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Il tribunale di Trieste dice no al suicidio assistito di una donna malata di sclerosi multipla
Il Tribunale di Trieste ha respinto la richiesta di M.O., una triestina malata di sclerosi multipla da oltre 20 anni, di ordinare all'azienda sanitaria Asugi di permetterle l'accesso al suicidio assistito. La decisione è stata presa in base a una valutazione effettuata da medici specializzati. Secondo la valutazione, infatti, la donna non dipende da trattamenti di sostegno vitale e, di conseguenza, non ha diritto di accedere alla morte assistita in Italia, dove il tema del fine vita è sempre più discusso.
L'Associazione Luca Coscioni, che segue il caso, ha dichiarato che la sentenza è stata emessa dopo la sentenza 135 della Corte Costituzionale dello scorso luglio, che stabilisce che il concetto di trattamento di sostegno vitale non si limita ai soli supporti meccanici o farmacologici, ma deve includere anche l'assistenza dei caregivers. Nonostante l'evidente peggioramento delle condizioni della donna, l'azienda sanitaria ha prodotto una relazione che, pur riconoscendo l'uso di trattamenti vitali, come la macchina per la tosse e una terapia farmacologica importante, ha concluso che questi non costituiscono un "trattamento di sostegno vitale". Di conseguenza, la donna non ha diritto ad accedere alla morte volontaria, in un'interpretazione che, secondo l'Associazione Luca Coscioni, non rispetta il dettato costituzionale.
Il Tribunale di Trieste aveva già ordinato, in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale, che l'azienda sanitaria rivedesse la valutazione delle condizioni di M.O., ma nonostante il peggioramento della salute della donna, la decisione finale è stata di rigettare la richiesta.