Svolta clamorosa nell’inchiesta sulla presunta corruzione in porto e in Regione Liguria, con la richiesta di patteggiamento a due anni e un mese avanzata dall’ex governatore Giovanni Toti. La richiesta è stata accolta dalla procura e ora la parola passa al giudice

L’esito, però, sembra scontato. L’ex governatore, accusato di corruzione e finanziamento illecito ai partiti, reati per i quali è rimasto ai domiciliari dal 7 maggio scorso fino al 31 luglio, ha dunque rinunciato a qualsiasi difesa nel merito e al processo con rito immediato, fissato per il 5 novembre. La procura ha interpretato la scelta come una conferma del proprio impianto accusatorio, motivo per cui ha dato parere favorevole.

L’accordo prevede la sostituzione della pena con lavori socialmente utili per 1.500 ore. Nell’accordo raggiunto tra i pm e l’avvocato di Toti, Stefano Savi, è prevista anche l’interdizione temporanea dai pubblici uffici e l’incapacità di contrattare con le pubbliche amministrazioni per la durata della pena, oltre alla confisca di 84.100 euro. L’ok al patteggiamento è arrivato anche per l’ex presidente del porto di Genova Paolo Signorini, con una pena di tre anni e cinque mesi che dovrebbe consentirgli di evitare il carcere.

«Come tutte le transazioni, anche questa suscita sentimenti opposti: da un lato, l’amarezza di non perseguire fino in fondo le nostre ragioni di innocenza, dall’altro, il sollievo di vederne riconoscere una buona parte - commenta Toti -. Resta quel reato “di contesto”, definito corruzione impropria, legato non ad atti, ma ad atteggiamenti: un’accusa difficile da provare per la sua evanescenza, ma altrettanto difficile da smontare per le stesse ragioni. Di fronte a questo finale - conclude - credo appaia chiaro a tutti la reale proporzione dei fatti avvenuti e della loro conclusione, che pone fine alla tormentata vicenda che ha pagato un’istituzione, oltre alle persone coinvolte, e che lascia alla politica il dovere di fare chiarezza sulle troppe norme ambigue di questo Paese che regolano aspetti che dovrebbero essere appannaggio della sfera politica e non giudiziaria».

Il fatto, ha sottolineato l’avvocato Savi, «è stato derubricato a corruzione impropria e ad atti non contrari ai doveri ufficio, con le attenuanti generiche che riconoscono come non abbia tenuto niente per sé», circa le somme convogliate al suo comitato. «Le tempistiche per una decisione del gup non dovrebbero essere lunghe - ha aggiunto Savi a La Presse - forse già prima di novembre. Al termine del periodo stabilito si estinguono gli effetti penali».