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Quello offerto dal premier Giuseppe Conte in diretta tv, nel corso della conferenza stampa più importante dai tempi in cui il Coronavirus ha preso il sopravvento nel mondo, non è stato uno spettacolo piacevole. Naturalmente l’avvocato spuntato dal nulla a guidare la navicella italiana ha diviso la platea, suscitando entusiasmi e critiche. Sostanzialmente gli entusiasti, che chiameremo Conte boys, ritengono che, in acque tempestose, le regole democratiche possano variare. Come? A seconda di ciò che la maggioranza pensi dell'opposizione. Più questa è rozza, aggressiva, verbalmente violenta, più le regole diventano elastiche. Però, sono obbligato a ricordarlo, l’opposizione appena descritta è stata eletta democraticamente ed è molto corposa. Io credo che le regole, con un attacco (a reti unificate) da parte del PdC (che dovrebbe rappresentare tutti gli italiani) puntando il dito contro due leader ufficiali dell'opposizione non presenti in loco, siano state violate. E credo anche che nessun risultato concreto per il Paese provenga da attacchi di questo genere, molto "populist style". A parte forse quello di rafforzare la figura individuale del tribuno agli occhi del popolo assetato di sangue. Non è forse portavoce del premier, alcuni dicono “spin doctor”, quel Rocco Casalino più pagato dello stesso premier, formatosi alla scuola della Casaleggio incorporated? Nel merito più strettamente politico del discorso, Conte ha detto tre cose: il Mes non è strumento che interessi all’Italia, nella congiuntura pandemica. Lo strumento che l’Italia chiede a gran voce sono gli Eurobond. Di imposta patrimoniale o simili, il premier non ha sentito parlare e nemmeno vuole. Sistemato così anche il Pd, Conte ieri ha in sostanza rivitalizzato l’anima grillina del governo in carica, mostrando ad uso interno quei muscoli che serviranno invece soprattutto nel consesso europeo, per vincere la madre di tutte le battaglie, quella dei vagheggiati eurobond. Cosa succederà se la partita, così perentoriamente impostata, sarà persa? Temo proprio che qualcuno comincerà a parlare di fuoriuscita dalla matrigna Europa. E un certo cerchio sarà chiuso, con buona pace della piccola, afasica sinistra democratica che una volta deteneva l’egemonia culturale. Ma chi se li ricorda più, quei tempi?