Sono le 11 del mattino di venerdì 8 marzo, altra giornata in cui il governo continuerà a ballare sulla Tav. Claudio Borghi Aquilini, leghista di spicco della “nuova” Lega di Matteo Salvini, presidente della commissione Bilancio di Montecitorio, economista, esperto di mercati finanziari, da giovanissimo broker di Borsa, non se la sente di fare alcuna “scommessa” politica. Borghi, noto anche per le sue posizioni un po’ anti- euro, personaggio fantasioso ma preparato nelle sue materie, uno che fece a Salvini da apripista per sfondare in Toscana, ha appena twittato, in una conversazione: «Approfitto della citazione del contratto di governo per far notare che se la posizione fosse stata “La Tav non si fa” ci sarebbe stato scritto “La Tav non si fa”». Sembra Monsieur de la Palisse. Ma non è così. Borghi è un tipo pignolo, è lui che ha contribuito molto alla stesura del famoso contratto di governo. Il suo è un monito a Luigi Di Maio che si potrebbe riassumere così: «Se la Tav non la volevi proprio, se la Tav era un tabù assoluto, cosa che a me non risulta, nel contratto non ci sarebbe proprio stata».

Presidente Borghi, mi sembra un momento particolarissimo.

Ah…!

Cosa intende dire nel suo tweet? Che, insomma, la Tav fu messa in quel contratto?

Certo che c’è, lo so bene, sono uno

di quelli che lo hanno scritto.

Però mi sbaglio o la Tav è stata inserita accompagnandola al parere della commissione costi- benefici?

Ovvio. Nel contratto è stato scritto che andava ridiscussa integralmente. La trattativa andò così: noi della Lega la vogliamo fare, voi non la volete tanto fare perché temete contratti gonfiati o appalti che finiscono in mano alla criminalità, allora pragmaticamente decidiamo insieme che prima si entra nella stanza dei bottoni, si vede come stanno le cose e se ne riparla.

Quindi, la Tav comunque nel contratto è stata messa.

Diciamo che non è stata esclusa al mille per mille, altrimenti il contratto non l’avremmo fatto. Insomma la Tav non è stata messa tra le cose assolutamente da considerare come tabù o che sarebbero stati ostanti all’accordo di governo. Posso fare un esempio sull’euro?

Prego.

Io sono uno di quelli che è contro l’euro e quindi essendoci posizioni molto diverse su quello non si è manco incominciato a parlare. Perché è evidente che l’argomento sarebbe stato divisivo e ostante al contratto di governo. Ovvio che anche io sono stato d’accordo: nessuna messa in discussione della moneta unica.

E sulle grandi opere, vessillo della Lega, partito da sempre per la crescita e lo sviluppo, come era la situazione ai tempi del contratto?

C’erano ovviamente delle differenze, delle distanze. Ma non si era creata una situazione da decidere di non parlarne proprio, altrimenti sarebbe saltato tutto.

La Lega ha accettato il reddito di cittadinanza che non è esattamente musica per gli imprenditori del Nord.

Si, ma lo abbiamo messo nel contratto proprio perché per i Cinque Stelle è fondamentale. E a quel punto abbiamo studiato quali potevano essere le limitazioni, le condizioni per il reddito di cittadinanza, Ma non avremmo mai potuto dire: non si mette questa cosa! Proprio perché è essenziale per loro.

Insomma, la Lega ha mostrato pragmatismo.

Si, ma anche da parte loro c’è stato. Per esempio, molti di loro non volevano la flat tax, poi si è trovata una mediazione. Si è mediato certamente molto su tutte le cose che dovevano esserci.

Avevate, dunque, trovato un po’ la “quadra” su tutto. Ma ora che è successo? Perché i vostri alleati- contraenti si sono così impuntati? Come se lo spiega?

Non saprei…

La spiegazione più ovvia sarebbe legata alle difficoltà dei Cinque Stelle alle prese con dissensi interni, i sondaggi che vanno giù così come i voti reali alle Regionali.

Può essere. Forse si è valutato che “cedere” fa perdere loro ancora più voti, ed invece io penso che sia il contrario. Io ritengo che la maggioranza sia assolutamente favorevole alla Tav. Poiché il saldo commerciale con la Francia è mediamente positivo, cioè vendiamo più cose di quelle che loro vendono a noi, un’infrastruttura anche merci con la Francia è chiaro che a noi fa gioco, è più probabile che noi andremo a portare i nostri prodotti lì che il contrario. Detto questo, non è che il destino dell’Italia dipende dalla Tav. Ma è una cosa positiva, che viene richiesta. E in questo momento tutti concordano sul fatto che uno dei modi per evitare la stagnazione è l’apertura dei cantieri.

E quello di Chiomonte è già lì.

Appunto, è già pronto. Si tratta solo di iniziare. E non è in alternativa ad altre cose perché se noi rinunciassimo non è che si libererebbero altri soldi per destinarli altrove, anzi li perderemmo perché dovremmo pagare penali.

Sarebbe pazzesco.

Certo, quindi ci sembra assolutamente di buon senso continuare.

Salvini ha detto: “Vedremo chi ha la testa più dura”. Di Maio lo ha accusato di volere la crisi. E’ così o è un gioco del cerino da parte dei grillini?

Ma per carità, noi non abbiamo assolutamente nessuna intenzione di andare a cercare pretesti per la crisi.

Sono gli altri invece che cercano pretesti? Ma conviene ai Cinque Stelle andare a votare ora?

Ma non gli conviene per niente oggettivamente!

E il ruolo che sta interpretando Conte, che sembra aver sposato in toto la tesi dei Cinque Stelle, come lo vede? Il compito di un premier non sarebbe quello di mediare?

Non so… Però è anche vero che a volte se si parte dalle questioni di principio, diventa tutto difficile, lo vediamo anche in famiglia dove si litiga anche sul punto in cui si mette il portasale. Ma, anche se di Tav non mi occupo, ricordo benissimo che ai tempi del contratto non era considerata un tabù assoluto.

Come andrete avanti?

Non lo so. La cosa mi sembra evidentemente gestita ad alto livello e certamente non dipende da me. (“Siamo nelle mani di Dio”, ha detto il capo leghista, vicepremier e ministro dell’Interno Salvini ndr).