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PALAZZO DI GIUSTIZIA PALAZZACCIO PIAZZA CAVOUR CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE PALAZZACCIO
Sulla carta d’identità torna la dicitura “genitori” al posto dell’indicazione “padre” e “madre”, che risulta «irragionevole e discriminatoria» perché non rappresenta le coppie dello stesso sesso che hanno fatto ricorso all’adozione in casi particolari. Lo ha stabilito la Cassazione (sentenza 9216/2025), che ha respinto il ricorso presentato dal ministero dell’Interno contro la decisione della Corte d’Appello di Roma di disapplicare il decreto ministeriale del 31 gennaio 2019, con il quale al contrario era stato eliminato il termine “genitori” nei campi contenenti i nominativi delle persone che esercitano la responsabilità genitoriale sulla carta di identità elettronica dei figli.
Già per il Tribunale di Roma, che nel 2022 ha aveva disposto di indicare solo genitore per il minore nato da due donne, si trattava di una scelta obbligatoria affinché il documento, «valido per l’espatrio, desse una rappresentazione corrispondente allo stato civile del piccolo, che aveva il diritto a ottenere una carta d’identità, utile anche per i viaggi all’estero, che rappresentasse la sua reale situazione familiare. Un diritto che il modello Cie, predisposto dal Viminale - si legge -, non garantisce perché non rappresenta tutte “le legittime conformazioni dei nuclei familiari e dei correlati rapporti di filiazione».
Il decreto ministeriale del 2019, titolare del Viminale Matteo Salvini, “consentiva di indicare in maniera appropriata solo una delle due madri e imponeva all’altra di veder classificata la propria relazione di parentela secondo una modalità (“padre”) non consona al suo genere”. La Corte di Cassazione civile a Sezioni Unite ora ha confermato che il figlio o la figlia di due donne, «ha diritto di ottenere una carta d’identità rappresentativa della sua peculiare situazione familiare».
Le reazioni
«La Cassazione cancella mamma e papà, che per fortuna sono irrinunciabili per la natura e il buonsenso. Non ci arrenderemo mai», commenta la deputata della Lega Laura Ravetto, responsabile del dipartimento Pari opportunità del partito.
«Si tratta di una decisione innaturale e irrazionale, perché pretendere di affermare che una coppia di fatto formata da persone dello stesso sesso abbia lo statuto di famiglia non corrisponde all’ordine naturale delle cose. È sicuramente una forzatura di tipo ideologico, e poi, di conseguenza, anche giuridico quando la legge la recepisce», afferma Monsignor Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia-Sanremo, che più volte ha espresso pubblicamente posizioni nette sui temi legati alla famiglia.
«La sentenza della Cassazione è storica e mette un punto fermo: la tutela dei diritti di tutti i figli è prioritaria. Negare a una bambina o a un bambino un documento d’identità che rappresenti “le legittime conformazioni dei nuclei familiari” è una violazione grave e discriminatoria», scrive in una nota Alessandro Zan, responsabile Diritti nella segreteria nazionale del Pd ed europarlamentare. «In sostanza è illegittimo scrivere sulla carta d’identità ’madrè e ’padrè quando la realtà familiare è costituita da due genitori dello stesso sesso, tramite il ricorso all’adozione per casi particolari - aggiunge -. Si infrange così contro la realtà, la crociata ideologica portata avanti dalla destra nei confronti delle famiglie arcobaleno, con l’imposizione della dicitura del 2018 di Matteo Salvini e con i vari ricorsi dell’attuale ministro dell’interno Piantedosi. Una retorica ipocrita, cavalcata anche da Giorgia Meloni, che ha usato i diritti di tante bambine e tanti bambini per pura speculazione politica».
«Salvini al ministero dell’Interno era anche questo: una crociata senza senso contro le inesistenti parole ’Genitore 1’ e ’Genitore 2’ sui documenti che aveva fatto sostituire con “Padre” e “Madre” a costo, diceva lui, di essere un “troglodita”. Bene, ci sono voluti anni ma la Cassazione ha finalmente messo fine ad una norma nata solo per discriminare. Perché sui documenti dei bambini ci sarà scritto solo “genitore” proprio nel interesse di tutte e tutti loro, di tutte le famiglie. Perché genitore è chiunque ami i propri figli, troglodita è chi discrimina», scrive sui suoi canali social il segretario di +Europa, Riccardo Magi.