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Infettati dal virus, poi la prima dose: eppure quei prof sono ancora senza green pass
Sin qui, almeno negli ultimi mesi è stata discesa o nella peggiore delle ipotesi pianura. Il momento della verità, per quanto riguarda la gestione della pandemia, arriva adesso, con la riapertura delle scuole e i problemi sono parecchi e potrebbero iniziare a emergere ancora prima dell'inizio delle lezioni, il 13 settembre. Molti professori soprattutto tra i cosiddetti “guariti monodose”, cioè quelli che avendo avuto il Covid devono fare solo una dose di vaccino, sono rimasti senza Green Pass, quindi non possono entrare a scuola se non con il tampone ogni due giorni.
Nella maggior parte dei casi il problema dipende dalla mancanza di comunicazioni sufficienti tra le Regioni e i medici di base, ma resta che quei professori dovranno affidarsi ai tamponi ogni due giorni a pagamento e che a sorvegliare i Green Pass, per il momento, saranno i dirigenti scolastici. Il sistema automatico infatti non è ancora pronto, dovrebbe arrivare tra una decina di giorni, ma in realtà non è ancora chiaro quale procedimento verrà seguito.
Inutile aggiungere che il malumore è massimo sia tra i docenti che dovranno pagarsi i tamponi per un Green Pass a cui avrebbero diritto sia tra i presidi trasformati in controllori. «Io i tamponi non li faccio e se necessario ricorrerò all'avvocato: è una questione di principio», dichiarava giorni fa una docente alla Stampa mentre iniziano ad arrivare le prime denunce in procura per omesso atto d'ufficio. «Il problema è che i medici di base non sanno cosa devono fare e nessuno glielo dice», afferma un'altra denuncia “guarita monodose” dopo un mese e mezzo di via crucis tra un ufficio e l'altro.
«Alla fine pare che il problema, per i guariti da più di sei mesi, sia che bisogna inserire nella Tessera Sanitaria Digitale non la data del primo tampone, come mi avevano detto tutti, ma del giorno dopo. Nessuno lo aveva detto alla mia medica e così, a un giorno dalla riapertura delle scuole sono ancora senza Green Pass e spero di aver risolto ma non ne sono ancora certa», spiega un'altra docente.
Per quanto riguarda il sovraffollamento delle classi, che trasforma le aule in incubatrici del Covid, all'ultimo istante, pochi giorni fa, il governo ha confermato gli “organici Covid”. Serviranno ad assumere gli insegnanti necessari per le supplenze ove fosse necessario dividere le classi. È un passo nella giusta direzione, pur se arrivato tardivamente, però insufficiente. Prima di tutto perché non sono stati reperiti spazi aggiuntivi e quindi la divisione delle classi imporrà quasi sempre l'obbligo dei doppi turni, poi perché comunque tra docenti e personale Ata le scuole potranno contare su 33mila unità in meno rispetto all'anno scorso. Troppe per essere certi di evitare ingorghi e collassi. I 422 mln, inoltre, basteranno per le supplenze fino al 31 dicembre. Poi bisognerà ricominciare da capo.
In queste condizioni, nonostante il 90 per centoo dei docenti sia vaccinato con punte che nel Lazio arrivano al 99 per cento, le probabilità di casi di positività, con relative quarantena, restano altissime. Tra gli studenti infatti le percentuali di vaccinati sono ben più basse: il 35 per cento circa è completamente vaccinato, poco più del 50 per cento ha ricevuto almeno la prima dose. Tenendo conto della tendenza della dominante variante Delta a diffondersi soprattutto fra i giovani le quarantene potrebbero essere parecchie. Rispetto ai 14 giorni dell'anno scorso sono state portate a 7 giorni per i positivi vaccinati e 10 per i non vaccinati ma per parlare di fine della didattica a distanza, in queste condizioni, è un po' presto.
Il vero buco nero però sono i trasporti, che con le scuole aperte puntualmente si riempiranno. Per il trasporto locale il Green Pass non è necessario. L'unico obbligo è quello delle mascherine e la capienza non dovrebbe superare l' 80 per cento del totale. Sono entrambe condizioni molto difficilmente realizzabili negli orari di entrata e uscita dalle scuole.
A garantirne il rispetto secondo le linee guida del ministro Giovannini dovrebbero essere i controllori che, spariti con l'arrivo del Covid, riappariranno ora col doppio mandato di controllare i biglietti e il rispetto delle regole Covid. Forse. Le Regioni infatti hanno già bocciato l'idea. Ma il vero problema non è neppure il pollice verso delle Regioni: è che i controlli, anche quelli tradizionali, in città come Roma sono notoriamente quasi inesistenti e senza un robusto ma al momento neppure in discussione aumento degli organici a occuparsi dell'affollamento dei bus saranno solo i passeggeri.
La partita che si sta per aprire non è solo quella delle scuole ma è anche per quel tramite, la sfida sul terzo anno di pandemia. Non sarà una partita facile.