PARLA IL TESORIERE DEMOCRAT: «NELLA MANOVRA INSERITE MISURE ECCEZIONALI, SIAMO STATI VICINI AL POPOLO»

Verini, Pd: «Assurdo discettarne ora. E quando sarà, tiferò per un clone di Mattarella. Crisi adesso? Da irresponsabili. In quel caso si va alle urne»

«Sarebbe bene togliere il tema Quirinale dalle manovre politiche e affrontarlo nei tempi costituzionalmente previsti. Sono convinto che molte fibrillazioni e manovre tattiche cesserebbero. E quando sarà quel momento, il mio auspicio è che il Parlamento sappia scegliere un “clone” dell’attuale Presidente» : parola di Walter Verini, tesoriere del Partito Democratico. «Indebolire o peggio ancora provocare la crisi di questo governo sarebbe irresponsabile, perché in caso di caduta - evitando piccoli scenari di governicchi raffazzonati, di soluzioni precarie - inevitabilmente si farebbe precipitare il Paese verso il voto anticipato, che è un’ipotesi reale. Dobbiamo invece rinsaldare il patto che porti questo governo al 2023. Non a caso sono aperti i tavoli sulle riforme, e sappiamo che questa maggioranza ha tra gli obiettivi anche una nuova legge elettorale» «Guai a discettare ora del Colle. Quando sarà tiferò per un clone...»

Deputato e tesoriere nazionale del Partito democratico, Walter Verini ha appena votato insieme ai colleghi di maggioranza la manovra finanziaria più ampia degli ultimi anni, che giudica come «un contributo importantissimo per essere davvero vicini al Paese». Onorevole Verini, il Senato sta per approvare una legge di Bilancio da oltre 40 miliardi di euro, ma per l’opposizione non servirà a risolvere i problemi. Come risponde? La manovra è un contributo importante in un momento per il Paese che definire difficile è poco. Alcune delle misure fondamentali che la manovra contiene saranno utili al sostegno economico di imprese, famiglie e anche fasce sociali che soffrono molto, tipole partite Iva. In questo senso la manovra è un pezzo della strategia che ha visto in questo drammatico 2020 stanziare quasi 100 miliardi tra ristori e altre garanzie fornite dallo Stato. Non siamo riusciti, per ovvi motivi, a dare tutte le risposte che avremmo voluto, ma abbiamo cercato di non lasciare indietro nessuno. Governo e Parlamento sono stati davvero vicini agli italiani. Molti credono che il nostro sistema parlamentare sia ormai “monocamerale”, visto che, come già accaduto in passato, il Senato non avrà il tempo di modificare la manovra onde evitare l’esercizio provvisorio. Condivide? È vero, c’è questa tendenza a un “monocameralismo di fatto” e finché ci sono due Camere il bicameralismo deve essere rispettato, soprattutto su leggi fondamentali come la manovra. Tuttavia questo Parlamento è stato concentrato in questo anno nel contrasto alla pandemia, nella conversione di quattro decreti legge “ristori” e le relazioni del presidente del Consiglio prima dei Consigli europei, che prima erano quasi formalità, quest’anno sono diventate fondamentali. Il monocameralismo di fatto, almeno fino a che esiste un bicameralismo differenziato, è una prassi da evitare, ma quest’anno è stata comprensibile.

Tornando alla gestione del Recovery Plan, le polemiche in maggioranza sono rientrare o teme ancora una crisi di governo? Il tema è ancora aperto. Il Pd farà pervenire oggi ( ieri, ndr) al presidente del Consiglio le proprie proposte, che si basano sulle linee guida previste dall’Unione europea: grande attenzione all’economia verde, all’innovazione, al lavoro, alla parità di genere e investimenti su giustizia, sanità e scuola. Dobbiamo cogliere l’occasione per investimenti di modernizzazione delle sedi giudiziarie e per una riforma della giustizia civile che dia risposte di impianto europeo. Attorno a questi temi abbiamo lavorato come Pd per rafforzare il lavoro che il governo aveva iniziato, ma ora dobbiamo agire rapidamente non solo per fare una raccolta di progetti che già c’erano, ma per inserire investimenti futuri, visto che il piano riguarda il futuro dell’Italia. Tanta parte dei fondi peserà sulle prossime generazioni e sarebbe imperdonabile se il sistema Italia perdesse questa occasione. Ci auguriamo che tutte le forze di maggioranza lavorino con questo spirito, mettendo da parte ultimatum e pistole più o meno cariche sul tavolo. E subito dopo il voto in Consiglio dei ministri, serve un forte coinvolgimento di Parlamento, Regioni e forze sociali.

