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Archiviato il sabato romano di Piazza san Giovanni, pieno di sole, sardine e sorrisi, arriva l’inevitabile fase delle analisi. Il movimento delle sardine, che ha scelto di avere per frontman un ragazzo trentenne con caratteristiche perfette per il ruolo, è indubbiamente la novità italiana del momento. Ma di quale scenario? Siamo nel campo mediatico o in quello politico? In un mondo ormai pericolosamente incline a confondere politica e comunicazione, il dibattito politico e quello, parallelo, che si svolge sui social network e su giornali e talk show televisivi attenti sempre più alle fibrillazioni del consenso e sempre meno ai temi concreti del confronto democratico tra maggioranza e opposizione, rischiano di sovrapporsi in modo dannoso.
I temi urgenti sono, ed è opportuno che restino, lo sviluppo economico del paese e la sua politica estera, nel magma globale seguito a eventi storici ormai lontani ma non metabolizzati appieno, come la caduta del muro di Berlino, l’intrecciarsi di nuove alleanze ( o conflittualità) tra vecchie ed emergenti potenze mondiali, i contrasti etnico- religiosi e l’esplosione di flussi migratori ad arduo tasso di sostenibilità.
Ecco perché la novità italiana, connotata decisamente a sinistra e orientata, mi sembra, soprattutto a richiamare le forze politiche ad una maggiore trasparenza d’intenti e a un abbassamento generale dei toni nel confronto democratico, appare molto più incline ad agire sullo scenario della comunicazione politica che su quello della politica stessa.
Ed ecco perché, personalmente, ritengo la trasformazione del movimento sardine in partito politico, inevitabile sogno che comincia a far capolino nelle dichiarazioni del suo gruppo dirigente, un azzardo del tutto inopportuno, destinato a nuocere alla credibilità della sinistra tutta, avviata in tal modo a inseguire suggestioni a valenza tipicamente mediatica. Senza contare che, a differenza di quelli che lo hanno preceduto, il movimento delle sardine si connota come baluardo preventivo contro le forze parlamentari di opposizione. Un fatto senza precedenti su cui riflettere.
Ciò detto, resta il problema più spinoso. La democrazia, tutte le democrazie, danno evidenti segni di collasso in relazione a due precisi elementi: la babele mediatica, ormai da anni in atto grazie soprattutto alla repentina diffusione di internet, sostituitasi in breve tempo all’informazione che potremmo oggi chiamare tradizionale; l’indotta diminuzione della capacità, da parte dei fruitori, di esercitare una funzione critica o almeno selettiva sulla massa indistinta di notizie che viene ogni giorno riversata sul mercato mediatico.
C’è poi un altro elemento, da sempre presente nella Storia, ed è l’abilità dei peggiori leader politici, citerei per tutti il ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels, nel mettere a frutto notizie, mezze verità o autentiche fake news per ricavarne vantaggi e consenso. Ma se Goebbels aveva bisogno di organizzare adunate oceaniche o costosissime manifestazioni di massa per impressionare il suo popolo, i leader di oggi hanno a disposizione armi a bassissimo costo. E’ ormai accertato, ad esempio, che le elezioni politiche in paesi di primaria importanza quali la Francia o la Germania, siano state pesantemente condizionate dall’utilizzo di strumenti ancora scarsamente conosciuti dal corpo elettorale. Le cosiddette botnet, diffusori robotizzati in grado di spedire milioni di post o tweet sapientemente confezionati allo scopo di influenzare scelte cruciali, ad esempio. Gli anticorpi a questo scenario del tutto nuovo sono ancora ben lontani dall’essere pronti, ed è lecito chiedersi se esista davvero la volontà di agire in tal senso o se i leader non si preoccupino maggiormente di vincere tout court la battaglia del controllo mediatico, senza troppe distinzioni di colore politico.
Ben venga dunque lo stimolo, da parte di un movimento di idee spontaneo, a mettere a fuoco queste problematiche cruciali. A patto che vada di pari passo con la definizione del proprio ruolo “consultivo” di coscienza civile per il mondo politico nella sua interezza.