Aldo Spinelli, imprenditore genovese coinvolto nell'inchiesta che ha causato le dimissioni di Giovanni Toti dalla presidenza della Regione Liguria, ha deciso di accettare il patteggiamento. Questa decisione segue un'attenta riflessione guidata dai suoi legali, Alessandro Vaccaro e Andrea Vernazza, che hanno valutato i rischi di affrontare un lungo processo giudiziario.

In una nota ufficiale, gli avvocati spiegano: «Avremmo voluto affrontare il dibattimento, certi di poter dimostrare l'innocenza di Aldo Spinelli. Tuttavia, la prospettiva di dover sostenere, come unico imputato, un processo che si sarebbe protratto per anni ha spinto il nostro assistito, su nostro consiglio, a optare per il patteggiamento. Spinelli desidera preservare le sue aziende e la sua famiglia da un danno mediatico irreparabile».
L'accordo raggiunto prevede una pena di tre anni e due mesi, con la confisca di 500 mila euro già sequestrati in precedenza.

La decisione di Spinelli di accettare il patteggiamento segue l'atteggiamento di altre figure coinvolte nell'inchiesta, tra cui Giovanni Toti e Paolo Emilio Signorini, che hanno preferito risolvere la questione senza affrontare il processo. Nella sua intervista a La Repubblica, Spinelli ha chiarito: «I miei avvocati mi hanno consigliato di patteggiare perché lo hanno fatto Toti e Signorini. Io però non volevo, assolutamente. Ma se un medico dice che devi prendere la Tachipirina, alla fine la prendi, belin…». Dichiarazione che riflette l’amarezza dell’imprenditore nel dover accettare un patteggiamento, nonostante la convinzione della sua innocenza. «Le concessioni sono regolari, lo ha dimostrato tutto il mondo. Io ho sempre operato alla luce del sole», ha aggiunto Spinelli, ribadendo la sua trasparenza in ogni operazione legata alla gestione dei suoi affari, specialmente nel settore portuale.

L'inchiesta ha coinvolto anche Paolo Emilio Signorini, presidente dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale. Spinelli, parlando del rapporto con lui, ha spiegato: «Signorini, un amico, non fece nulla per me. Doveva essere un'amicizia più 'normale', ma lui non ha fatto assolutamente niente per aiutarmi».

Giovanni Toti, figura centrale di questa vicenda, è stato il destinatario di donazioni politiche da parte di Spinelli, che ha spiegato le sue motivazioni: «C’erano campagne politiche sue, del sindaco di Genova e altre. Io gli dicevo di stare calmo, perché per lui arrivava sempre un’elezione. Però all'ultima cena elettorale eravamo in 600 e io sono quello che gli ha dato meno di tutti. Non c’era niente di particolare, ci conoscevamo e basta. In nove anni siamo diventati amici. Pensi che dovevo essere io il candidato del centrodestra nove anni fa, poi è venuto fuori Toti. Ho donato soldi sia a lui che alla Paita nel 2015, tutto registrato».