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ROSSELLA MARRO PRESIDENTE NAZIONALE UNICOST
Dalla separazione delle carriere al caso Natoli, passando per il dramma carcerario: intervista a Rossella Marro, Presidente di Unicost.
Il ministro Nordio ha detto: “Ho sentito slogan incredibili, che la separazione delle carriere è contraria alla democrazia porta alla dittatura. Per quanto mi riguarda, non avrei affatto paura del referendum e vorrei andarci quanto prima perché mi piacerebbe che i cittadini si esprimessero su questo”. Una vera e proprio sfida alla magistratura. Lei come replica?
I cittadini si sono già espressi sulla separazione delle carriere in occasione di un referendum e l’hanno bocciata. Non è l’attuale assetto dei poteri dello Stato a preoccuparli, anzi hanno in più occasioni dimostrato cautela quando sono state proposte modifiche sostanziali allo stesso attraverso iniziative referendarie.
Se si arrivasse davvero al referendum ci sarebbe un reale confronto tra politica, cittadini, magistratura. Partendo dal presupposto che l’opinione pubblica non è molto preparata sul tema, quali sarebbero gli argomenti più forti e semplici da utilizzare?
Una magistratura autonoma e indipendente è a tutela dei cittadini perché garantisce l’uguaglianza di tutti dinanzi alla legge. Un assetto che indebolisce la magistratura rafforza i rischi di abusi di potere.
A fine agosto ha fatto notizia un presunto complotto tra magistratura, politica e stampa per colpire la sorella della premier, Arianna Meloni. Lei che idea si è fatta?
Proprio nessuna, perché la notizia è apparsa fondata sul nulla.
A proposito di certa stampa, lei ritiene ci sia un pregiudizio anche malevolo nei confronti della magistratura?
Sono sempre refrattaria all’idea dei complotti. Rientra nella logica delle cose essere criticati per la propria attività e, di certo, può accadere che talvolta la critica si spinga fino a divenire un attacco personale e strumentale. Ogni magistrato quando ha scelto questo mestiere lo ha messo in conto.
Caso Natoli: si preannuncia una vera e propria resa dei conti: Lei accusa i colleghi di averla “terrorizzata, forzata e violentata psichicamente», costringendola a non votare per la nomina del procuratore di Catania, di fatto cambiando le sorti di quella decisione”, intanto l’ 11 si vota per la sospensione. Che idea si è fatta di questa vicenda e quanto è importante che la componentetogata sia compatta quel giorno?
I fatti addebitati alla consigliera Natoli, come emergenti dalle notizie a nostra conoscenza, sono gravi. Mi meraviglia quanto sostenuto dalla stessa, essendosi la consigliera astenuta dal partecipare a tutti i plenum successivi allo scandalo e non solo al plenum che ha avuto a oggetto la nomina del procuratore di Catania. Quanto al tema generale, ciò che dovrebbe stare a cuore a tutti è la credibilità e l’autorevolezza del Csm che è organo di rilevanza costituzionale. L’iniziativa del Comitato di presidenza con l’inserimento del tema all’ordine del giorno del prossimo Csm chiama tutti i consiglieri, togati e laici, ad una decisione molto delicata e mi auguro unitaria.
Due giorni fa un detenuto di 18 anni è morto carbonizzato nel carcere di San Vittore, a Milano, per un incendio divampato nella cella nel quale era insieme con un altro detenuto. E siamo a 70 suicidi e il sovraffollamento è in aumento. Ma il governo tace. Non sarebbe il caso di predisporre anche provvedimenti di clemenza?
La situazione carceraria è insostenibile, ma non spetta alla magistratura sostituirsi al potere politico nella individuazione delle soluzioni. Non vi è dubbio che, in attesa del necessario aumento delle strutture carcerarie, conseguente all’aumento della popolazione carceraria degli ultimi venti anni, occorrono soluzioni anche nel breve- medio periodo, per non vanificare la funzione rieducativa che la Costituzione assegna alla sanzione penale. Funzione rieducativa che è innanzitutto nell’interesse della collettività per l’abbattimento del rischio di recidiva connesso. Le alternative possibili sono diverse ma la scelta spetta alla politica. Ciò che però deve essere chiaro è che non è possibile fare una seria politica carceraria senza i necessari investimenti, compresi quelli necessari a potenziare, rendendole effettive e proficue, le sanzioni sostitutive.
Nell’ultimo Consiglio dei ministri è passata la norma Costa che vieta la pubblicazione totale e parziale delle ordinanze di custodia cautelare. Il presidente Anm Santalucia ha detto: “Parlare di bavaglio non credo sia corretto perché la norma non vieta che si dia notizia di un'ordinanza di custodia cautelare e addirittura che se ne riassumano i contenuti”. Tuttavia bisognerà affidarsi a “un giornalista che può sbagliare o essere incompleto”.
Talvolta, il rimedio è peggiore del male. Il rischio è di affidarsi a sintesi non fedeli o, ancora peggio, a mere supposizioni delle ragioni sottese alla misura cautelare. Se è vero che l’opinione pubblica ha il diritto di essere informata, bisogna chiedersi se sia preferibile andare direttamente alla fonte dell’atto giudiziario o ad una sintesi di parte. Bisogna chiedersi cosa sia meglio non solo per la pubblica opinione ma anche per il diretto interessato.
L’ex Governatore della Liguria Toti ha sostenuto di essere stato intercettato per quattro anni. Il presidente dell’Ucpi Petrelli ha commentato: “La circostanza emersa di recente della durata pluriennale delle intercettazioni ambientali e telefoniche disposte nel procedimento a carico di Giovanni Toti non solo appare inammissibilmente sproporzionata rispetto all’oggetto del processo ma mette in luce i rischi connessi alla arbitrarietà priva di sanzioni della scelta da parte del Pm delle incolpazioni di ambito mafioso dalle quali discende l’utilizzo di tale strumento intercettativo”. Qual è il suo parere?
Le intercettazioni sono uno strumento insostituibile, soprattutto per l’accertamento dei reati in materia di criminalità organizzata, sempre più radicati anche nel nord Italia, e pubblica amministrazione. Non conosco gli atti processuali e, quindi, non posso esprimermi in merito, né lo riterrei opportuno. Posso però dire che le intercettazioni, comprese le proroghe, sono autorizzate da un giudice e, considerata la durata delle stesse, dobbiamo ritenere che si siano avvicendati diversi giudici sul fascicolo. A ciò va aggiunto che le operazioni proseguono finché sono indispensabili o assolutamente necessarie in relazione alle singole ipotesi di reato di volta in volta emergenti nel corso delle indagini e, quindi, la durata delle intercettazioni di per sé non è elemento di sospetto.