Autostazioni d’Italia, il nuovo modello proposto dall’Anav
L’associazione delle imprese di trasporto passeggeri con autobus ha presentato uno studio del Politecnico di Milano con un paradigma a cui dovrebbero ispirarsi tutti i terminal, per favorire accessibilità ed efficienza. E il sottosegretario alle Infrastrutture Margiotta promette al presidente di Anav Vinella: «Presto un tavolo tecnico al ministero per migliorare la rete»
Creare una cabina di regia presso il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ispirata a criteri di proporzionalità e pari opportunità su temi chiave come le infrastrutture e la regolazione degli accessi alle città. Questa è la proposta lanciata dal presidente di AnavGiuseppe Vinella, nel corso di un convegno che si è tenuto venerdì a Roma dedicato al tema “Autostazioni”. Nel corso dell’evento organizzato da Anav – l’associazione che rappresenta in Confindustria la categoria delle imprese a capitale privato che esercitano i servizi di trasporto passeggeri con autobus – è stato presentato lo “Studio sulla qualità e accessibilità alle autostazioni e ai punti di fermata del sistema delle autolinee nazionali di lunga percorrenza”, a cura del professor Paolo Beria del laboratorio Traspol del Politecnico di Milano. Le autostazioni potrebbero diventare un nuovo punto di riferimento per la mobilità urbana e una grande risorsa per la collettività. Invece, nonostante il grande sviluppo del settore dopo la sua liberalizzazione, i terminal bus continuano ad essere visti solo come un problema marginale. Una generale carenza della cultura sulla mobilità urbana ha, nel tempo, contribuito ad accrescere una sorta di sfavore verso il settore. Il frequente disinteresse verso le esigenze dei viaggiatori che ancora oggi non fruiscono, nelle autostazioni, di strutture adeguate, sicure e facilmente accessibili, denota la scarsa attenzione verso un settore che, in termini economici, nel solo 2016 ha registrato un volume di affari di circa 200 milioni di euro. Una crescita significativa rispetto ai 130 milioni di euro del 2012. E dal 2016 a oggi l’offerta di questi servizi è ulteriormente aumentata e la sua crescita potenziale non si è ancora esaurita.
Lo studio del Traspol: «Strutture ancora troppo carenti»
Lo studio del Traspol ha analizzato le caratteristiche di localizzazione e accessibilità, le dotazioni e i servizi all’utenza su un campione di 31 città distribuite fra i capoluoghi regionali e provinciali più popolosi e altre città. Nonostante gli ampi margini di miglioramento che i risultati dello studio fanno auspicare, è emerso che il sistema autostazioni – privo di una regolamentazione unitaria – è spesso approcciato in maniera minimale, senza servizi, strutture o presidi. Parte del problema è costituito proprio dalla loro localizzazione e dalla scarsa accessibilità. I servizi interregionali, inoltre, sono penalizzati da onerose tariffe di accesso alle aree metropolitane e urbane. Scarsissimi gli investimenti, esclusi casi eccezionali, per un servizio che potrebbe invece generare reddito e migliorare la qualità della vita di utenti e cittadini e che – nel solo 2016 – ha trasportato 10 milioni di passeggeri, equivalenti al 12% della domanda totale legata a questo tipo di viaggi.
Il paradosso degli snodi fuori città e “vietate” ai disabili
Persiste un modello tradizionale che vede fermate collocate vicino alle stazioni ferroviarie principali, a volte anche prive di accesso Tpl e fuori dai centri urbani. Altro nodo in sospeso è quello relativo alle esigenze delle persone con ridotta mobilità: in questo caso l’adeguatezza delle infrastrutture risulta essere mediamente scarsa. Sono pochissime, infatti, le stazioni “designate” in Italia. Lo stesso disinteresse si riflette sulle aziende che spesso operano su fermate mal distribuite e senza interscambi, private troppo spesso di approdi centrali che, in notturno, dovrebbero essere invece garantiti. Anche l’intermodalità è una carenza che penalizza sempre più spesso il viaggiatore. I maggiori operatori nazionali interpellati nello studio chiedono, quindi, autostazioni e punti di fermata gerarchizzati e distribuiti in modo da sviluppare connessioni ed evitare congestioni.
Il project financing per l'autostazione Tiburtina
Il quadro fornito dal laboratorio Traspol è stato completato dalla presentazione di un project financing per la riqualificazione dell’attuale autostazione Tiburtina di Roma e delle zone limitrofe, caso emblematico dello scenario rappresentato venerdì mattina. Il progetto prevede una stazione bus rinnovata, ecologica e funzionale. Nella proposta – promossa dagli stessi comitati cittadini di quartiere – il terminal bus ora sito nel piazzale ovest del quartiere rimane inquadrato nella nuova visione in virtù del suo ruolo strategico e funzionale del sistema della mobilità romana, nazionale ed internazionale, e nel controllo degli spazi pubblici limitrofi.
Margiotta: «Infrstrutture da potenziare»
«Esiste un tema di infrastrutture anche per questo settore – ha detto nel suo intervento Salvatore Margiotta, sottosegretario alle Infrastrutture –,credo sia necessario adoperarsi per evitare di avere un ‘gigante con i piedi di argilla’, per questo faccio mia la proposta di attivazione di un tavolo tecnico presso il ministero, in occasione del quale fare anche il punto sulla variegata disciplina degli accessi nella città». Margiotta è intervenuto anche sul tema dell'ipotesi di trasferimento dell'autostazione di Roma da Tiburtina ad Anagnina: «Una follia costringere gli utenti ad utilizzare un punto di snodo così scomodo e decentrato. I viaggiatori sarebbero costretti a subire un'odissea senza fine. Si tratta di una decisione senza fondamento e faremo tutto il possibile perché ciò non accada». Come ha sottolineato il presidente Vinella nel corso del suo intervento, «le aziende che gestiscono servizi di linea di lunga percorrenza, pur in assenza di contributi pubblici, assolvono una rilevante funzione collettiva, anche di inclusione sociale, e garantiscono un’elevata capillarità territoriale con alta flessibilità, impatto ambientale assai limitato, basse tariffe e alti livelli di sicurezza. Dinamismo e procedure snelle, dai risvolti certi, rappresentano pertanto il passaggio che le Istituzioni oggi sono chiamate a compiere per consentire il salto di qualità indispensabile a un settore che fornisce un servizio pubblico senza pesare sulle casse dello Stato».