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L’avvocato in Costituzione «è un segnale molto importante, non solo dal punto di vista giuridico, ma anche politico», perché rappresenta il riconoscimento di un ruolo che non è solo a difesa del singolo cliente, ma a tutela dei diritti di tutti i cittadini. Ad affermarlo è l’avvocato Guido Alpa, giurista, professore Ordinario di diritto civile presso la Facoltà di Giurisprudenza della Sapienza e presidente emerito del Cnf. Una responsabilità «sociale» che può contribuire anche ad arginare le derive giustizialiste e il mancato riconoscimento delle garanzie.
Professore, l’importanza di avere in Costituzione la figura dell’avvocato è stata riconosciuta non solo dal ministro della Giustizia, ma anche dalla presidente del Senato. Quanto è importante? Da un lato rappresenta il riconoscimento del ruolo dell’avvocato non soltanto a difesa dei diritti e degli interessi del cliente, ma anche dei diritti di tutti i cittadini e quindi un ruolo di carattere professionale e sociale. Dall’altro, certifica il fatto che, per poter svolgere questo ruolo con competenza, l’avvocato deve essere anche libero, indipendente e autonomo. Questo è un segnale molto importante di carattere politico, oltre che giuridico, che si può ottenere attraverso l’inclusione di una disposizione specifica che riguardi il ruolo dell’avvocato, nell’ambito dell’amministrazione della giustizia e nella tutela dei diritti e degli interessi.
Perché le norme attualmente vigenti non bastano? Si può ricavare da quelle norme, ma esplicitarlo, così come è stato proposto dal testo che sarà in discussione al Senato, evidenzia in modo più concreto, più preciso e soprattutto senza dubbi interpretativi tale ruolo. Come ha evidenziato il presidente del Cnf Andrea Mascherin, ciò offre ai cittadini l’esercizio di una professione controllata anche dal punto di vista deontologico, unendo la competenza di carattere tecnico- giuridico all’osservanza dei principi di etica. Se non vi fosse un controllo etico, quella possibilità, per i cittadini, di affidarsi e fidarsi dell’avvocato potrebbe anche essere messa in dubbio. Ma ciò consentirà all’avvocato anche di prendere le distanze dalle situazioni concrete in cui versa il cliente, laddove deve consigliargli di seguire la linea della legittimità. Quindi non è detto che debba sempre osservare le richieste del cliente, bensì deve metterlo nella condizione di poter scegliere tra più strade e, soprattutto, consigliargli quella che è più aderente alla legge e, quindi, più confacente alla realizzazione del risultato.
Come cambierà concretamente il lavoro dell’avvocato con tale riconoscimento? Il cliente saprà che l’avvocato si comporterà in un certo modo, perché lo stabiliscono la Costituzione, la legge professionale e il codice deontologico. E in questo senso, ovviamente, può avere maggiore fiducia. Ma nello stesso tempo, come ha ancora sottolineato Mascherin, l’avvocato vedrà riconosciuta la sua dignità e la necessità di una retribuzione adeguata, corretta e, soprattutto, dignitosa, evitando, così, che subisca le imposizioni di un cliente che contrattualmente più forte e che quindi degradi la sua posizione, limitando la sua indipendenza e la sua autonomia.
Tra i temi dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2019 ci sono anche il processo mediatico, il linguaggio d’odio, le fake news. Come influiscono sulla giustizia? Molte volte pongono gli avvocati in una difficile posizione. Coloro che vengono esposti al rischio di un procedimento penale vengono già processati e giudicati, sia dai giornali sia dai programmi televisivi istituiti appositamente. Questo è contrario alla Costituzione, che parla del principio di non colpevolezza. Ciò implica che si deve comunque considerare una persona innocente finché non è dichiarata la sua colpa e il procedimento penale deve iniziare solo se c’è un dubbio sulla colpa di quella persona. Il percorso giusto non è accertare i fatti dai quali si possa derivare poi, eventualmente, una colpa.
E l’inserimento dell’avvocato in Costituzione come può arginare questa deriva? Le formule da introdurre all’articolo 111 della Costituzione stabiliscono che l’avvocato, attraverso la sua competenza professionale, l’autonomia, l’indipendenza e la libertà può assumere provvedimenti di carattere preclusivo di quegli atteggiamenti che possono essere inutilmente aggressivi nei confronti del cliente o premonitori di un giudizio che in realtà potrebbe anche poi essere positivo per il cliente. L’importante è non danneggiare chi si ritiene abbia commesso un reato che non è stato ancora provato, la persona che non si è ancora potuta difendere e che parte con un alone negativo creato dai mass media.
Come si vivrebbe senza garantismo? Il contrario del garantismo è la mancanza di garanzie, vivere in uno Stato che non è uno Stato di diritto, ma di polizia.
C’è una rinnovata collaborazione tra magistratura e avvocatura. Come può migliorare il sistema giustizia? Sono state citate le bellissime parole di Piero Calamandrei, in base alle quali l’amministrazione della giustizia ha due pilastri: magistratura e avvocatura, che devono cooperare per poter arrivare alla certezza e alla verità. Lo spirito che dovrebbe informare tutta l’attività dei magistrati e degli avvocati in tutte le sedi è proprio questo: cercare insieme come risolvere i conflitti, quando si parla di civile, e come accertare la verità, quando si parla del diritto penale. La sanzione deve essere rieducativa, una volta che è stata irrogata in modo legittimo, ed è importante che la Corte costituzionale sia voluta entrare nelle carceri, per far vedere a coloro che espiano le loro colpe che la società non li ha abbandonati.