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Sandro Gozi, europarlamentare di Renew Europe eletto nelle file di En Marche, prospetta un «nuovo spazio politico liberale e riformista» anche in Italia, perché «ci sono tante questioni sulle quali non credo che gli elettori di Italia Viva, Azione e + Europa la pensino molto diversamente» .
Onorevole Gozi, la nuova segreteria di Enrico Letta nel Pd porterà a un allargamento del centrosinistra con aperture alle forze liberali?
Secondo me in Italia le parole che usiamo dovrebbero riflettere la nuova realtà politica che si è realizzata con il terremoto Draghi, che ha modificato profondamente il sistema politico. Credo che non sia più opportuno parlare di centrodestra e centrosinistra, perché non esistono più. Il primo perché c’è una destra estrema bifronte con Salvini al governo e Meloni all’opposizione; il secondo perché il Pd, che sembrava essere avviato a una scelta strategica di alleanza con il Movimento 5 stelle, con il nuovo segretario dovrà decidere se interpretare una sinistra riformista o confermare quell’alleanza.
Quale spazio esiste oggi al centro?
A oggi le forze che vogliono interpretare un nuovo spazio politico centrale sono alternative sia ai grillini e all’estrema sinistra di Leu sia all’estrema destra di Salvini e Meloni. Noi dobbiamo pensare a costruire uno spazio liberale e riformatore, profondamente europeista ed ecologista attraverso il dialogo e le iniziative comuni tra partiti come Italia Viva, Azione e + Europa.
Molti esperimenti in questo senso sono falliti in passato, perché questa volta il progetto dovrebbe andare a buon fine?
Perché l’Italia è cambiata e con Draghi si esce dal bipopulismo in cui eravamo entrati nel 2018. Ma non dobbiamo tornare al passato reinventando un bipolarismo che non è nella realtà italiana. In prospettiva è auspicabile una forte aggregazione delle forze che esistono allargando la proposta anche a coloro che si astengono o sono insoddisfatti di quello che sono stati la destra e la sinistra negli ultimi anni.
Un contenitore di forze che poi danno una mano al centrodestra o al centrosinistra, a seconda di dove conviene. Non le sembra un’idea passata di moda?
Vedremo cosa faranno i riformisti rimasti nel Pd e i dirigenti liberali di Forza Italia. Ripeto: noi siamo alternativi a M5S, estrema sinistra ed estrema destra. E oggi dobbiamo dialogare e lavorare insieme a tutte le forze centrali che condividono battaglie politiche come la riforma della giustizia.
Si spieghi meglio.
Ci sono tante questioni sulle quali non credo che gli elettori di Italia Viva, Azione e + Europa la pensino molto diversamente. Mi riferisco, ad esempio, ai temi della giustizia come prescrizione e separazione delle carriere, così come la difesa dello stato di diritto. Altri temi su cui dialogare sono la lotta alla burocrazia, il sostegno a un ecologismo non ideologico ma legato all’industria e al territorio, sull’esempio tedesco, la difesa dei diritti fondamentali.
Gli elettori di quei partiti potranno anche essere d’accordo, ma per ora sembra difficile far convergere due leadership forti come Renzi e Calenda. Non crede?
La politica italiana ha cantato per vent’anni “Cos’è la destra, cos’ è la sinistra” di Gaber e ora non si può tornare a Jannacci e al suo “Vengo anch’io, no tu no”. Dobbiamo cambiare musica e guardare a quello che sta accadendo nel Parlamento europeo, dove Renew Europe ha aggregato forze e personalità che venivano dai liberali, dal partito democratico europeo, dai conservatori, dagli ecologisti e dalla società civile. Oggi quella realtà è considerata la più influente del 2020 a Bruxelles ed è stata determinate su alcune scelte come il Recovery plan, il Green deal e la battaglia sullo stato di diritto contro Polonia e Ungheria.
Le recenti elezioni olandesi hanno certificato la vittoria di due partiti liberali, l’uno più orientato al centrodestra, l’altro al centrosinistra. Un caso più unico che raro o l’inizio di un nuovo vento?
Con le dovute differenze tra i Paesi Bassi e il resto degli Stati membri, sono convinto che sia una tendenza in crescita che si è già affermata in Francia con En Marche, in Romania con Plus e appunto nei Paesi Bassi. Le due forze liberali olandesi fanno entrambe parte di Renew Europe e sono un ottimo esempio di quello che è possibile fare sia in Europa che in Italia.
Ha citato Macron e la sua scalata alla politica francese, a scapito dei socialisti. Non penso che Letta sarebbe d’accordo, o sbaglio?
Innanzitutto dobbiamo dire che tra Francia e Italia ci sono molte differenze, a partire dal sistema elettorale. Detto questo, al giornale francese Le Monde Letta ha spiegato di tornare in Italia per impedire che al Pd accada quello che è accaduto ai socialisti francesi, mangiati a sinistra da Melenchon e al centro da Macron. Ma noi non abbiamo l’obiettivo di mangiare nessuno, ma di costruire uno spazio politico nuovo.
Beh, Renzi all’atto di creazione di Italia Viva aveva l’obiettivo di prendere i voti del Pd…
Noi dobbiamo essere autonomi, avere l’ambizione di parlare a tutto il Paese, senza prendere alcuna forza politica come nostro punto di riferimento fisso. Sapendo che quello che faranno gli altri potrà essere un acceleratore del nostro progetto o un elemento di discussione tra noi. Nel caso del Pd, ad esempio, è chiaro che dipenderà dalla conferma o meno dell’alleanza con M5S e Leu.
Qual è il vostro obiettivo?
La nostra missione è ripensare l’azione pubblica. Siamo in una fase di interventi pubblici perché stiamo lottando contro la crisi e dobbiamo ricostruire l’Italia e l’Europa dopo la crisi. Ma anche per gli interventi pubblici serve un nuovo metodo dicendo basta all’ assistenzialismo. Occorre una nuova logica di dialogo tra pubblico e privato e servono investimenti produttivi, progetti d’avvenire sull’ecologia e il digitale. Per farlo, serve un approccio liberale come era quello di Keynes.
Come si concilia tutto questo con la fase politica che l’Italia sta attraversando?
L’Italia ha un’occasione storica perché il 2021 può essere l’anno della ritrovata influenza in Europa. Grazie anche al forte rapporto tra Draghi e Macron e al fatto che la Germania vive una fase di transizione elettorale che potrebbe portare a un exploit dei Verdi. Abbiamo la presidenza del G20 che sarà presieduta da una personalità autorevole come Draghi. Non possiamo perdere questa occasione.