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Ora scende ufficialmente in campo anche il Csm in merito ai test psicoattitudinali per l'accesso in magistratura introdotti dal Governo, approvati ieri in Cdm all’interno dello schema di decreto attuativo sull’ordinamento giudiziario.
Oggi il Comitato di Presidenza ha autorizzato l’apertura di una pratica avente ad oggetto la disamina della questione relativa all’annunciata introduzione «della verifica dell'idoneità psicoattitudinale di coloro che abbiano superato le prove scritte e orali del concorso in magistratura; verifica non contemplata nello schema di decreto legislativo e sulla quale, quindi, il Csm non ha avuto modo di esprimersi», sottoscritta da tutti i togati e dai laici Carbone (Iv), Romboli (Pd), Papa (M5S).
Diverse le posizioni di Enrico Aimi (Fi) – «L’introduzione dei test psicoattitudinali per l’accesso in magistratura non va visto né come uno strumento punitivo per i magistrati, né come una camicia di forza all’ordine giudiziario, ma come il riconoscimento della fondamentale funzione che la Magistratura esercita in un Paese di elevata cultura democratica come il nostro» - e di Claudia Eccher (Lega) e Isabella Bertolini (Fi) - «L'introduzione di test psicologici per accedere alla magistratura è una misura necessaria per migliorare la qualità della nostra giustizia».
Il Consigliere del Csm in quota Area Dg, Marcello Basilico, presidente della VI Commissione che si occuperà della questione, ci ha precisato invece: «La commissione e, di conseguenza, il Csm non sono stati in condizione di esprimere il parere sulla norma relativa ai test psicoattitudinali, che non si trovava ancora nel testo trasmesso dal Ministro. Valuteremo ora se e in che misura il Consiglio potrà fare valere le sue attribuzioni in materia almeno di proposta di modifica legislativa».
A maggior ragione che il Ministro Nordio in conferenza stampa, mentre spiegava il provvedimento, ha dichiarato: «Non vi sono interferenze da parte del governo. Non c'è nessun vulnus, nessuna lesa maestà. Tutta la procedura di questo test è affidata al Consiglio superiore della magistratura», rispondendo alle critiche arrivate dall’Anm che proprio oggi è tornata a parlare tramite il suo presidente Giuseppe Santalucia: «È una legge che entrerà in vigore dal 2026, abbiamo tutto il tempo per convincere che questa legge così non serve a niente, decideremo nel comitato direttivo centrale» che si terrà il 6 e 7 aprile.
Ha provato a raffreddare i toni il vice ministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, di Forza Italia, proprio il partito che più di tutti, ha preteso questa riforma: «Io non sono un fan dei test, lo dico sinceramente. Non sono convinto che siano decisivi». Al contrario, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ospite ad Agorà su Rai3, ha difeso pienamente il provvedimento: «Mi dispiace che l'Anm giudichi tutto in maniera preventiva e sia contraria pregiudizialmente a un'iniziativa del governo. Io dico che se fossi candidato a fare il carabiniere, il vigile del fuoco, il militare e mi chiedessero, come è già previsto, un test psicoattitudinale, non mi sottrarrei. Ma non mi sottrarrei neanche se me lo chiedessero per candidarmi alle elezioni politiche o comunali perché lo ritengo un atto di trasparenza».
Per il M5S i test invece sono «la prova lampante che questo governo vuole delegittimare la magistratura all'interno del più ampio disegno di demolizione della sua autonomia e indipendenza. Lo scopo è esclusivamente politico e comunicativo: si vuole far credere che si debba intervenire sullo squilibrio di coloro che indossano la toga. Abusano così degli attuali rapporti di forza politica per regolare i conti con una magistratura che, per avere osato esercitare l'azione penale anche nei confronti di tanti potenti considerati intoccabili, venne testualmente definita come composta da 'matti', da persone che per fare quel lavoro erano 'mentalmente disturbati' e 'antropologicamente diversi dal resto della razza umana'. È inaccettabile».
Critiche sono arrivate da Pd con il membro della Commissione giustizia della Camera, Federico Gianassi: «I test non erano contenuti nella legge delega, né nello schema di decreto approvato in prima battuta dal governo. Csm, organo costituzionale, scavalcato e tanti dubbi su procedure, tipologie di domande, obiettivi perseguiti. In materia di Giustizia servono investimenti e assunzioni, non continue prove di forza dettate da settarismo ideologico che alimentano scontri, suscitano preoccupazioni e dimenticano cittadini e imprese, ai quali invece il sistema dovrebbe dedicare ogni energia».
Mentre a far polemica ci ha pensato il Procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri: «Test attitudinali? Se la politica ritiene che siano indispensabili e utili i test per i magistrati, io aggiungo facciamoli per tutte le strutture apicali della pubblica amministrazione di questa nazione e quindi anche nei confronti dei politici, soprattutto quelli che hanno incarichi di responsabilità e di governo, incarichi regionali e comunali». Ai test psicoattitudinali, Gratteri affiancherebbe anche il narco-test e l'alcol-test, perché, spiega, «chi è sotto effetto di droga non solo può fare ragionamenti alterati ma è anche ricattabile».
Al magistrato ha replicato il ministro per gli Affari Esteri, Antonio Tajani: «Non capisco l'agitazione, non si fanno test a un magistrato che è già magistrato ma si fa a chi vuole fare magistrato. Come l'esame di inglese e di diritto amministrativo, faranno anche quello psicoattitudinale». E ancora: «Non andiamo a cercare il matto». E infine: «Non c'è violazione dell'autonomia della magistratura, ci sarebbe interferenza se si facessero ai magistrati. È nell'interesse della magistratura che non ci siano persone con problemi psicologici, se sei narcisista puoi peccare di protagonismo».