Balata: «Per salvare il mondo del calcio serve un “Piano Marshall”»
Parla il presidente della Lega di serie B Mauro Balata. «Il nostro campionato valorizza i giocatori italiani. Il Covid però ha aumentato il divario tra club grandi e quelli medio-piccoli»
15 febbraio, 2022 • 15:37
PHOTO Balata
«Il calcio e lo sport più in generale rivestono un ruolo fondamentale nella società. Non si tratta solo di un momento di intrattenimento o di svago, ma svolge un’importantissima funzione educativa e di aggregazione che si è rivelata ormai insostituibile». L’avvocato Franco Mauro Balata, presidente della Lega B di calcio, e componente della Commissione diritto dello sport del Cnf, riflette sullo stato in cui versa tutto il movimento calcistico italiano, attorno al quale ruotano passione, lavoro ( non solo dei calciatori professionisti) e fattori economici. «Per questo – dice al Dubbio - ritengo che il calcio meriti maggiore attenzione da parte del governo e della politica. Occorre creare un osservatorio permanente attento alle esigenze di un settore di straordinaria rilevanza sociale e che ha sempre rappresentato una delle migliori espressioni del brand Italia nel mondo».
Presidente Balata, con la pandemia gli stadi si sono svuotati. Siete preoccupati?
È evidente che i danni prodotti dai mancati incassi delle attività cosiddette “da stadio” hanno inciso in maniera rilevante per la Lega di Serie B, che non può disporre di risorse consistenti. Tutto questo in uno scenario in cui le nostre società risultano già penalizzate da una quota di mutualità decisamente inferiore alle altre nazioni. Occorre, dunque, procedere alle riforme necessarie, creando un nuovo sistema redistributivo delle risorse al fine di favorire le condizioni per realizzare quella innovazione e modernizzazione del sistema calcio che da anni registra una evidente perdita di valore competitivo.
L'emergenza sanitaria cambierà l'organizzazione del calcio professionistico?
Il calcio da due anni a questa parte ha dovuto far fronte ad una vera e propria calamità. Vi è stata la necessità di coordinarsi con le autorità sanitarie e pubbliche per contrastare la diffusione del Covid- 19. La Lega B è stato il primo organismo calcistico a chiedere un intervento del governo teso ad assicurare maggiore uniformità nelle decisioni delle varie autorità sanitarie territoriali onde garantire il regolare svolgimento dei campionati. Quanto questa esperienza drammatica inciderà in futuro negli assetti organizzativi del comparto calcio è ancora presto per affermarlo. Tuttavia il grande lavoro svolto dalle nostre società e dalla Lega ha garantito non solo la tenuta del sistema, ma ci ha anche visto protagonisti in un percorso di affermazione e valorizzazione sotto vari profili, non solo economici. Nel mese di marzo del 2020, all’inizio della pandemia, parlai della necessità di adottare un vero e proprio “Piano Marshall” per il comparto economico calcistico. Oggi questa esigenza ha assunto un’evidenza macroscopica. La pandemia sta incidendo in modo rilevante sull’economia e sicuramente ha reso molto difficile anche per le aziende del nostro settore formulare previsioni numeriche attendibili in un orizzonte di medio termine. In un simile scenario caratterizzato da un’elevata incertezza sono necessari ristori dal governo, come merita un comparto industriale fortemente attivo sul territorio e un campionato funzionale al sistema calcio Italia per la crescita dei giovani.
Le massime istituzioni vi stanno ascoltando?
La recente apertura di un tavolo di confronto su tutte le tematiche sottese alla crisi della Football industry italiana, per iniziativa del sottosegretario allo Sport Valentina Vezzali e del Presidente federale Gabriele Gravina, è un segnale forte e importante della volontà di affrontare tutte le tematiche inevase del dossier calcio. In quella sede porteremo anche noi le nostre idee e le nostre proposte.
Un tema che tiene molto banco è quello della terzietà della giustizia sportiva. Cosa ne pensa.
L’ordinamento giuridico sportivo ha tutti i requisiti per essere definito tale. La stessa Corte Costituzionale parla di plurisoggettività, organizzazione e soprattutto di normazione propria. Gli organi di giustizia sportiva agiscono nel rispetto dei principi di indipendenza, terzietà e autonomia per l’appunto, riconosciuta dalla legge 280/ 2003. Il vincolo di giustizia sportiva è una misura fondamentale e necessaria per preservare alcune imprescindibili esigenze della giustizia sportiva quali la celerità e la specificità della normativa. Il sistema è naturalmente migliorabile aumentando, all’interno della Federazione, l’autonomia degli Organi giustiziali, ricorrendo maggiormente a meccanismi non predeterminati di scelta del giudice e prevedendo un giusto e adeguato compenso economico rapportato all’elevata professionalità richiesta e alle sempre maggiori responsabilità poste in capo agli organi di giustizia.
Spesso si sottolinea la grande influenza, per non dire potere, degli agenti sportivi. Sono i nuovi padroni del calcio?
La figura dell’agente, a mio giudizio, è sicuramente necessaria laddove si consideri che ragazzi poco più che adolescenti entrano nel mondo dello sport professionistico e sono chiamati a stipulare contratti di grande rilievo non solo economico, ma anche per le loro carriere. È impensabile che contratti di quell’entità possano essere sottoscritti senza l’assistenza di un mediatore esperto, che, preme sottolineare, deve essere sempre più qualificato e aggiornato. Il problema, semmai, è quello di regolamentare adeguatamente il ruolo per evitare eccessi o anomalie premiando il merito e la competenza e vietando la “Rappresentanza Multipla”. Inoltre vanno disciplinate le “Commissioni”, cioè i compensi degli agenti. Infine, sarebbe opportuno, al fine di assicurare una maggiore trasparenza, costituire una banca dati in cui far transitare tutte le operazioni poste in essere dagli agenti con le relative commissioni.
Gli ingaggi dei calciatori saranno condizionati da questo momento di emergenza sanitaria ed economica.
Sicuramente l’emergenza sanitaria ha evidenziato problematiche già preesistenti. Il costo del lavoro è una di queste e va affrontato con equilibrio e senza ipocrisia. Vi sono dinamiche differenti tra le grandi società, che competono anche a livello internazionale, e società medio- piccole che hanno esigenze competitive di interesse esclusivamente nazionale. Le seconde svolgono un ruolo fondamentale se si pensa che il nostro calcio vive di tradizioni radicate e di legami con “il campanile”. Occorre individuare soluzioni equilibrate per garantire queste differenti esigenze senza incidere sul valore del calcio nazionale, della sua storia e della sua identità. Mi piace sottolineare ciò che rappresenta oggi, in questo contesto, il nostro campionato in termini di valorizzazione dei talenti made in Italy: il nostro è il campionato degli italiani la cui percentuale è superiore al 70% sul totale dei calciatori ed è il campionato dei giovani, considerato che il 37% è Under 23. Ci riempiono di orgoglio le recentissime convocazioni nella Nazionale maggiore di Marco Carnesecchi, Nicolò Fagioli e Caleb Okoli della Cremonese.