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Un emendamento di Pd e governo propone di inserire nel decreto fiscale le norme sull'equo compenso per gli avvocati
Nel momento in cui il caso Palamara riporta al centro della discussione il tema delle intercettazioni, un avvocato e il suo assistito vengono intercettati dalla polizia giudiziaria e le loro dichiarazioni trascritte. «Un atto gravissimo di lesione del diritto della difesa» racconta al Dubbio l’avvocato del foro di Roma e docente di diritto penale presso l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, Francesco Mazza, che ci spiega come si sono svolti i fatti. Qualche giorno fa gli è giunta la notifica di chiusura delle indagini preliminari a carico di tre suoi assistiti nell’ambito della vasta operazione anti usura condotta dai carabinieri di Roma Eur e denominata “Under Pressure” che coinvolge circa 15 persone.
Nella corposa informativa finale depositata presso la Procura della Repubblica di Roma messa a disposizione del legale, l’avvocato Mazza si accorge che per ben due volte la polizia giudiziaria ha riportato dettagli di conversazioni tra lui e il suo assistito M. F., indagato per usura, e il cui telefono era sotto controllo dell’autorità giudiziaria. Nel primo caso, come possiamo leggere dalle carte dell’informativa, è trascritta l’intera conversazione, nel secondo caso ne viene fatto un sunto. «La violazione del diritto di difesa è palese – ci dice l’avvocato Mazza - la polizia giudiziaria ha trascritto la conversazione tra me e il mio cliente, facendo emergere anche la mia strategia difensiva in ordine al procedimento. Ciò costituisce una violazione tanto dell’articolo 103 c. p. p. quanto di una norma che regola il processo penale sancita a livello costituzionale dall’articolo 111 che prescrive le regole del giusto processo all’interno del quale l’esercizio di difesa non deve essere mai e in nessun modo pregiudicato». Infatti il codice di procedura penale è molto chiaro su questo. Il comma 5 dell’articolo 103 c. p. p. prevede proprio che: «Non è consentita l'intercettazione relativa a conversazioni o comunicazioni dei difensori». Inoltre le modifiche apportate al comma 7 nel 2018 chiariscono che «quando le comunicazioni e conversazioni sono comunque intercettate, il loro contenuto non può essere trascritto, neanche sommariamente, e nel verbale delle operazioni sono indicate soltanto la data, l'ora e il dispositivo su cui la registrazione è intervenuta».
Resta ben poco da fare per porre rimedio a quanto accaduto: «Il danno è ormai fatto – conclude l’avvocato Mazza – quello che potrò fare è chiedere al pm di espungere quelle conversazioni dal fascicolo ma ormai sono di dominio pubblico, tutti gli altri legali dei coimputati le hanno lette, così come il sostituto procuratore Clara De Cecilia».
La Camera penale di Roma si è immediatamente attivata con il vice presidente Vincenzo Comi che al Dubbio commenta: «L’episodio è grave e la protesta sarà vibrata e calibrata a sollecitare l’accertamento delle responsabilità e a denunciare i responsabili. Noi penalisti difendiamo le garanzie del difensore nell’interesse del cittadino. La cultura dei diritti del difensore deve essere rispettata da tutti i soggetti del processo e prima di tutti da magistrati e forze dell’ordine». Solidarietà all’avvocato Mazza è giunta anche dall’Ordine degli Avvocati di Roma, tramite la Consigliera Irma Conti, Coordinatrice Commissione di Penale: «Saremo fermi nell’accertamento e nella repressione di questo increscioso episodio che viola seriamente il diritto di difesa. La Costituzione tutela questo diritto di cui gli avvocati sono la massima espressione».