Raji Sourani, fondatore del Palestinian Centre for Human Rights, non ha più una casa e uno studio legale. La sua voce al telefono, a dispetto della grave situazione, è lo stesso ferma per tutta la durata dell’intervista. Non tradisce rabbia e commozione. I suoi ragionamenti sono sempre lucidi, come quando, un anno fa, ci raccontò in diretta un bombardamento dell’aviazione israeliana su Gaza. Le sedi degli avvocati del Palestinian Centre for Human Rights a Gaza City, Jabalia e Khan Yunis non esistono più: sono state ridotte a cumuli di macerie. Continuare a vivere sulla Striscia di Gaza è impossibile. Per questo motivo Raji Sourani ha deciso di trasferirsi in Egitto con la famiglia per continuare ad occuparsi di diritti umani.
Avvocato Sourani, quale futuro potrà esserci per gli abitanti della Striscia di Gaza?
Prima di tutto, va detto che è in corso da un anno a questa parte un genocidio. Il conflitto al quale stiamo assistendo è il più documentato della storia per quanto riguarda le violazioni in atto. Ragiono da avvocato e auspico che coloro che si stanno rendendo responsabili di quanto sta accadendo possano essere incriminati e che le vittime possano ottenere giustizia. Questo è il mio sogno.
Nonostante la gravissima situazione, lei continua a lavorare?
Sì. Spero di concludere la mia vita lavorando per la difesa dei diritti umani. Sono avvocato da 44 anni. Una carriera senza sosta, la mia, caratterizzata dall’impegno, in tribunale, in difesa di prigionieri e vittime di crimini.
Cosa può fare la comunità internazionale per fermare il conflitto?
La comunità internazionale può fare molto. Anzi, direi che ha l’obbligo di agire, considerato il valore delle Convenzioni di Ginevra. I civili devono essere protetti e gli Stati devono garantire tale protezione. L’intera filosofia delle Convenzioni di Ginevra verte su questo principio, affinché si affermino il diritto internazionale, il diritto internazionale umanitario e i diritti umani. Non a caso intellettuali, accademici, scrittori e politici si sono posti una serie di domande, dopo che, nella Seconda guerra mondiale, sono morti milioni di persone. Domande sul perché tante atrocità, sul perché tanta violenza sui civili inermi. Quello è stato il punto di partenza per proteggere sempre di più, nel corso dei conflitti armati, i civili. Oggi i civili palestinesi sono nell’occhio del ciclone a causa dell’aggressione israeliana. Sono migliaia i bambini e le donne uccise. L’85% di Gaza è stato distrutto. Un disastro. Non ci sono più scuole, ospedali, rifugi, panifici. Mancano l’acqua, l’elettricità e il sistema fognario. Non ci sono più aree residenziali. Non ci sono più le strade. Ecco perché la comunità internazionale dovrebbe agire e reagire. E garantire il rispetto delle Convenzioni di Ginevra. Sa cosa mi sconvolge?
Cosa?
Il fatto che si voglia far passare il diritto all’autodifesa di Israele, senza tener conto dei civili che vivono e muoiono sulla Striscia di Gaza. Tutti gli osservatori più attenti sanno che i crimini commessi sulla Striscia di Gaza sono stati documentati e presentati alla Corte penale internazionale. Si vorrebbe offrire una copertura legale per le distruzioni a Gaza. I civili vengono uccisi dalle armi americane ed europee. È una grande vergogna. La comunità internazionale invece di intervenire in favore delle vittime civili, stare dalla parte del diritto internazionale e della dignità delle persone, sta sostenendo la legge della giungla. Qualcuno vuole che perdiamo la speranza nello Stato di diritto e nel sistema giudiziario internazionale. Ma non lo faremo mai. Occorre continuare a credere nello Stato di diritto; in caso contrario l’unica alternativa è la legge della giungla.
La parola pace è diventata ormai vuota, senza alcun valore? Cosa ne pensa?
Le persone sulla Terra apprezzano ancora la pace e sanno molto bene cosa significhi questa parola. Nonostante ciò, si verifica il contrario della pace rappresentato dalla legge della giungla alla quale poco fa facevo riferimento. La legge della giungla è caratterizzata da crimini di guerra e persecuzioni. Dobbiamo ridare valore alla parola pace. La pace è anche il luogo in cui la tua dignità è meritata e rispettata, dove la persona amata si sente al sicuro e puoi proteggerla al meglio, dove vivi una vita normale senza paura. La parola pace dà un senso al domani.
Avrebbe mai immaginato un conflitto così violento che le avrebbe cambiato la vita?
No, ma forse ho peccato di ingenuità. Non tutti hanno compreso davvero cosa significasse il governo di coalizione in Israele. Ho letto l’accordo di coalizione, conoscevo le loro intenzioni, ma non ho mai pensato che sarebbero arrivati a quello che stanno facendo. Dopo la prima settimana in cui hanno iniziato a colpire la Striscia di Gaza, sono caduto in una sorta di stato di shock. La morte, la distruzione a cui ho assistito mi hanno sconvolto. Anche io, con la mia famiglia, ero al centro di questa distruzione. La mia casa è stata colpita da una bomba di oltre 900 chili. Non avrei mai pensato che saremmo arrivati a questo. Noi avvocati, che ci battiamo per i diritti umani, siamo stati considerati come dei terroristi, dei terroristi in giacca e cravatta. La distorsione della realtà è stata tale che siamo stati considerati come coloro che abusano del diritto internazionale, camuffando il terrorismo con l’impegno per la giustizia. Tutte accuse che non avrei mai immaginato.
L’avvocatura italiana, con il Consiglio nazionale forense, ha espresso solidarietà ai colleghi di Gaza e ha chiesto il cessate il fuoco. Il Palestinian Centre for Human Rights potrebbe riprendere a lavorare?
Purtroppo, tutti gli uffici del Palestinian Center for Human Rights sono stati distrutti. Voglio ricordare che circa 280 avvocati sono stati uccisi durante questa guerra. La maggior parte di loro erano giovani colleghi. Apprezzo molto la solidarietà che hanno espresso nei nostri confronti gli avvocati italiani. È stato un incoraggiamento importante. La promessa che vorrei fare ai colleghi italiani e agli avvocati di altri Paesi che ci sono stati vicini è che continueremo a lottare per lo Stato di diritto, per il rispetto del diritto internazionale e delle Convenzioni di Ginevra, volte a proteggere la giustizia, la dignità e la libertà di ogni essere umano.