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Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia, in occasione dell’evento celebrativo ‘Magistratura Democratica fa sessanta’
“Separati in casa – Avvocatura, Magistratura e Istituzioni a confronto sulla separazione delle carriere” è il titolo di un evento organizzato ieri all’Università di Foggia dall’Aiga in collaborazione con l’Ordine locale degli avvocati e con l’Anm. «L’Aiga è stata sempre a favore» della modifica costituzionale ha esordito l'avvocato Mario Aiezza «come concretizzazione del giusto processo. È giusto che venga celebrato dinanzi ad un giudice terzo ed imparziale nella parità tra accusa e difesa».
Intervenuto il vice ministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, che ha ribadito «come la geometria costituzionale prevista dall’art. 111» imponga «un giudice geneticamente equidistante da pm e difensore». «Non si è mai visto – ha aggiunto – un arbitro della stessa città di una delle due squadre in campo». Ha poi assicurato che «dovranno passare sul suo cadavere coloro che vorranno minare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura» ma a chi sostiene che con la riforma i poteri del pm aumenteranno ha replicato «che allora quelli del giudice cresceranno dieci volte». Ha poi concluso: «a decidere sarà un referendum. Qual è il timore della magistratura? Non si può avere paura della democrazia diretta».
Per Giovanna Ollà, Segretario nazionale del Cnf: «Il tema ha conosciuto una evoluzione negli anni. Il Cnf, come ribadito nelle audizioni in cui siamo stati chiamati ad intervenire in Parlamento, ha espresso sempre una posizione adesiva, attraverso un approccio laico, usando argomenti logici e giuridici. Non ci siamo prestati a strumentalizzazioni politiche né a banalizzazioni argomentative.
Noi ci siamo chiesti se l’articolo 111 della Costituzione fosse davvero rispettato e ci siamo resi conto che non è così, che occorre un completamento strutturale del giusto processo, che non è arrivato in questi anni. Quindi insieme all’Aiga, all’Ocf, all’Ucpi abbiamo ritenuto che sia necessario raggiungere una parità delle parti, separando le carriere tra magistratura requirente e giudicante». Per Ollà poi «ex ante non si può sostenere, come fa la magistratura, che si corra il rischio che il pubblico ministero vada sotto il controllo dell’Esecutivo». Si è detta infine «perplessa» e in «disaccordo» con il sorteggio dei membri del Csm: «L’anomalia del sistema correntizio la conosciamo bene ma non si può rinunciare ad una rappresentatività democratica». Ha preso
la parola anche la consigliera laica del centrodestra del Csm, l’avvocato Claudia Eccher, per la quale la riforma in discussione «è quella più necessaria per il Paese» in quanto «non esiste nel nostro sistema processuale una effettiva parità tra accusa e difesa». La «patologia» avrebbe tra le diverse cause il fatto che «c’è uno squilibrio dei poteri, soprattutto nella fase delle indagini preliminare a favore del pm e a scapito del difensore», dipendente anche dalla circostanza per cui «il giudice è appiattito sulle richieste» della magistratura inquirente. Per cui «la separazione delle carriere «riporterebbe equilibrio e più garanzie per i cittadini».
Tra le relazioni quella di Rocco Maruotti, componente di AreaDg del parlamentino dell’Anm: «siamo dinanzi ad una riforma dall’alto valore simbolico che ha il solo scopo di depotenziare la magistratura e il suo governo autonomo, e limitare il controllo di legalità sulla politica». Maruotti ha criticato in particolare il sorteggio per i membri del Csm: «si prevede un sistema asimmetrico. Mentre per i membri laici se ne prevede uno temperato, e comunque affidato alle maggioranze politiche, per i magistrati si vuole un superenalotto – ha detto ironicamente –. Nordio ha modificato il postulato grillino dell’ “uno vale uno” con “uno vale l’altro”». Poi si è chiesto: «perché l’Alta Corte disciplinare deve essere destinata solo ai magistrati ordinari? O qualcuno è conoscenza di dati per cui il nostro disciplinare non funziona ma ce li facessero vedere oppure – e credo sia così – la politica vuole un controllo sui magistrati scomodi».
Sempre ieri l’ufficio di presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera ha deciso di riprendere il voto sugli emendamenti alla riforma martedì prossimo. Sul tavolo rimangono ancora un centinaio di emendamenti da esaminare. Il disegno di legge del Governo approderà in aula a partire da lunedì 9 dicembre.