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Togliere dal tavolo del governo tutti i temi divisivi e concentrarsi sulle priorità del Paese. È questa per la sottosegretaria grillina ai Beni culturali, Anna Laura Orrico, l’unica ricetta per proseguire serenamente la legislatura.
Ius soli e ius culturae sono l'ultimo spauracchio che agita il governo. Perché il M5S non vuol sentir parlare di diritti di cittadinanza?
Credo che il tema dello ius soli o, nel nostro caso, ius culturae, sia doveroso e vada affrontato senza strumentalizzazioni. Il Pd, invece, su questo argomento, così come per i decreti sicurezza, sta facendo una sorta di battaglia identitaria. Dovremmo, invece, favorire un dibattito pubblico il quanto più partecipato possibile, senza fare campagna elettorale. Consapevoli che, in questo preciso momento, ci sono altre priorità, il Parlamento può lavorarci, nella sua autonomia, se lo ritiene.
Non era una priorità neanche il taglio dei parlamentari...
Ho motivo di ritenere che fra le ragioni che hanno portato il M5S alla vittoria a valanga nelle elezioni del 4 marzo scorso ci fosse proprio la nostra agenda contro gli sprechi della politica.
Appunto, era la vostra agenda, non del Pd. Ma non crede che un ragazzo nato in Italia e con un ciclo di studi completato sia già un cittadino italiano?
Reputo giusto concedere diritti ai figli di stranieri che nascono in Italia, fanno la scuola qui e hanno interiorizzato i nostri valori. A patto di ricordare che cittadinanza significa nuovi diritti, ma anche nuovi doveri.
Cambiare radicalmente i decreti sicurezza firmati da Salvini non faceva parte degli accordi iniziali con Zingaretti?
Anche in questo caso, dobbiamo sottrarre questo argomento alle logiche di posizionamento dei partiti e alla campagna elettorale perenne che, purtroppo, in modo deleterio, caratterizza il comportamento di alcuni leader politici. Ai decreti sicurezza sono state mosse delle obiezioni fondate e autorevoli da parte del Presidente della Repubblica. Ripartiamo da là. Ricordando che è possibile bilanciare meglio il nostro diritto di proteggere i confini e combattere il traffico di esseri umani con il dovere di rispettare i diritti umani. Soprattutto, di farli rispettare in Libia, dato che contribuiamo economicamente alla Guardia Costiera di quel Paese e sono emerse prove incontrovertibili circa il trattamento inumano che lì subiscono le vittime di tratta. Ma alla propaganda di Salvini non si risponde con una propaganda uguale e contraria.
Crede, come dice Di Maio, che il Pd cerchi un pretesto per far cadere il governo?
Non mi risulta che Di Maio lo abbia sostenuto. Penso che Zingaretti abbia voluto accendere le passioni dei militanti del Pd con un appello ideale. Tutto legittimo. Ovviamente, il governo non lo fai con le parole d’ordine dei militanti, ma facendo cose concrete e trovando una quadra con il movimento di maggioranza relativa. Io sono convinta che tutti noi vogliamo andare nella direzione di governare per il bene del Paese e sono ottimista. Dobbiamo valorizzare le cose che ci uniscono, non quelle che ci dividono.
Già, cosa unisce Pd e M5S?
Penso al piano pluriennale sul taglio del costo del lavoro, 5 miliardi di risparmi per 4,5 milioni di lavoratori entro i 35 mila euro l’anno. A “quota 34”, cioè l’obbligo di investimenti pubblici al Sud pari almeno al 34 per cento. Penso ancora all’assegno unico universale per i figli, al Fondo per la qualità dell’abitare e al bonus facciate. Insomma, ci sono tante cose positive. Ripartiamo da lì.
L'esecutivo non ha ancora una soluzione ( che non sia di natura giudiziaria) per salvare l'ex Ilva. Reintrodurrete lo scudo penale per Arcelor Mittal?
Mi sembra di capire che in questo momento molte opzioni siano sul tavolo. Con Mittal e senza Mittal, guardando al mercato o coll’intervento pubblico, superando la normativa contro gli aiuti di Stato. Non posso dire di più, perché non è una questione di mia competenza. Posso solo affermare dei principi: che non è accettabile che il mercato ricatti lo Stato o le comunità, imponendo di scegliere fra la salute e il lavoro, che sono entrambi diritti costituzionali irrinunciabili.
E se il Pd cercasse altri voti in Parlamento per reintrodurre lo scudo?
Tutto il governo è al lavoro per risolvere la questione, bilanciando i vari interessi in gioco. Queste questioni non si risolvono con i “se” o immaginando strategie parlamentari.
Di Maio è sotto attacco del fuoco amico per l'eccessiva concentrazione di poteri. Dovrebbe lasciare la guida del M5S per dedicarsi solo Farnesina?
Non è una questione di leader, ma è una questione di come la leadership viene impostata e gestita. Il Movimento non è più all'opposizione, ora è al governo e ha bisogno di un modello organizzativo che valorizzi la partecipazione di tutte le sue anime. Questo dà valore al Movimento stesso, che si basa sull'intelligenza collettiva e sulla partecipazione dal basso.
Ancora non si è capito se presenterete una lista alle Regionali emiliane e calabresi. Lei, da cosentina, condivide l'idea di ritirarsi dalla Calabria?
Il M5S in Calabria non si tira indietro e presenteremo una lista e un'alternativa valida. Abbiamo un'interlocuzione con il nostro capo politico e stiamo vagliando tanti nomi. Dialoghiamo con le personalità migliori che hanno a cuore la nostra terra e che, con l’esempio, hanno dimostrato in questi anni di volere creare una discontinuità col passato con i fatti e non con le chiacchiere. Stiamo verificando anche la loro disponibilità. Il panorama non ci consente di costruire alleanze. Le uniche che costruiremo saranno quelle con le liste civiche, con le quali abbiamo comunanza di principi e un lavoro pregresso.
Da sottosegretaria ai Beni culturali, che effetto le fa vedere Venezia in ginocchio?
Il nostro Paese è bello e fragile. Dobbiamo prendercene cura. La politica, in primis, ma anche i cittadini, assumendo comportamenti virtuosi. Quanto è successo è la dimostrazione che dobbiamo realizzare subito la transizione energetica e mettere in sicurezza l’ambiente, attraverso il Green New Deal. Continuando anche in direzione del nostro ProteggItalia, per il quale abbiamo già stanziato 11 miliardi. Infine, c’è il tema dei tanti sprechi e progetti inutili in cui una classe politica indecente ha dilapidato i soldi dei cittadini.