Il Ministro Nordio annuncia una ampia riforma delle intercettazioni. Queste ultime sono finite anche al centro dei tanti dibattiti sollevati sul caso Toti, a partire da presunte trascrizioni errate. Proprio di quest’ultimo aspetto parliamo con Giuseppe Sartori, professore ordinario di Neuroscienze Forensi all’Università di Padova e direttore del Master in Neuropsicologia Forense e Criminologia Clinica. Si occupa come perito e consulente di imputabilità, di testimonianza e di intercettazioni.

Esiste nel nostro Paese un problema di trascrizioni delle intercettazioni?

La questione delle trascrizioni del parlato degradato, ossia poco comprensibile in fase di ascolto, che si osserva nelle intercettazioni ambientali e con i trojan è oggetto di indagine scientifica da parecchi anni a livello internazionale. È oramai chiaro che le trascrizioni, quando il parlato è degradato, non possono essere fatte nello stesso modo delle trascrizioni di un parlato intelligibile. La procedura standard che vede un solo esperto che conosce il caso - della procura in fase di indagini, della difesa o del giudice in fase processuale - dà origine a risultati inattendibili. Questo perché si osservano delle vere e proprie “illusioni acustiche” o dei “miraggi acustici”. In breve, le ipotesi circa il contenuto della conversazione determinano l’interpretazione. Se pensiamo che la conversazione sia di cucina sentiamo “pane” se pensiamo sia di animali sentiamo "cane”. Il miraggio acustico si chiama “priming contestuale”.

C'è una differenza tra quelle telefoniche e quelle ambientali o effettuate con i trojan?

Nelle intercettazioni telefoniche solitamente il parlato è ben decodificabile. Nelle ambientali e nelle intercettazioni effettuate con i trojan il parlato si sovrappone solitamente ai rumori ambientali, ad altre voci con il risultato che è poco comprensibile.

Può fare degli esempi di intercettazioni trascritte in modo inaffidabile?

Le ricerche scientifiche dimostrano che quando il parlato è degradato se si vuole un buon grado di affidabilità del risultato non si può trascrivere con un solo trascrittore, soprattutto se è a conoscenza del caso. Si devono usare molti trascrittori indipendenti e poi si confronta il grado di concordanza delle loro trascrizioni. Solo le trascrizioni sulle quali c'è una alta concordanza (es. 90%) possono essere considerate oggettive. Ad esempio, nel caso di Erba il perito era convinto, nelle dichiarazioni di Frigerio, di aver sentito “Era l’Olindo”. Lo stesso segmento audio è stato invece trascritto da 35 trascrittori indipendenti in modo sostanzialmente diverso come “Subito l’ho visto “e questo con il 94% di concordanza fra di loro. Questo è un esempio di come vada misurata l’accuratezza di una trascrizione: non con l’impressione soggettiva di un singolo trascrittore ma bensì con la concordanza di un alto numero di trascrittori.

Quali sono le cause di questi errori?

Gli studi scientifici hanno messo in evidenza delle vere e proprie illusioni percettive acustiche. Ad esempio, risentire un segmento audio più e più volte fa emergere un significato inesistente (il fenomeno si chiama Verbal Transformation Effect), filtrare un audio nella speranza di togliere il rumore introduce un’altra illusione percettiva. Inoltre, sentire un audio con la trascrizione scritta davanti falsa la comprensione (effetto McGurk). Chi abbia voglia di toccare con mano la forza di questa illusione può guardare gli audio del Trio Medusa (Le canzoni travisate) su Youtube. Tutti questi fenomeni cognitivi sono praticamente ignoti alle aule dei Tribunali e dovrebbero essere presi in considerazione se si vuole avere un dato oggettivo che non sia il risultato di un “miraggio uditivo”.

A causa di intercettazioni trascritte in modo non corretto ci sono stati errori giudiziari sia in Italia che nel resto del mondo?

Non ci sono dati precisi al riguardo ma per certo le procedure in uso in Italia e anche all’estero non garantiscono l'oggettività della trasposizione. In Australia è stato approfonditamente studiato il ruolo dei miraggi uditivi in numerosi casi di errori giudiziari. In Italia abbiamo avuto il caso di “doping parlato” di Mantova dove il gotha del ciclismo mondiale è stato chiamato a rispondere di un doping provato da trascrizioni di un parlato particolarmente confuso. Quasi tutti sono poi stati assolti. L’errore giudiziario è figlio, in questi casi, di un errore logico noto come “ragionamento circolare”: l’ipotesi investigativa orienta l’interpretazione e la trascrizione distorta dall’ipotesi diventa la prova a conferma dell’ipotesi stessa. Insomma, un loop logico molto insidioso.

Quali le soluzioni per evitare questi errori?

La soluzione è quella di far trascrivere i segmenti audio di interesse processuale ad un numero elevato di trascrittori e di misurare l’oggettività del risultato dalla percentuale di concordanza fra le trascrizioni. Affidarsi, come succede, a singoli trascrittori nella speranza che questi abbiano un “orecchio fine” è un errore metodologico. È stato dimostrato, infatti, che gli esperti trascrittori hanno tassi di errore simili a quelli del decodificatore non esperto. Penso sia quindi necessaria non solo una riforma delle intercettazioni ma anche delle trascrizioni in modo che queste siano guidate dai dati scientifici consolidati e si elimini il rischio di errore giudiziario dovuto ai miraggi uditivi.