PHOTO
Sono migliaia gli italiani che ogni anno volano in Croazia, Romania, Moldavia, Ungheria, per cercare di riavere il “sorriso” perduto convinti di risparmiare sulle cure dentali. Ad attrarre sono le parcelle più basse legate «soprattutto a regimi di tassazione agevolata e ai relativi costi inferiori dei materiali dei manufatti protesici e della manodopera. Dai nostri dati emerge che gli italiani che vanno all'estero per curare i denti sono il 4% di tutti quelli che scelgono cure mediche oltre confine. E il 50% di loro, secondo le informazioni raccolte dai nostri colleghi, non rifarebbe più questa esperienza», spiega all'Adnkronos Salute Sabrina Santaniello, presidente Andi (Associazione nazionale dentisti italiani) Roma e segretario Andi nazionale.
«Il turismo dentale, ovvero la ricerca di dentisti e cure odontoiatriche a basso costo all'estero, soprattutto in alcuni paesi dell'est Europa nonostante tutti i rischi che questo tipo di scelta comporta, è una tendenza sempre più diffusa e in aumento», precisa Santaniello. Non solo, «alla base vi è anche una grande opera di promozione da parte di programmi televisivi che, per aumentare lo share degli ascolti, diffondono racconti e testimonianze relative a cure dentali all'estero a basso costo. Si tratta di testimonianze spesso non attendibili, se non nell'immediato».
«Le regioni italiane con il maggiore flusso di pazienti che si dirige all'estero - riferisce la presidente di Andi Lazio – sono sicuramente quelle del Nord, oltre ai Paesi confinanti. Per fortuna, l’approvazione della legge sull’informativa in sanità (che prevede regole più stringenti contro la pubblicità sanitaria, ndr), ha permesso in questi ultimi tempi, di iniziare a regolamentare la giungla, ad oggi ancora esistente in tema di informazione sanitaria e odontoiatrica, vietando i messaggi suggestivi, non veritieri e la pubblicità a scopi promozionali o di natura commerciale». Spesso, ricorda Santaniello, «i dentisti italiani si ritrovano sulla propria poltrona pazienti che hanno già speso molto denaro all'estero e non hanno risolto il proprio problema».