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Il collaboratore di giustizia Maurizio Avola
Nei giorni scorsi, è stata data notizia che l’avvocato Fabio Repici, legale di fiducia di Salvatore Borsellino, ha indirizzato una lettera a Chiara Colosimo, presidente della commissione Antimafia, nella quale chiede che si indaghi sul depistaggio che avrebbe attuato l’ex collaboratore di giustizia Maurizio Avola sull’esecuzione della strage di Via D’Amelio, con la complicità attiva dell’avvocato Ugo Colonna e con la complicità non voluta, perché ingannati, dei giornalisti Michele Santoro e Guido Ruotolo. E tutto questo, assunto, lo deduce dall’ennesima richiesta di archiviazione da parte della Procura di Caltanissetta. Eppure, leggendo attentamente l’atto firmato dal Pm nisseno Pasquale Pacifico, non è esattamente così.
Come emerge dalla stessa richiesta di archiviazione, nonostante le intercettazioni e l’uso invasivo dei trojan, non è stato trovato nemmeno un flebile indizio che porti a tali conclusioni che l’avvocato Repici indica come assodate. Infatti, non solo non è stato accertato alcun depistaggio – altrimenti avrebbero individuato il reato – ma nemmeno il fatto che Avola sia stato eterodiretto da alcuno. Infatti, il pubblico ministero lo lancia come ipotesi, ma non riscontrata. Se non sono riusciti i magistrati, con i loro potenti mezzi, a scorgere un solo indizio sull’accusa di “eterodirezione”, non si comprende cosa dovrebbe fare una commissione Antimafia.
A fronte di questa notizia, arriva la risposta ufficiale dell’avvocato Ugo Colonna, difensore di Avola, che, in una missiva inviata il 12 febbraio scorso alla presidente Colosimo, smonta punto per punto le accuse di Repici. L’avvocato sottolinea come, nelle indagini della Procura di Caltanissetta, non sia emerso alcun elemento che dimostri contatti tra Avola e soggetti esterni in grado di “ispirare” le sue dichiarazioni, nonostante l’uso di intercettazioni ambientali, trojan e appostamenti. «Nel provvedimento di archiviazione – scrive – non è riportato affatto che gli elementi di prova consentano di sostenere che Avola sia stato “eterodiretto”».
Colonna contesta inoltre le presunte strumentalizzazioni che, a detta sua, avrebbe operato il suo collega Repici, accusandolo di attribuire «a fatti neutri un significato del tutto strumentale» per sostenere teoremi indimostrati, come la presenza di servizi segreti deviati nella strage. Un esempio lampante è la vicenda della consulenza israeliana richiesta nel 2021 da Santoro e Ruotolo, finalizzata a verificare scientificamente la veridicità delle dichiarazioni di Avola. Repici avrebbe strumentalizzato questo episodio, riguardante l’utilizzo di tale consulenza – non destinata a fini giudiziari – per avvalorare l’ipotesi di un’eterodirezione inesistente. Ciò fa anche sorridere, visto la nota posizione dei giornalisti, fortemente filopalestinesi e critici contro lo Stato di Israele. Pensare a una loro combutta con i servizi del Mossad appare oltre il ridicolo.
Ma il nodo cruciale è la questione del datore di lavoro di Avola, il geometra Sebastiano Buglisi, amministratore di EdsInfrastrutture spa. Repici, durante un’audizione segreta, avrebbe insinuato un legame tra Buglisi e la mafia “dei barcellonesi”, citando un verbale del 1993 in cui un collaboratore di giustizia menzionava un imprenditore omonimo. Colonna replica con durezza: l’imprenditore citato nel verbale è un prestanome mafioso di Terme Vigliatore, già identificato e estraneo a Buglisi. «Repici sa benissimo che si tratta di due persone diverse – scrive duramente l’avvocato nella missiva – ma utilizza l’omonimia per calunniare il mio assistito e il suo datore di lavoro, ligio alla legge e vittima egli stesso di estorsioni».
