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BENIAMINO ZUNCHEDDU - VITTIMA DI ERRORE GIUDIZIARIO
Garantire una provvisionale economica a chi alla fine di un processo è stato assolto: questo l’obiettivo della proposta di legge di iniziativa popolare su cui il Partito radicale sta raccogliendo le firme per farla incardinare in Parlamento. Porta il nome di “Beniamino Zuncheddu e altri”. Il pastore sardo è stato vittima di uno dei più grandi errori giudiziari della storia italiana.
A gennaio dello scorso anno la Corte di Appello di Roma riconobbe la sua innocenza dopo trentatré anni di ingiusta detenzione, oltre dodicimila giorni di carcere senza aver commesso alcun crimine. Zuncheddu era accusato di strage per la morte di tre pastori tra le montagne del Sinnai, l'8 gennaio del 1991. Per quel delitto era stato condannato all’ergastolo. Entra in carcere quando ancora non ha compiuto 27 anni e ne esce a quasi 60. Durante la detenzione, è stato recluso nella casa circondariale di Badu 'e Carros, a Nuoro, nel vecchio istituto penitenziario di Cagliari e nel nuovo, quello di Uta. Di cella in cella, anno dopo anno, pur essendo innocente.
Aveva raccontato: “Ogni giorno uguale, per decine di anni. Le due ore d’aria al giorno, la televisione sempre accesa, le interminabili partite a carte. Eravamo in undici in cella, tre per ognuno dei tre letti a castello, due per terra. Un solo bagno, la finestra non c’era, esisteva solo la ’bocca di lupo'. È stata molto dura. Ho visto ragazzi che si tagliavano le vene. Io mi sono sempre comportato bene. Infatti dopo undici anni e mezzo mi hanno dato la possibilità di uscire in permesso premio per tre giorni. Però dovete pensare cosa significa fare quella vita sapendo di essere innocente. È da impazzire, ma io non sono impazzito. Io mi considero un sopravvissuto”.
Viene scarcerato a fine 2023 dai giudici della Capitale, che hanno accolto la richiesta di sospensione della pena avanzata dal suo avvocato Mauro Trogu. Tutto ruotava attorno al super teste Luigi Pinna, che quel giorno sopravvisse all’agguato. La sua versione, però, non ha retto alla prova del tempo. Nel corso della requisitoria il sostituto procuratore generale, che ne aveva chiesto l’assoluzione, aveva infatti ricordato che si è andati avanti per «30 anni con le menzogne».
Il 12 dicembre 2023 l’atto decisivo del procedimento: il confronto, in aula, tra Pinna, e il poliziotto Mario Uda. Pinna, inizialmente interrogato, aveva sostenuto di non aver riconosciuto l’aggressore, ma, qualche settimana dopo, ha cambiato versione e ha accusato Zuncheddu che è stato prima arrestato e poi condannato. Quella testimonianza, determinante per la condanna del pastore sardo, sarebbe stata frutto delle pressioni di Uda.
Per tutto questo calvario Zuncheddu ancora non ha avuto il risarcimento da parte dello Stato. Ci potrebbero volere anche otto anni per ottenerlo. Intanto presta il volto alla campagna del Partito radicale che in una email spiega: “Ci sono persone che si sono viste distruggere l'esistenza: la giustizia, in qualche modo, ha sottratto loro anni di vita e non solo perché sono state in carcere, ma a volte anche per poter sopravvivere dopo l'errore giudiziario o l'ingiusta detenzione. La proposta prevede un assegno che parta dal momento dell'assoluzione fino alla sentenza di risarcimento del danno. Perché è proprio in quel periodo che può durare sei, sette, otto, dieci anni che le persone non sanno cosa fare: alcune si rivolgono alla Caritas, altre sono costrette ad andare a rubare, altre ancora se non ci fossero le famiglie si troverebbero costrette a dormire sotto i ponti. Sono circa 1000 ogni anno le ingiuste detenzioni con costi esorbitanti a carico dello Stato”.
Nel dettaglio la pdl andrebbe a modificare il codice di procedura penale come segue: “Dopo l’articolo 411 del codice di procedura penale è inserito il seguente: ‘411-bis. Provvedimenti in caso di ingiusta detenzione. Nei casi di cui al comma 3 dell’articolo 314, se la persona sottoposta alle indagini ha preannunciato la presentazione della domanda di riparazione per l’ingiusta detenzione ai sensi dell’articolo 315, con il provvedimento che dispone l’archiviazione è ordinata la costituzione provvisoria ed immediatamente esecutiva di una rendita mensile a suo favore pari al doppio dell’assegno sociale a valere sui fondi della Cassa delle ammende. La durata della rendita non può essere inferiore al doppio della durata della custodia cautelare sofferta. Nel computo della durata si tiene conto dei criteri di cui al comma 4 dell’articolo 314. Il diritto alla rendita si estingue se la domanda di riparazione non è presentata entro il termine di cui all’art. 315, ma le somme versate non possono essere ripetute’”.
Il Partito radicale dovrà raccogliere 50 mila firme entro luglio ma non si esclude che anche uno o più partiti possano farsi promotori della presentazione della pdl. Ci dice la tesoriera del Partito radicale e garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Sardegna, Irene Testa: “Beniamino Zuncheddu è stato scarcerato dopo 33 anni con una busta di vestiti e nessun sostegno. Da quel giorno lo Stato è stato completamente assente. Così è accaduto per migliaia di altre persone, alcune note altre ignote. Molti, dopo essere stati assolti, si ritrovano senza casa e senza lavoro. Alcuni finiscono alla Caritas, altri sono costretti a rubare per sopravvivere. Questa proposta di legge colma un vuoto normativo inaccettabile. È una proposta di civiltà”.