PHOTO
Abeer Odeh è da qualche settimana il nuovo ambasciatore di Palestina in Italia. Già ministro dell’Economia dal 2015 all’aprile del 2019, studi economici a Chicago, Odeh è giunta a Roma con l’intento di proseguire quanto costruito dai suoi predecessori: sensibilizzare il governo italiano sulla situazione palestinese e migliorare le relazioni commerciali con quella parte di Medio Oriente.
Eccellenza, dopo la designazione ad Ambasciatore della Palestina in Italia, quale sarà la sua linea di condotta?
Vorrei mantenere alta l’attenzione sulla causa palestinese e sui diritti del mio popolo con un confronto con i politici italiani. È importante che questi ultimi siano maggiormente consapevoli della situazione in Palestina e dell’occupazione che dura da più di cinquanta anni. Inoltre, vorrei agevolare il rafforzamento dei rapporti economici tra Italia e Palestina. Così come l’Italia, anche la Palestina si basa su un’economia dinamica di piccole e medie imprese.
Potrà quindi mettere in campo l’esperienza di quando è stata ministro dell’Economia?
Nel corso del mio precedente incarico come ministro dell’Economia, fu creato il Joint Business Forum italo- palestinese che il 1 dicembre scorso, per la sua terza edizione, ha visto la partecipazione di 53 imprenditori italiani giunti in Palestina con l’intento di rafforzare i rapporti tra le due comunità imprenditoriali. Purtroppo, vincoli politici ed economici impediscono l’ulteriore sviluppo del potenziale economico della Palestina. Tali ostacoli limitano una significativa diffusione dei nostri prodotti nei mercati internazionali. Ma con l’aiuto italiano e la collaborazione delle vostre istituzioni le restrizioni potrebbero essere minimizzate con un conseguente aumento delle relazioni commerciali. Mi faccia, però, aggiungere un’altra cosa su questo tema.
Dica pure…
Non vogliamo essere compatiti, ma essere sostenuti nello sviluppo del nostro Paese e nella creazione di opportunità di lavoro per i giovani palestinesi. È importante che non perdano la speranza di poter vivere in pace e prosperità.
Roma ha rapporti molto buoni con lo Stato di Palestina. Avete già iniziato ad interloquire con il ministro degli Esteri Di Maio?
Sì, ho già incontrato il ministro circa tre settimane fa. C’era anche il ministro degli Affari Esteri ed Espatriati dello Stato di Palestina, Riad Malki. Tra i temi in agenda il processo di pace e le relazioni bilaterali. È stata ribadita la posizione comune italiana e delle Nazioni Unite sull’illegalità degli insediamenti israeliani ed è stato confermato il sostegno italiano alla soluzione dei due Stati come unica via per assicurare una pace duratura. Attendo di incontrare nuovamente il ministro Di Maio quanto prima.
Quale ruolo può svolgere il governo Italiano per il processo di pace tra israeliani e palestinesi?
Il ministro degli Esteri dello Stato di Palestina, Riad Malki, a seguito dei suoi incontri con il ministro Di Maio e con il presidente della Camera Fico, ha sottolineato che l’Italia si è ancora una volta pronunciata per la soluzione dei due Stati e contro azioni unilaterali che vogliono cambiare le leggi internazionali. Questa soluzione è l’unica che possa ripristinare la legalità internazionale in Palestina, così come contemplato dalle risoluzioni Onu mai rispettate da Israele.
I media europei sembrano essersi dimenticati di quello che accade in Medio Oriente. Com’è la situazione in Palestina?
La situazione continua ad aggravarsi e sono molte le difficoltà da affrontare. Gaza è sotto assedio da dodici anni, la disoccupazione tra i giovani supera il sessanta per cento. Più dell’ 80% della popolazione è al di sotto della soglia di povertà, l’acqua non è potabile. Israele sta trattenendo parte delle tasse riscosse per conto della Palestina, con il conseguente peggioramento della situazione in Cisgiordania contro i principi del Protocollo di Parigi e venendo meno agli Accordi di Oslo.
Il processo di colonizzazione israeliana nel frattempo prosegue.
Israele continua con la sua politica di insediamenti sostenuta dall’Amministrazione americana, come hanno evidenziato ultimamente le dichiarazioni del Segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, sulla legalità degli insediamenti.
Il Natale è passato da poco. Fa sempre un certo effetto vedere il muro che divide Betlemme. La popolazione palestinese si è abituata a questa presenza?
Il muro divide la Cisgiordania, espropriando il 10% del territorio palestinese e dividendo Betlemme da tutte le altre città palestinesi. Si tratta di uno dei peggiori casi di segregazione e apartheid nel mondo, senza che vi sia alcuna azione efficace da parte della comunità internazionale, che continua a considerare Israele l’unico Stato al di sopra delle leggi.
Lei proviene da Ramallah. Nel 2002 in questa città venne ucciso da un tank israeliano Raffaele Ciriello, fotoreporter con accredito del Corriere della Sera. Il suo ricordo di Ciriello è ancora vivo a Ramallah?
Raffaele Ciriello, che fu ucciso a sangue freddo, è simbolo di grande umanità e della convinta difesa dei diritti del popolo palestinese contro le azioni di Israele. Il suo ricordo vive ancora in Palestina e vi rimarrà per sempre perché eterno.
Il 2020 sarà l’anno di un miglioramento dei rapporti tra palestinesi e israeliani?
È difficile immaginare che possano esserci cambiamenti a breve, considerando l’attuale situazione e l’attuale governo israeliano. Sicuramente un miglioramento dei rapporti non potrà esserci finché l’occupazione israeliana proseguirà con tutto quello che ne deriva, compresa la costruzione di nuovi insediamenti. Tutto ciò allontana la possibilità di qualunque relazione. Tuttavia, auspichiamo che il 2020 sia l’anno della fine dell’occupazione e di tutte le sofferenze inflitte al popolo palestinese e a tutti i popoli del mondo. La Palestina è la culla della pace. Pace in Palestina e pace in tutto il mondo.