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Le prove per cui sono stati condannati Rosa e Olindo per la strage di Erba sarebbero maturate in «un contesto che definire malato sarebbe un esercizio di eufemismo». A scriverlo il sostituto pg di Milano Cuno Tartufesser nell'istanza di revisione del processo che ha portato alla condanna all'ergastolo per l'omicidio dell'11 dicembre del 2006 di Raffaella Castagna, Paola Galli, Youssef Marzouk Raffaella Cherubini e per il tentato omicidio di Mario Frigerio. Le tre prove cardine - il riconoscimento degli imputati come autori del delitto da parte di Frigerio, le confessioni dei coniugi e la macchia di sangue trovata sull'auto di Olindo appartenente a Cherubini - vengono smontate una a una dal magistrato, la cui istanza dovrà comunque essere valutata dai giudici prima di un eventuale nuovo processo. A convincere il pg della necessità di una revisione sono state anche due consulenze che gli hanno sottoposto gli avvocati Fabio Schembri e Paolo Sevesi il 14 febbraio scorso, «alla cui stesura hanno contribuito diversi accademici, tutti luminari della rispettiva materia tecnica e scientifica, le quali, alla luce delle più moderne e recenti tecniche e metodologie, comunque successive alla fine della prima decade del secolo, e quindi dei fatti oggetto del processo, hanno analizzato le due prove dichiarative, ovvero il riconoscimento e le confessioni dei due condannati e una consulenza Tecnica biologico-genetica forense che, ad oltre 16 anni di distanza, ha riesaminato e rivalutato alla luce dell'enorme sviluppo tecnologico e metodologico che ha avuto la materia in questi anni, la tecnologia e la metodologia utilizzata allora per il repertamento».
«Le dichiarazioni auto accusatorie di Olindo Romano e Rosa Bazzi sono da considerarsi false confessioni acquiescenti», scrive Tartufesser, secondo cui questo è «il risultato cui giungono i consulenti» sulla base dei «più recenti ed avanzati dati scientifici che corrispondono ai criteri che, se mancanti, rendono le confessioni, false confessioni». Quanto alla prova del sangue della vittima Valeria Cherubini sull'auto di Olindo, il magistrato scrive che «non si può non rilevare come si tratta di una prova che trasuda criticità mai valutate dalle Corti di merito che mai hanno messo in dubbio, né l'origine della macchia di sangue, né la chain of custody dal momento del suo repertamento».
Tra gli elementi “nuovi” la non attendibilità di Frigerio, l’unico sopravvissuto alla strage e oggi deceduto. «Queste novità si possono così riassumere: mancata valutazione dell'idoneità a rendere testimonianza, effettuata in base alla ricostruzione dalle intercettazioni mai entrate al processo, che evidenziano deficit cognitivi non segnalati nella relazione del dottor Cetti. L'elemento nuovo ècostituito dalla decodifica delle intercettazioni ambientali durante la degenza ospedaliera del testimone, nelle quali la somministrazione della testistica clinica è menzionata dai figli ma di cui non vi è traccia nella relazione medica. Dati clinici acquisiti dopo il 2010 che, applicati al caso specifico, dimostrano che Frigerio sviluppò, a seguito dell'aggressione, una disfunzione cognitiva provocata da intossicazione da monossido di carbonio, arresto cardiaco, shock emorragico e lesioni cerebrali focali. Stante la gravità dei singoli eventi neurolesivi, la loro concomitanza in un soggetto anziano ed iperteso ha sicuramente determinato un complessivo scadimento delle funzioni cognitive necessarie a rendere valida testimonianza. Dati nuovi che si ricavano dalle trascrizioni delle intercettazioni ambientali, mai effettuate prima, che evidenziano e dimostrano la presenza di disfunzioni cognitive tipicamente osservabili nei casi con patologia neurologica sopra descritta». Insomma, «dalle intercettazioni mai trascritte emerge senza alcun dubbio che Mario Frigerio soffriva degli effetti tardivi dovuti all'intossicazione da monossido di carbonio, che hanno a loro volta provocato un'amnesia anterograda. L'amnesico anterogrado è soggetto patologicamente suscettibile agli effetti distorsivi delle suggestioni. Il paziente con amnesia anterograda è da considerarsi un caso di scuola per l'inidoneità a rendere valida testimonianza».
Si tratterebbe di «dati scientifici nuovi» che portano alla «conclusione» che in relazione alle dichiarazioni rese i giorni 20, 26 dicembre 2006 e 2 gennaio 2007 «il testimone fu progressivamente indotto ad aderire a suggerimenti che determinarono l'installazione di una falsa memoria circa la corrispondenza fra l'aggressore sconosciuto e Olindo Romano».
«Se quindi - è scritto nel documento - come ho cercato di dimostrare moltissimi erano gli elementi che sin dal giudizio di primo grado sarebbero stati idonei, se solo valutati dai Giudici, a giudicare inattendibile la prova del "riconoscimento", fortemente dubbia la prova della "macchia di sangue" e indotte, con modalità che definire poco ortodosse è fare esercizio di eufemismo, le "confessioni", trattate invece alla stregua di prove regine, oggi, a distanza di oltre 17 anni, la scienza - se auspicabilmente ammessa a farlo nel giudizio rescissorio - è fortunatamente in grado di fornire da sola, ma soprattutto in unione alle numerose criticità in atti e non in atti, comunque mai valutati, quelle certezze scientifiche idonee a fare sgretolare i tre pilastri probatori su cui fondano la condanna all'ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi».