Il presidente ucraino apre alle richieste russe: «Possibile compromesso su Donbass, Crimea, Nato». Linea dura dell’America

Nuove sanzioni contro la Russia e prime aperture da parte del presidente ucraino Zelensky che si dice pronto a negoziare le condizioni di Vladimir Putin per far cessare l’offensiva di Mosca.

Questa volta le sanzioni toccherebbero il vitale comparto delle fonti energetiche. E' stato il presidente Usa Biden a parlare di un embargo rispetto alle importazioni del petrolio e del gas russo. Un'eventualità che potrebbe portare a uno squilibrio economico planetario. In risposta infatti Mosca ha minacciato il blocco delle forniture di gas per l'Europa. Una mossa che provocherebbe conseguenze fortissime per l'offerta globale e aumenterebbe il prezzo del petrolio stesso fino a 300 dollari al barile.

L'embargo sugli idrocarburi russi però potrebbe non essere applicato dai paesi europei che solo fra diversi anni raggiungeranno un'indipendenza energetica. Attualmente l'UE ottiene circa il 40% del suo gas e il 30% del petrolio dalla Russia e non avrebbe facili sostituti se le forniture venissero interrotte.

La mattina di ieri, tredicesimo giorno dell'offensiva dell'esercito di Mosca, si è aperta con una serie di notizie drammatiche e alcuni flebili segnali di speranza. Ha iniziato il presidente ucraino lanciando un monito e paventando la possibilità che il conflitto sarebbe sul punto di allargarsi e diventare mondiale. Probabilmente si è trattato di una risposta o una forma di pressione di fronte al reiterato rifiuto da parte della Nato di istituire una fly zone sui cieli ucraini. BIDEN: «APPLICHEREMO SANZIONI ANCHE SUL PETROLIO»

Nuove sanzioni contro la Russia e prime aperture da parte del presidente ucraino Zelensky che si dice pronto a negoziare le condizioni di Vladimir Putin per far cessare l’offensiva di Mosca.

Questa volta le sanzioni toccherebbero il vitale comparto delle fonti energetiche. E' stato il presidente Usa Biden a parlare di un embargo rispetto alle importazioni del petrolio e del gas russo. Un'eventualità che potrebbe portare a uno squilibrio economico planetario. In risposta infatti Mosca ha minacciato il blocco delle forniture di gas per l'Europa. Una mossa che provocherebbe conseguenze fortissime per l'offerta globale e aumenterebbe il prezzo del petrolio stesso fino a 300 dollari al barile. L'embargo sugli idrocarburi russi però potrebbe non essere applicato dai paesi europei che solo fra diversi anni raggiungeranno un'indipendenza energetica. Attualmente l'UE ottiene circa il 40% del suo gas e il 30% del petrolio dalla Russia e non avrebbe facili sostituti se le forniture venissero interrotte.

La mattina di ieri, tredicesimo giorno dell'offensiva dell'esercito di Mosca, si è aperta con una serie di notizie drammatiche e alcuni flebili segnali di speranza. Ha iniziato il presidente ucraino lanciando un monito e paventando la possibilità che il conflitto sarebbe sul punto di allargarsi e diventare mondiale. Probabilmente si è trattato di una risposta o una forma di pressione di fronte al reiterato rifiuto da parte della Nato di istituire una fly zone sui cieli ucraini e anche un segnale che probabilmente le forze russe continuano seppur lentamente la loro campagna di conquista delle principali città.

Una supposizione che potrebbe assumere più valore se rapportata ad una successiva dichiarazione di Zelensky che si è poi detto disposto a trovare un compromesso in relazione alle richieste di Putin ( nessun ingresso dell'Ucraina nella Nato, smilitarizzazione, annessione de facto del Donbass e riconoscimento della Crimea come territorio russo). Il presidente ucraino ha detto infatti che si può ' discutere e trovare un compromesso su come questi territori continueranno a vivere' aggiungendo di essere ' pronto a un dialogo, non alla capitolazione'. Inoltre da quelle poche notizie che filtrano un consulente di Zelensky avrebbe elaborato anche alcune condizioni di sicurezza per discutere del rifiuto di ingresso nella Nato dell’Ucraina.

Tutto ciò mentre dalle 9 della mattina ha preso il via l'operazione di evacuazione da alcune città delle persone rimaste intrappolate nei combattimenti. Si tratta dell'unico risultato, per altro fragile, dell'incontro avvenuto tra le delegazioni dei due paesi in guerra in Bielorussia. I cosiddetti corridoi umanitari riguarderebbero gli abitanti di Kiev, Kharkiv, Mariupol e Sumy. ma da quanto si apprende solo la via che parte dall'ultima città nella lista sta funzionando veramente. I cittadini di Sumy sono stati caricati su autobus che li hanno portati a 175 km a sud nella località di Poltava in territorio ucraino. Un passo in avanti rispetto alla pretesa, respinta ieri, di lasciare una via di fuga solo verso est o in Bielorussia.

Un altro epicentro dello sfollamento è Irpin, un sobborgo della capitale, dove però nel pomeriggio l'evacuazione ha subito un parziale rallentamento a causa dei colpi di artiglieria. Una situazione che si è verificata anche a Mariupol. L'esodo è comunque inarrestabile ed è prevedibile che si intensificherà con la continuazione della guerra. L'Onu ha già fornito il drammatico bilancio di due milioni di profughi. L'Unicef ha invece parlato di : ' un milione di bimbi in fuga', Quello che temono le organizzazioni umanitarie internazionali è che la seconda ondata di sfollati sarà difficilmente gestibile senza un cessate il fuoco generalizzato. Secondo l'UNHCR infatti ' se la guerra continua, inizieremo a vedere persone senza risorse e senza connessioni. Sarà una situazione più complessa da gestire per i paesi europei in futuro e ci vorrà ancora più solidarietà da parte di tutti in Europa e oltre'.

A questo proposito va registrata una telefonata tra il ministro degli Esteri russo Lavrov e il Segretario di Stato vaticano Mons. Parolin. La diplomazia della Chiesa sta infatti lavorando da giorni per una sospensione dei combattimenti. Parolin lo ha dichiarato ribadendo l'appello perché ' cessino gli attacchi armati, perché si assicurino dei corridoi umanitari per i civili e per i soccorritori, perché alla violenza delle armi si sostituisca il negoziato'.