Nel millesimo giorno di guerra in Ucraina è stato diffuso l’allarme di un “grande attacco aereo” di Mosca su Kyiv. Notizia poi rivelatasi falsa. Nonostante la grande preoccupazione, l’avvocata Lilya Sekelyk ha continuato a lavorare. «Devo essere sincera – confida Sekelyk al Dubbio -, ho appreso dal vostro giornale che l’Ucraina è in guerra da mille giorni. Ho infatti smesso di contare i giorni di guerra. Credo che un certo simbolismo sia significativo solo per i nostri partner internazionali per sollevare le loro preoccupazioni rispetto a quanto sta avvenendo qui in Ucraina. Personalmente, non mi interessa se i missili volano verso il mio Paese il trecentesimo o il millesimo giorno di guerra. Ho la sensazione che questa guerra venga menzionata dalla comunità internazionale e dai nostri partner solo nei giorni che qualcuno ritiene importanti. Nel frattempo, il mondo continua a vivere e continua a chiamare Putin. Tranne il primo ministro italiano, Giorgia Meloni, che è davvero dura come l’acciaio».

Com’è la situazione a Kyiv dopo mille giorni di guerra?

Kyiv vive la guerra ogni giorno. Non passa giorno senza che risuonino gli allarmi aerei. Ieri, per esempio, ci sono stati ben tre allarmi. Dall'inizio della legge marziale, la capitale ucraina è stata interessata da ben 1.373 allarmi. La capitale fa i conti anche con i blackout, per questo si è trasformata in una città di generatori. All'inizio, il loro rumore spaventa, poi diventa irritante, ma alla fine arrivi a capire che questo suono significa che le attività commerciali sono ancora aperte. Mia figlia di 5 anni dorme in bagno ogni notte, perché è il posto più sicuro del nostro appartamento. Ma nonostante questi orrori, la città continua a vivere ogni singolo giorno. Invito tutti a raggiungere Kyiv dopo la fine della guerra. È una città con una forza immensa. Non c'è da stupirsi che i russi sognino ancora di occuparla, considerandola la culla della loro storia.

Come vanno le cose nel suo lavoro? Riesce a recarsi in studio e negli uffici giudiziari?

Non ho smesso di lavorare per un solo giorno, a parte alcune criticità vissute nei primi giorni di guerra. Il mio studio continua ad offrire servizi sia alle aziende che ai privati. Per la situazione particolare che stiamo vivendo sorgono molte questioni legate alla mobilitazione, all’applicazione della legge marziale e all’adempimento dei contratti internazionali.

I tribunali a Kyiv sono aperti?

Formalmente, l’introduzione della legge marziale non ha influito sui processi. In realtà, da febbraio ad aprile 2022, si può dire che i tribunali non abbiano amministrato la giustizia. Ora, le udienze vengono spesso rinviate a causa di frequenti allarmi che annunciano incursioni aeree dei russi. Faccio fatica a immaginare le condizioni in cui operano i tribunali nelle città che rischiano di essere occupate e che si trovano vicino alle linee del fronte. Secondo la legge ucraina, qualsiasi riduzione o accelerazione dei processi durante la legge marziale è vietata, il che significa che il lavoro dei tribunali non può essere sospeso. I tribunali con giurisdizione nelle aree occupate sono stati trasferiti in luoghi relativamente più sicuri. Molti edifici giudiziari sono stati distrutti o danneggiati. Ci sono anche casi documentati di giudici giustiziati o imprigionati nei territori occupati. Nonostante la situazione, in Ucraina si sta tenendo un concorso per posizioni giudiziarie nelle Corti d’appello.

Quanto è cambiata la sua vita dall’inizio della guerra di aggressione del febbraio 2022?

Devo essere sincera: ho già dimenticato com'era la mia vita prima della guerra. Sono diventata categorica e giudico le persone in base al loro atteggiamento nei confronti della guerra. Ho smesso di comunicare con molti miei conoscenti che si sono trasferiti all’estero, perché per loro la guerra è diventata qualcosa di distante e estraneo. Con l’inizio della guerra ho imparato cosa sono gli antidepressivi, cosa si prova ad avere una paura travolgente per sé e per i propri cari che combattono in prima linea. Inoltre, da mamma sono molto preoccupata per mia figlia, che ora non gioca più come i suoi coetanei e deve dormire in bagno. Non avrei mai immaginato che sarebbe stato possibile adattarsi a vivere senza acqua, elettricità o riscaldamento. Tutto questo avviene nel Ventunesimo secolo, in un Paese europeo. Sono stupita da quante cose possano essere stravolte dalla guerra e quanto possano essere inefficaci le organizzazioni internazionali e le democrazie nell’attuale contesto. La vita per noi ucraini sembra quella di un pesce in un acquario. Tutti ammirano la nostra resilienza, ma nessuno fornisce abbastanza aiuti che potrebbero davvero cambiare il corso di questa guerra.

Il 2025 porterà novità? Sarà l’anno della pace?

Purtroppo no. Indipendentemente dagli aiuti internazionali o dalle decisioni dei leader politici ucraini, il popolo ucraino combatterà fino alla fine. La nostra strada è la completa indipendenza e la rinascita della nostra identità nazionale.

A quali condizioni si può raggiungere la pace?

Prima di tutto con l'adesione dell'Ucraina alla Nato, poi con il ritiro delle truppe russe dai territori occupati, la restituzione di tutti i territori occupati, possibilmente con un periodo di transizione, e le successive riparazioni da parte dell’aggressore russo.