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In Puglia la sfida è tutta a sinistra. Contro l’ex compagno di lotte Massimo D’Alema, il Pd ha schierato Teresa Bellanova, la cui storia politica è legata alla Cgil e alle lotte dei braccianti, eletta per tre legislature a Brindisi e dal 2016 da Viceministro dello Sviluppo Economico. E lei si contenderà il seggio puntando sul tema tanto caro alla sinistra quanto scivoloso per i dem: il lavoro.
Arrivare a queste candidature per il Pd è stato difficoltoso. Lei che da sempre è considerata la costola sinistra del Pd, pensa che ci sia un problema di rappresentanza della sua area nelle liste?
Da quello che leggo lo è stato per tutti gli schieramenti, anche se al Pd è stata dedicata molta più attenzione mediatica. La sinistra si misura nella sostanza delle cose e dei provvedimenti. Questo Governo ha fatto cose di sinistra che altri non sono arrivati nemmeno a lambire, una per tutte il reddito di inclusione. Mi auguro che ognuno dei nostri iscritti e dei nostri dirigenti, in lista o meno, avverta questa campagna elettorale come uno spartiacque determinante per la vita del paese. In politica la generosità è un atto fondamentale.
Lei è una delle candidate che va al corpo a corpo più difficile. Nella sua Puglia si scontrerà con l’ex compagno di partito Massimo D’Alema, cosa si aspetta?
Quello che io garantirò: rispetto verso tutti i miei competitor, confronto nel merito.
Come vive uno scontro del genere?
Con assoluta tranquillità. Sono una donna abituata alle battaglie non facili ma, come dimostra la legge contro il caporalato e quella contro le dimissioni in bianco, se quello in cui credi è giusto e sacrosanto, e ti impegni in quella direzione, prima o poi il risultato viene. Che norme così importanti siano state votate con questo Governo e da questo Parlamento mi fa sentire forte e mi dà la giusta carica.
I rapporti con Leu e in generale con la sinistra extra Pd potranno mai essere ricomposti?
Credo che ci si debba misurare nel merito delle cose. Su quello, come ho dimostrato in tutti questi anni ai Tavoli di crisi e anche dinanzi alle vertenze più complicate, sono pronta a confrontarmi senza tirarmi indietro. Considero la politica arte della ricomposizione e della sintesi per eccellenza. Certo, ci devono essere le condizioni e bisogna volerlo veramente. Soprattutto non bisogna farsi travolgere dal carattere, dai personalismi, dalle ripicche per lesa maestà.
Quali sono i temi della sua campagna elettorale?
Gli stessi del mio impegno in questi anni e della mia vita: lavoro, tutela del lavoro, diritti, mezzogiorno, impresa, occupazione giovanile, occupazione femminile, tenere insieme crescita, inclusione, innovazione, estendere i buoni risultati che registriamo nelle grandi aziende e ai piani alti del mercato all’intera ossatura delle piccole e medie, la nostra vera grande ricchezza e opportunità.
Lo cita lei: soprattutto il Puglia, il tema del lavoro sarà centrale e il Pd ha messo in campo politiche che hanno diviso. Con quali argomenti pensa di ottenere il voto?
Il lavoro è il tema. Quanto al resto, ricordo che sfoltimento della marea delle tipologie contrattuali, estensione degli ammortizzatori sociali nelle aziende con meno di 15 dipendenti, conciliazione, politiche attive per il lavoro, formazione, contrasto alle dimissioni in bianco, sono nella Riforma del lavoro. Per la prima volta, lo sottolineo, siamo intervenuti simultaneamente su queste componenti, convinti come eravamo e siamo della necessità di agire su questi fronti nello stesso momento.
Rivendica la bontà del Jobs act quindi? E’ una legge che pesa nell’immaginario dell’elettorato.
Rivendico il lavoro che abbiamo fatto e i risultati che abbiamo ottenuto. Io non mi affeziono agli strumenti che sono, appunto, degli strumenti. A cui prima o poi va fatto il tagliando. Lo dico in questo modo per evitare ambiguità. Il punto, come sempre, è l’onesta mentale mentre riscontro ostilità a priori, pregiudizi, poca disponibilità a stare al merito. Siamo intervenuti contro la segmentazione del mercato del lavoro incentivando il contratto a tempo indeterminato. Abbiamo equilibrato il sistema di sicurezza sociale per quanti risultavano privi di protezione, contrastando l’uso distorto di alcuni strumenti. Sulla disoccupazione involontaria siamo intervenuti ampliando i requisiti di accesso e la prestazione. E potrei continuare… Ovviamente il lavoro non si crea per norma, anche se è determinante mettere in campo tutta la strumentazione possibile, innovandola. Noi l’abbiamo fatto.
Eppure una parte della sinistra chi ritiene sia stato un intervento squilibrato.
E infatti è solo una parte di una strategia più complessiva che investe le politiche industriali come la grande spinta all’innovazione e alla competitività sui mercati globali. Accanto al Jobs Act abbiamo messo in campo Industria 4.0 per sostenere l’innovazione nelle imprese e il loro riposizionamento sui mercati globali, definito un programma per sostenere il made in Italy, disegnato una strategia per il rilancio del Mezzogiorno. Il bando per la costituzione dei Competence center è stato pubblicato qualche giorno fa. Questi sono i miei argomenti. Quello che abbiamo fatto, i risultati ottenuti, quello che non siamo riusciti a fare, quello su cui ci impegniamo con il Paese e con gli elettori.
Chi è l’avversario da battere in questa campagna elettorale a livello nazionale?
Mi verrebbe da dirle l’astensione e l’indifferenza. Dopo di che capisco che potrebbe non bastare e allora dico i populismi e le antiche e nuove destre, che si nutrono delle peggiori retoriche e pescano nelle paure e nel rancore sociale. Noi dobbiamo essere capaci di parlare a questa parte del paese, che ancora non è toccata dai risultati positivi che pure registriamo, dalla crescita che c’è, dalla ripresa che c’è.
Lei rifiuta lo scontro all’ultimo sangue con D’Alema e impronta una campagna elettorale sul tema caro alla sinistra ma spinoso: il lavoro. Una visione molto romantica, per dei mesi che saranno aspri.
Una visione molto realistica. Lo scontro all’ultimo sangue è una dinamica autoreferenziale e, se mi permette, molto maschile. Non è la mia. Io sono in campo non contro qualcuno ma per qualcosa. Per dire quello che abbiamo fatto, che non siamo riusciti a fare, che siamo impegnati a realizzare. La nostra agenda politica. Non abbiamo promesso miracoli ma impegno duro e abbiamo mantenuto il patto. Vorrei essere capace di restituire questo lavoro, questi anni, ad ogni persona che incontrerò. Qualcuno la chiama connessione sentimentale. Io la chiamo politica.