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«Le 3 iniziative unitarie dei prossimi giorni saranno un momento importante di mobilitazione. Il sindacato non può stare in silenzio, rischiamo di vivere una nuova fase di stagnazione economica nel paese. Occorre una svolta: i lavoratori ed i pensionati italiani meritano più rispetto. I bisogni delle persone non sono cambiati». La leader della Cisl, Annamaria Furlan scandisce bene le parole per descrivere lo stato d’animo di forte preoccupazione del sindacato. Furlan ieri era a Torino, dove i sindacati locali hanno lanciato la loro offensiva alle istituzioni locali sulla situazione economica.
Ma l’incendio è ormai in tutti i settori ed in tutte le aree del paese, dal nord al sud. «Faremo unitariamente tre importanti manifestazioni nazionali il 10, il 12 ed il 17 dicembre a Roma sulle tante crisi aziendali aperte, per sollecitare lo sblocco dei contratti pubblici, la rivalutazione delle pensioni e la legge sulla non autosufficienza, ma anche su tutte le altre questioni nodali della nostra piattaforma unitaria. Noi andiamo avanti con la nostra mobilitazione come deve fare un sindacato autonomo dalla politica», ha aggiunto ieri Furlan.
«Rischiamo di vivere una nuova fase di stagnazione economica nel paese. Abbiamo ormai troppe vertenze aperte in tutti i settori, comprese quelle del terziario. Ci sono migliaia di richieste di esuberi da parte di tante aziende. Un fatto inaccettabile. Seguire le vertenze significa avere anche una strategia industriale per il Paese. Bisogna fare delle scelte precise e non cercare solo il consenso elettorale come è accaduto con le vicende dell'ex Ilva o di Alitalia».
Furlan riconosce la buona volontà dell’esecutivo su alcune questioni. «Noi siamo contenti che partano nei prossimi giorni i tavoli di confronto con il governo, ma questo non basta. L’attenzione sulle vertenze sindacali è fondamentale perché se perdi gli asset economici strategici, si vanifica non solo la ricchezza del paese ma si peggiorano le condizioni delle famiglie. La Cisl non è mai stata contraria ad un intervento pubblico nell’economia. Ma immaginare oggi una nuova Iri è molto complicato con l’attuale scenario internazionale. Occorre una strategia industriale chiara e non mettere solo le toppe su ogni questione».
Nel suo intervento Furlan ha parlato anche dei problemi di Torino. «Questa è una città importante per tutto il paese capace di aprirsi al mondo anche se ultimamente lo ha fatto poco. Mi sembra non ci sia la giusta attenzione al nord ovest - ha aggiunto che con le sue imprese, il suo assetto industriale, la sua capacità di innovazione può davvero incidere in modo positivo sul Pil e sull'economia del Paese. Qui vi sono grandi eccellenze che vanno valorizzate ma anche innovate, attraverso investimenti su innovazione, ricerca e formazione». Sullo sfondo ci sono le grandi vertenze industriali.
«La questione Alitalia vede l'ennesimo rinvio con un esborso da parte dello Stato, e quindi dei cittadini, di ulteriori 400 milioni, con una cordata che doveva assumere l'impegno di realizzare la nuova Alitalia, che di fatto è svanita nel nulla. Tutto è quindi rinviato ancora una volta di sei mesi. Purtroppo non c'e' nulla di nuovo, la cordata e il piano industriale non ci sono, si fa un ulteriore prestito ponte quando invece servirebbe un piano industriale serio, da fare con un partner industriale importante che dia davvero sviluppo e continuita' a una delle più importanti imprese del nostro Paese». Ancora più grave la situazione della ex Ilva, come sottolinea la stessa leader Cisl.
«Ieri ci è stato presentato dall'azienda un nuovo piano industriale che abbiamo ritenuto assolutamente irricevibile. Le relazioni industriali, ancor di più se sono triangolate anche attraverso l'intervento del Governo, sono cose serie. Non è possibile che dopo tutto quello che è successo, dopo il dibattito su scudo penale sì e scudo penale no, sul tavolo ci siano 6300 esuberi. Per noi il piano industriale rimane quello che con l'azienda e il governo, che di quel piano era garante, abbiamo firmato circa un anno fa, con quegli investimenti, con quella ambientalizzazione e, ovviamente, con quella produzione e quel numero di occupati'. Infine gli esuberi richiesti nei giorni scorso da Unicredit .
«La nostra Costituzione assegna rilevanza al sistema del credito in quanto è un sistema che deve agevolare la crescita, quindi le imprese e le famiglie, Unicredit sta facendo esattamente il contrario. Non è possibile - spiega Furlan - che Unicredit dica di distribuire 5- 6 miliardi agli azionisti e, in contemporanea solo in Italia, dichiari 5- 6 mila esuberi a cui se ne aggiungono 3- 4 mila a livello internazionale. È una vicenda emblematica . Scandalosa. Non accetteremo mai che un'azienda che distribuisce tali utili agli azionisti in contemporanea concretizzi quelle risorse licenziando i lavoratori, tra l'altro continuando a tagliare servizi».