PHOTO
Il magistrato Armando Spataro, ex procuratore di Torino
«Se si intercetta una telefonata, nella quale Tizio e Caio si mettono d’accordo per commettere un omicidio è prova. Se Tizio e Caio si accordano per vedersi, non è prova, ma lo diventa se la polizia giudiziaria li segue e accerta un delitto mentre avviene. Il ministro fa questioni lessicali, ma il tema centrale riguarda l’utilizzabilità delle intercettazioni». Lo afferma in una intervista a “Repubblica” Armando Spataro, magistrato oggi in pensione ed ex procuratore di Torino, commentando le ultime dichiarazioni del Guardasigilli Nordio.
Spataro sostiene che si può intercettare per il reato di corruzione perché «la legge lo consente, e ci mancherebbe altro. Condivido in pieno l’intervista che vi ha rilasciato ieri il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, perché quando s’inizia un’intercettazione, magari non è finalizzata a scoprire un’associazione mafiosa, ma altri reati. Poiché la mafia è sempre alla ricerca di denaro e potere, però, vi possono ben essere indagini per frodi fiscali, per bancarotta e per corruzione che partono con un’intercettazione per questi reati finendo con il rivelare intrecci mafiosi». Osserva poi che «non ci sono intercettazioni “anormali” o “eccezionali”: sono “normali” tutte quelle per i reati previsti dalla legge. Altrimenti sarebbero illecite. Quindi, il catalogo dei reati non dev’essere toccato, ridurlo non ha senso».
Il magistrato Armando Spataro si dice «d'accordissimo» con l'idea che nell'uso delle intercettazioni “chi sbaglia dei magistrati paga”: «Le mie linee guida nella Procura di Torino prevedevano massima attenzione al rispetto della privacy di tutti, non solo degli estranei al reato. E tenevano fuori dal processo e da ogni pubblicità le intercettazioni non utilizzabili o irrilevanti, lavorando sempre con la stella polare della presunzione d’innocenza dell’indagato. E anche l’uso del famoso trojan, il virus inserito nel telefono, va limitato: non può essere attivato 24 ore su 24, ma solo quando ho elementi concreti per ritenere che sia imminente una conversazione o un incontro importante»