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Archiviato a dicembre, dopo settimane di polemiche, lo scontro tra politica e magistratura innescato dalle dichiarazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto sulla presunta esistenza di correnti che avrebbero aspirato a un ruolo di opposizione al governo, si rischia di assistere nuovamente a un duro contrasto tra toghe e maggioranza.
Già qualche giorno fa, dopo l’indiscrezione secondo cui l’Esecutivo sarebbe stato pronto a bandire un concorso straordinario in magistratura riservato agli avvocati con almeno dieci anni di esperienza, l’Anm aveva replicato ipotizzando addirittura uno sciopero. Oggi poi la commissione Giustizia del Senato ha approvato il parere messo a punto dal relatore Pierantonio Zanettin (Forza Italia) con il quale si invita il governo a valutare l’introduzione di test psicoattitudinali per i candidati in ingresso nei ruoli della magistratura.
Insieme alla maggioranza ha votato anche Ivan Scalfarotto di Italia Viva, benché abbia precisato che concordava con il senatore dem Alfredo Bazoli, per il quale «per materie complesse come quella affrontata in questo schema di decreto sarebbero davvero state necessarie audizioni, che invece non si sono svolte e che avrebbero consentito un confronto più approfondito anche sulla questione dei test psicoattitudinali e sulle modalità più rispettose per la funzione giurisdizionale». Il parere, ricordiamo non vincolante, rappresenta molto probabilmente un provvedimento nato per rispondere anche agli equilibri interni alla maggioranza:se quasi sicuramente non ci sarà il taglio dei magistrati fuori ruolo – come invece avrebbe voluto Forza Italia, al contrario delle altre due forze di maggioranza –, dall’altra parte si è scelto di inserire questa previsione, già immaginata da Silvio Berlusconi a inizio anni Duemila.
Non si è lasciata attendere la reazione dell’Associazione nazionale magistrati, per voce della vicepresidente Alessandra Maddalena: «Il governo mostra di non avere le idee chiare in merito alle misure da adottare per ovviare ai vuoti di organico. Non si comprende in cosa consisterebbe esattamente questo meccanismo di verifica psicoattitudinale dei candidati in ingresso in magistratura, che peraltro – risolvendosi in una specie di screening di massa – avrebbe il solo effetto di rallentare l’iter di riempimento delle piante organiche. Credo che il miglior modo per valutare l’equilibrio di un magistrato sia quello di verificarne il lavoro concreto negli uffici giudiziari, attraverso le periodiche valutazioni di professionalità». Peraltro, ha proseguito Maddalena, «i magistrati svolgono anche un periodo di tirocinio prima di assumere le funzioni. Esistono all’interno tutti gli strumenti per valutare la idoneità dei magistrati. Oltretutto la legge Cartabia non contiene una delega per una simile previsione».
Su questo punto anche alcuni giuristi e fonti parlamentari da noi interpellati temono che la previsione dei test psicoattitudinali possa comportare un eccesso di delega. Sta di fatto che la rappresentante del “sindacato” delle toghe ha auspicato che «non si voglia riaccendere un clima conflittuale con la magistratura. La magistratura certamente non lo vuole». Ma ci si attende che dall’Anm arrivino dichiarazioni ancora più dure sabato: per quel giorno infatti era prevista la consueta riunione del “parlamentino” (il Comitato direttivo centrale) che avrebbe comunque affrontato le riforme in atto, ma poco fa è stata data comunicazione che alle 11 il presidente Giuseppe Santalucia terrà una conferenza stampa al termine della sua relazione. Segno che si vogliono lanciare messaggi ben precisi a governo e maggioranza: il pericolo sotteso ai test, per l’Anm, è che si voglia creare una magistratura subordinata alle maggioranze di turno, al guinzaglio della politica.
A distanza, ha replicato il capogruppo di FI al Senato Maurizio Gasparri: «L’introduzione dei test psicoattitudinali proposti dal senatore Zanettin per la magistratura sono indispensabili. Ne parliamo da anni e credo che si debba estendere a questa categoria una verifica che si rivela utile anche in tanti altri settori. Quelli che protestano ovviamente parlano a vuoto». Di parere contrario la vicepresidente dem del Senato Anna Rossomando: «Invece di valorizzare le misure che avevamo approvato nella riforma del Csm, tra cui quelle di contrasto alla degenerazioni del correntismo», dalle «nomine degli apicali in ordine cronologico» alla «articolazione delle valutazioni di professionalità» e all’«apertura sui Consigli giudiziari», la destra, secondo la senatrice Pd, «si è concentrata su una misura volutamente punitiva e allusiva, che neanche 30 anni fa era stata portata a termine». Ancora più tranchant l’altro dem Walter Verini: «Dopo i manganelli e gli attacchi all’informazione, arriverà il Tso ai magistrati che contrastano corruzione e malaffare?».
Critico anche il Movimento 5 Stelle: «Non ci stupisce il parere della maggioranza che invita il governo a introdurre test psicoattitudinali per gli aspiranti magistrati, riproponendo uno dei punti qualificanti del piano di rinascita democratica di Licio Gelli, messo a punto per assoggettare una magistratura ritenuta pericolosa perché indagava sui mandanti occulti delle stragi e sugli affari sporchi dei potenti», hanno affermato i rappresentanti pentastellati in commissione Giustizia al Senato Anna Bilotti, Ada Lopreiato e Roberto Scarpinato.
Sul punto si è espresso anche il presidente dell’Unione Camere penali Francesco Petrelli: «Non siamo contrari in linea di principio all’introduzione di test psicoattitudinali da somministrare ai candidati al concorso per accedere alla magistratura come avviene per altri concorsi pubblici, ma va detto che vi sono altri aspetti su cui intervenire, che sarebbero ben più importanti per garantire una corretta selezione. In primo luogo la modifica del concorso, inadeguato a individuare i più meritevoli, posto che, come ha rilevato il professor Di Federico in un suo studio, oltre il 50% dei candidati che superano gli scritti, ma devono affrontare un nuovo concorso perché non sono ancora noti gli esiti, vengono ritenuti inidonei al secondo tentativo, dimostrando così che i risultati sono affidati più al caso che alla competenza».
Nello stesso parere di Zanettin è introdotta la possibilità di allegare, nel “fascicolo del magistrato”, tutti i provvedimenti assunti, in modo da valutare eventuali anomalie; per il coordinamento nazionale di AreaDg, il gruppo delle toghe progressiste, «ogni magistrato adotta centinaia e centinaia di provvedimenti l’anno, poi valutati nelle fasi successive del giudizio per almeno un’altra volta. Chi ancora li deve leggere e valutare? In quali tempi? Con quali criteri? Senza dare queste risposte, si tratta di mera propaganda o peggio del tentativo di intimidire i magistrati italiani».
Domani in Senato è atteso il parere del relatore Sergio Rastrelli (FdI) sull’altro schema di decreto riguardante i fuori ruolo, che dovrebbe rinviare il taglio a fine 2025.