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FILE -- In this Dec. 8, 2018 file photo Carabinieri officers stand in front of the disco \'Lanterna Azzurra\' where five young teenagers and a woman who had accompanied her daughter were killed in a stampede during a rap concert, in Corinaldo, central Italy. A court convicted six young men of involuntary manslaughter with sentences ranging from 10 years, five months to 12 years, three months for having caused the stampede. (AP Photo/Andrew Medichini)
Pioggia di assoluzioni nel processo sulla strage della discoteca “Lanterna Azzurra” di Corinaldo, in provincia di Ancona, nella quale la notte tra il 7 e l'8 dicembre del 2018 morirono sei persone.
Nel secondo filone del processo relativo alle presunte carenze nella sicurezza del locale e sulle procedure per le autorizzazioni, i nove imputati sono stati tutti assolti con formula piena “perché il fatto non sussiste” dai reati più gravi, compresa l’accusa di omicidio e disastro colposo: sotto accusa sei membri della commissione comunale per il pubblico spettacolo, due tecnici e un socio della Magic Srl che aveva in gestione la discoteca dove è avvenuta la tragedia. I giudici di primo grado hanno emesso invece condanne più lievi per alcuni degli imputati. Tra questi, l'ex sindaco di Corinaldo Matteo Principi, condannato a un anno.
Quella notte nel locale, che era pieno di giovani che attendevano avesse inizio l'esibizione del cantante Sfera Ebbasta, fu spruzzato dello spray al peperoncino, si scatenò il panico: nella fuga e nella calca lungo una rampa, all'esterno di un'uscita, crollarono le balaustre e sei persone morirono travolte. A perdere la vita furono cinque giovanissimi, Emma Fabini, Asia Nasoni, Mattia Orlandi, Daniele Pongetti, Benedetta Vitali e una mamma di 39 anni, Eleonora Girolimini, che aveva accompagnato una dei suoi quattro figli al concerto.
«Se questo è il processo che lo Stato riesce a fare io non riconosco questo Stato: è vergognoso per i nostri figli», dice ai cronisti Fazio Fabini, papà di Emma, commentando la sentenza della Corte d’Assise di Ancona. Che ha provocato rabbia e delusione tra i familiari delle vittime. «Giustizia non è stata fatta», dice Paolo Curi, marito di Eleonora Girolimini. «Tirare fuori le parole oggi è più difficile rispetto a quando se ne è andata mia sorella perché l'hanno uccisa un'altra volta, speravo che tutto quello che ho sentito durante le udienze fosse terminato invece oggi è stata la ciliegina sulla torta», accusa Francesco Vitali, fratello di Benedetta.