo?
Di sicuro vedo impossibile fare passi avanti. Anche su temi che richiederebbero delle risposte come sulla trascrizione dei figli nati all’estero da Gpa. Ossia una questione che non può essere lasciata alle scelte dei singoli sindaci o tribunali. Per me, i diritti dei minori vengono prima di tutto.
A proposito di temi etici, che posizione ha sul fine vita? I tempi sono maturi perché il Parlamento legiferi, accogliendo il monito della Consulta?
Il Parlamento dovrebbe farlo. Anzi, avrebbe già dovuto farlo secondo la Consulta. Nella scorsa legislatura la Camera aveva votato un testo equilibrato anche se perfettibile. Poi tutto si è arenato al Senato. Si potrebbe ripartire da lì, magari approfondendo alcuni profili, ma non penso ci siano le condizioni con questa maggioranza.
Intanto il Terzo Polo non c’è più. Come vi presenterete alle Europee?
Il terzo polo non c’è più per scelta di Calenda e non possiamo che prenderne atto, anche se è un peccato. Noi di Italia Viva stiamo lavorando per una lista riformista ed europeista, forte, dai liberali ai popolari, ai socialisti e Più Europa. Le porte sono aperte per gli amici di Azione ma dipende da cosa deciderà di fare Calenda.
C’è da aspettarsi la nascita di “Forza Italia Viva”?
Non credo. Noi vogliamo parlare ai riformisti per rappresentare una alternativa a populisti di destra e sinistra. Anche le elezioni in Spagna hanno dimostrato che si vince fuori dagli estremismi. Forza Italia senza Berlusconi mi sembra molto debole e più orientata a sostenere la sovranista Meloni.