Riepiloghiamo l’episodio in questione. Come documentato nel corso dell’audizione di Michele Santoro, l’onorevole del M5S, Stefania Ascari, ha sollevato interrogativi riguardo al datore di lavoro di Maurizio Avola, assunto in una struttura del bolognese nel gennaio 2020, poco dopo la scarcerazione. Tali domande si basavano su informazioni fornite dall’avvocato Repici durante una sua audizione, parte della quale era stata richiesta in forma segreta. Successivamente, tuttavia, è emerso che alcune delle notizie presentate in quella sede dall’avvocato
Repici non risultavano riscontrate o erano state riportate in modo parziale. Questo aspetto è stato evidenziato anche nella richiesta di audizione dello stesso Repici, pubblicata da Antimafia Duemila, dove si fa riferimento alle questioni sollevate dalla parlamentare Ascari sull’assunzione di Avola, definita dall’avvocato come “scomoda” e, successivamente, a seguito della lettera di replica da parte dello stesso Santoro, oggetto di critiche da parte di esponenti di Fratelli d’Italia, contestate come prive di fondamento. A tutto ciò si deve aggiungere che il datore di lavoro di Avola, il geometra Sebastiano Buglisi, risulta non solo come figura estranea a condotte illecite, ma anche nota per aver denunciato episodi di estorsione in procedimenti legati alla mafia.
Ma ritorniamo alla lettera dell’avvocato Colonna, dove denuncia anche uno squilibrio nelle audizioni. Mentre Repici ha potuto accusare liberamente in seduta segreta, la sua audizione, iniziata il 5 aprile 2024, è stata interrotta per mancanza di tempo, lasciando in sospeso temi cruciali. Tra questi, scrive Colonna nella missiva: «L’ultimo di tali punti, alle pagine da 49 a 55, riguarda il seguente argomento: “6. Rapporti dell’avv. Repici con Cattafi Rosario Pio fino al 2000 e, nell’attualità, con altri professionisti barcellonesi. – L’esistenza, il livello e la forza attuale del gruppo mafioso “dei barcellonesi”: la vicenda “Ofria”».
Sempre Colonna, nella lettera alla presidente Colosimo, sottolinea che lo scorso 14 gennaio 2025, sulla scorta di richiesta della Dda peloritana, il Gip ha emesso una misura di custodia cautelare in carcere nei confronti di diversi componenti della famiglia Ofria e dell’amministratore giudiziario. «Da tale operazione giudiziaria è possibile desumere la fondatezza delle affermazioni contenute in tale paragrafo, nelle note depositate a codesta Commissione», evidenzia l’avvocato.
«Questi sviluppi confermano le mie tesi su certi “antimafiosi di facciata” che manipolano la verità processuale», afferma Colonna, chiedendo un’ora per completare l’audizione e portare «elementi documentali» sulle accuse calunniose. La lettera, allegata alla richiesta del 2 dicembre 2024, evidenzia infine un paradosso: senza le rivelazioni della stessa Ascari su quanto detto da Repici in segreto, la commissione avrebbe continuato a lavorare su dati che creano confusione e disorientamento. «È interesse della commissione approfondire queste manipolazioni – conclude Colonna – per evitare che entrino solo elementi a senso unico». Un appello alla trasparenza, in attesa che la presidente Colosimo conceda quel completamento d’audizione che, ad oggi, resta un caso unico di interruzione.
La questione, invece, inerente le dichiarazioni di Avola sulla sua partecipazione, assieme ad altri mafiosi catanesi, nell’esecuzione della strage di Via D’Amelio, è in realtà tuttora aperta. Lo stesso avvocato Repici, molto scrupoloso sull’attendibilità dei pentiti, ad esempio, è stato giustamente molto critico nei confronti dell’attendibilità del collaboratore di giustizia Pietro Riggio, definendolo “peggio di Scarantino”. E ha ragione. La domanda, che infatti bisogna porsi, è perché la stessa Procura nissena valorizzi le propalazioni di Riggio (supertest al processo contro gli ex generali Alberto Tersigni e Angiolo Pellegrini) e, nel contempo, escluda categoricamente la testimonianza di Avola, che fino a qualche anno fa era considerata non solo attendibile, ma utile per diversi processi importanti contro la mafia. Lo stesso avvocato Colonna ha anticipato nella lettera all’Antimafia che sottoporrà al gip di Caltanissetta, il quale dovrà valutare la credibilità di Avola, elementi utili per confutare gli argomenti contenuti nella richiesta di archiviazione.