Il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, sul voto in commissione per l’abolizione dell’abuso d’ufficio parla di «vittoria di tutti i sindaci» e striglia il Pd sui temi della giustizia. «O si è garantisti o non si è», incalza, dicendosi poi d’accordo con la maggioranza anche sulla revisione della legge Severino.

Sindaco Ricci, la commissione giustizia ha dato il primo via libera all’abolizione dell’abuso d’ufficio: lei è d’accordo ma il Pd è contrario. Perché?

Dentro il Partito democratico abbiamo avuto una lunga discussione sul tema, ma credo che quello che è accaduto in Senato martedì rappresenta una grande vittoria dei sindaci italiani. Noi sindaci, pur rispettando la posizione dei parlamentari dem che hanno votato contro il provvedimento, non possiamo che considerare quella di oggi come una vittoria, perché sono almeno 10 anni che chiediamo l'abolizione del reato di abuso d'ufficio, e si doveva trovare una soluzione ad un reato che intasa il sistema giudiziario e che finisce al 95% dei casi con un’assoluzione o archiviazione.

La sua posizione, rispetto a quella più “dialogante” di altri amministratori come Antonio Decaro, è piuttosto intransigente: ci spiega perché pensa sia opportuna la cancellazione tout court del reato?

Essere sindaco non deve comportare avere meno diritti. Il sistema giudiziario italiano si basa su tre gradi di giudizio e non si capisce perché uno dovrebbe perdere agibilità prima dei tre gradi. L’abuso d’ ufficio è un reato che un amministratore rischia di compiere esclusivamente votando o firmando un atto. Se solo il 3% dei casi finisce con una condanna significa che come è scritto non funziona. Siamo davanti dunque a una misura che dovrebbe piacere a tutti coloro che credono nella giustizia e nello stato di diritto.

Hanno votato a favore tutto il centrodestra più Azione e IV ma c’è stato un tempo in cui il Pd, soprattutto agli inizi, era un partito saldamente garantista. Pensa che dovrebbe tornare a far parte di questo “fronte garantista” che si oppone al giustizialismo grillino e manettaro?

Credo che occorra prendere atto che siamo di fronte a una norma fumosa, che per lo meno andava rivista profondamente. Essere garantisti significa proprio questo: garantire uguali diritti a tutti e quindi anche i 3 gradi di giudizio. In Italia abbiamo la presunzione di innocenza, non di colpevolezza, perché un amministratore deve pagare più di altri? O si è garantisti o non si è.

Il governo è in procinto di modificare anche la legge Severino, che tanti amministratori ha fatto decadere salvo poi essere assolti in secondo o terzo grado: è d’accordo con la maggioranza anche su questo?

Sì, sono assolutamente favorevole, almeno per i reati minori e per chi non è colto in flagranza di reato. Come dicevo un imputato è colpevole dopo tre gradi di giudizio, ed è giusto che la decadenza avvenga a condanna definitiva e non in primo grado. Non si può fare decadere un sindaco se non si è certi della sua colpevolezza, lo dico anche nell’interesse della comunità di quel Comune.

Le posizione più forti contro l’abolizione dell’abuso d’ufficio sono quelle di Anm e Anac: crede che anche questo faccia parte della ormai trentennale guerra tra politica e magistratura?

La magistratura fa il suo lavoro, con indipendenza, e sull’abuso d’ufficio sia l’Anm sia l’Anac si sono espresse contro l’abolizione totale del reato ma dicendo che potevano essere percorse altre vie. Che è quello che chiedevamo noi sindaci. Credo, ma è la mia opinione, ci sia interesse per cose più importanti come il traffico di influenze ad esempio.

I provvedimenti attuali arrivano pochi giorni dopo quella che in molti hanno definito la “legge bavaglio” e che fa tornare il regolamento sulla pubblicazione delle intercettazioni a prima della legge Orlando del 2017. Cosa pensa della norma approvata dal Parlamento?

La riforma Orlando garantiva sia il diritto dei cittadini di sapere cosa ha commesso un cittadino sia la tutela dell’arrestato, che non può essere arrestato nella segretezza dello Stato perché siamo una repubblica democratica e l'esercizio della giurisdizione deve essere pubblico e trasparente. Sulle intercettazioni la Legge Orlando stabilì anche l'eccezione al principio tra segretezza e pubblicità, quello della segretezza speciale per le intercettazioni che quando cessano di essere segrete non possono comunque essere pubblicate se non rilevanti. Questa norma non ha senso. E direi che c’è anche un punto politico fondamentale: il governo parla di giustizia e di tutele ma ha un sottosegretario alla Giustizia, Delmastro, rinviato a giudizio, che ha divulgato documenti segreti e che dice lo rifarebbe. Come funziona allora, decidono loro caso per caso cosa è segreto e cosa no? Vale solo per i provvedimenti dei giudici?