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«Perché i Tribunali dei minori non vanno nei campi rom per tutelare quelle migliaia di bambini ai quali non è permesso frequentare la scuola regolarmente, preferendo purtroppo in moltissimi casi introdurli alla delinquenza?» La domanda del ministro dell’Interno Matteo Salvini arriva al termine della conferenza stampa congiunta con il ministro per la Disabilità e la famiglia Alessandra Locatelli, con la quale ha firmato un protocollo d’intesa per azioni congiunte sulla tutela dei minori, intesi come soggetti di diritto.
Azioni finalizzate anche e soprattutto alla revisione del sistema degli affidi, per ridurli al minimo possibile. Anche se i rom, come già evidenziato durante la sua visita a Bibbiano, da dove è partita l’indagine che ha dato il via alle task force dei due ministeri e di quello della Giustizia, per il capo del Viminale sono un caso a parte.
Sistema degli affidi in crisi Il patto tra i due ministeri parte dalle segnalazioni già arrivate al Dipartimento per le politiche della famiglia da parte di privati e dal terzo settore su presunte criticità del sistema degli affidi, oltre che dal caso Bibbiano, attorno al quale il Parlamento ha deciso di istituire una Commissione d’inchiesta.
«Il mio impegno è quello di tutelare per prime le famiglie, i minori, i più fragili - ha affermato Locatelli - Nel tentativo di fare questo ho fatto delle audizioni e ascoltato persone che hanno voce in capitolo sui temi che riguardano la tutela dei minori».
L'avvocato del minore Dall’ordine degli assistenti sociali a quello degli psicologi, dalla polizia ai carabinieri, passando per Cnf, tavolo affidi e Garante per l’Infanzia, gli incontri hanno portato sulla scrivania del ministro diverse proposte, che verranno riversate in un documento da consegnare al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede con un’ipotesi di riforma del sistema.
E lo spunto centrale, ha spiegato Locatelli, è quello che riguarda la figura dell’avvocato del minore, suggerita dal presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin, e accolta anche da Salvini.
«L’avvocato del minore è stato il fulcro dell’incontro con il Cnf e con altre realtà che ci hanno ricordato quanto un bambino non sia solo oggetto di tutela ma anche oggetto di diritti, che possono essere tutelati da una terza persona - ha spiegato Locatelli - che potrebbe essere una figura come quella dell'avvocato del minore, che si affianca a quella, che già esiste, del curatore e che possa veramente fare le parti del bambino e non le parti di chi litiga. È qualcosa che va approfondito, integrato e discusso, ma è un ottimo spunto di riflessione per tutti, per mettere al centro il bambino».
Il protocollo è un punto di partenza per altri progetti mirati per la formazione, ma anche per un tavolo operativo che si occuperà di esaminare caso per caso. E il numero degli affidi in Italia, ha affermato Salvini, «è impressionante» : partendo da una distinzione tra le vere case famiglia e quegli istituti «che invece fanno business e tengono sotto sequestro migliaia di minori e grazie a loro fatturano milioni di euro», i minori ospiti in comunità sono «50mila».
I dubbi di Salvini «Io penso che portare via un bimbo a mamma e papà sia l’ultima delle ultime scelte da fare in caso di violenze evidenti e in caso di mancanze economiche che non permettono una vita tranquilla ha sottolineato - Non penso che ci siano 50mila casi del genere».
I casi di Bibbiano sono la dimostrazione «che in quel sistema qualcosa non funzionava, perché a denuncia archiviata non è corrisposto il ritorno a casa del bambino strappato alla famiglia», ha aggiunto.
Il caso di cronaca è, dunque, lo spunto «per rivedere l’intero sistema del diritto di famiglia», magari introducendo «il reato di alienazione parentale», così come in altri Paesi europei. «Utilizzare i bambini come mezzo di ricatto per la risoluzione di conflitti che riguardano gli adulti è una cosa indegna di un paese civile», ha sottolineato.
Una «fattispecie oggettiva», dunque, come la povertà, «che è una di quelle fattispecie che hanno permesso di portare via i bimbi alle loro famiglie - ha sottolineato - Ma se questa fattispecie riguarda una persona che lavora con il posto fisso, in ospedale, da 20 anni ( facendo riferimento al caso di una donna incontrata a Bibbiano, ndr) allora mi domando che concetto di povertà ci dovrebbe essere nei campi rom.
Anche qua tutto sta nell’uomo o nella donna che applica la norma, nella scienza e coscienza degli assistenti sociali e nei giudici dei minori che decidono che fare o non fare».
Revisione della legge La proposta di Salvini è quella di una revisione anche della legge sull’affido condiviso, così come di tutto il diritto di famiglia. Idee che partono dal protocollo, punto di partenza per un «rafforzamento della cooperazione tra i soggetti istituzionali», per definire e adottare strategie operative relative all’attività delle comunità residenziali che accolgono i minori e al sistema degli affidi familiari, ma anche per promuovere la raccolta dati e il monitoraggio sul sistema, con a corredo campagne di sensibilizzazione e informazione.
Una collaborazione che dovrebbe istituzionalizzare un metodo che consenta a tutti coloro che sono in contatto con i minori di captare i primi segnali di abusi e violenze e attivare subito idonee misure di protezione. L’accordo prevede, entro due mesi dalla firma, l’istituzione di un tavolo di lavoro, con il compito di definire strategie e modalità operative.