È preoccupato per le manovre tattiche di alcuni partiti di maggioranza, primo fra tutti Italia Viva?

Il discorso va oltre le manovre tattiche che il Pd non ha fatto e non fa. Indebolire o peggio ancora provocare la crisi di questo governo sarebbe irresponsabile, perché in caso di caduta - evitando piccoli scenari di governicchi raffazzonati, di soluzioni precarie - inevitabilmente si farebbe precipitare il Paese verso il voto anticipato, che è un’ipotesi reale. Dobbiamo invece rinsaldare il patto che porti questo governo al 2023. Non a caso sono aperti i tavoli sulle riforme, e sappiamo che questa maggioranza ha tra gli obiettivi anche una nuova legge elettorale e riforme strutturali che evitino i rischi istituzionali derivanti dal taglio dei parlamentari. Eppure il vostro capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, ha augurato a Renzi di raggiungere i suoi obiettivi. È d’accordo? Alcuni degli obiettivi di Italia Viva saranno certamente condivisibili, altri contrastano con quelli del Pd. Soprattutto ne ricordo uno: al momento della scissione, Renzi disse che l’obiettivo era asfaltare il Partito democratico come Macron aveva asfaltato il Partito socialista francese. Sono sicuro, ovviamente, che Andrea Marcucci non si riferisse a questo, e tuttavia tra gli obiettivi di Renzi farei una bella selezione. Tra quelli in comune c’è sicuramente il Mes. Riuscirete a convincere il Movimento 5 stelle? Rafforzare la gestione del Recovery Plan significa anche rafforzare gli investimenti nella sanità pubblica. Se nelle prossime settimane giungessimo alla consapevolezza che per finanziare davvero e bene la sanità pubblica occorresse un’altra linea di credito praticamente senza condizioni come il Mes, francamente stento a pensare che qualcuno davanti a queste esigenze possa dire “no”. Detto questo, dobbiamo ricordare che anche Lega e Fratelli d’Italia sono radicalmente contrarie e questo complica la situazione. Il voto anticipato dovrebbe avvenire prima di luglio, visto che poi inizia il semestre bianco. É sicuro che nel frattempo non ci sarebbe spazio per altro?

La decisione spetta al presidente della Repubblica, ma se cade questo governo vedo - come dicevo grande confusione in Parlamento con la prospettiva del voto anticipato. Chi si assumesse la responsabilità di indebolire o far cadere il governo si assumerebbe la responsabilità di mettere l’ipotesi voto come quella più probabile. Come si inserisce in questa dialettica l’elezione del prossimo presidente della Repubblica? Il presidente Mattarella è l’architrave fondamentale su cui poggia il Paese in questa fase così delicata. È un punto di riferimento per tutti i cittadini e un perno, una garanzia per il sistema istituzionale. Tutti dovrebbero seguire i suoi consigli, nel solco di un rigoroso rispetto della Costituzione e dell’interesse nazionale. Ci guadagnerebbe l’Italia. Si parla anche dell’ipotesi di un bis per Mattarella. Che ne pensa? Per i motivi appena citati e per il rispetto che si deve, sarebbe bene togliere il tema Quirinale dalle manovre politiche e affrontarlo nei tempi costituzionalmente previsti. Sono convinto che molte fibrillazioni e manovre tattiche cesserebbero. E quando sarà quel momento, il mio auspicio è che il Parlamento sappia scegliere un “clone” dell’attuale Presidente.

elezioni anticipate

«ABBIAMO ARATO UNA MANOVRA CON MISURE STRAORDINARIE. PROVOCARE LA CRISI DI QUESTO GOVERNO SAREBBE IRRESPONSABILE, PERCHÉ IN CASO DI CADUTA -EVITANDO PICCOLI SCENARI DI GOVERNICCHI RAFFAZZONATI O DI SOLUZIONI PRECARIE - INEVITABILMENTE SI FAREBBE PRECIPITARE IL PAESE VERSO IL VOTO ANTICIPATO, CHE È UN’IPOTESI REALE. DOBBIAMO INVECE RINSALDARE IL PATTO CHE PORTI QUESTO GOVERNO AL 2023»