Non è possibile stabilire se e quanto lo sciopero dei magistrati dello scorso 27 febbraio contro la separazione delle carriere abbia o meno impattato sugli investimenti del Pnrr. Ma il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, intervenuto alla Camera per chiarire il dubbio sollevato in tal senso dal capogruppo di Forza Italia in Commissione Giustizia Tommaso Calderone, ne ha approfittato per chiarire ulteriormente il suo punto di vista sull’astensione e per rispondere alla magistratura, più che al collega. Sottolineando come la scelta di scendere in piazza sia stata inopportuna, a suo dire, contraria al principio di separazione dei poteri. Calderone aveva chiesto di conoscere gli “effetti” dello sciopero organizzato dall’Associazione nazionale magistrati, al quale stando ai dati comunicati dalla competente articolazione ministeriale avrebbe aderito il 73,5 per cento dei magistrati in servizio. Diciannove, invece, le astensioni sui 211 fuori ruolo, circa il 9 per cento. Ma pur non potendo quantificare, nell’immediatezza, «l’impatto finanziario che lo sciopero potrebbe avere avuto sugli investimenti del Pnrr del sistema giustizia», il punto per Sisto è un altro. «In uno Stato di diritto come il nostro, che si fonda sul principio della separazione dei poteri - ha sottolineato -, l’astensione rivolta ad un provvedimento legislativo appare espressione di dissenso, quantomeno atipica e, in uno, inopportuna.

Non può non leggersi, con dispiacere, l’atteggiamento della magistratura deliberatamente teso alla forte contrapposizione all’azione di governo». Insomma, un attacco frontale, per quanto “garbato”, ai magistrati, che ovviamente hanno la libertà, in quanto cittadini, «di manifestazione e di partecipazione politica». Ma tali diritti, ha aggiunto Sisto, andrebbero esercitati «tutelando i principi, pur essi costituzionali, di imparzialità della magistratura e di leale collaborazione con le istituzioni».

Concetto, quest’ultimo, che significa rispetto dei ruoli, ha aggiunto il viceministro. «È il caso di ricordare che la funzione di indirizzo politico compete esclusivamente al governo e al Parlamento - ha sottolineato -, e non di certo alla magistratura. Le istituzioni, invero, appartengono e rispondono all’intera collettività e tutti devono potersi riconoscere in esse». Sisto, andando oltre il quesito posto da Calderone, ha ricordato che la riforma, «scritta per i cittadini» e parte del programma di governo, affonda le proprie origini nelle scelte dei padri costituenti. Motivo per cui «le legittime opinioni della magistratura su temi politicamente sensibili non devono essere espresse scendendo in piazza». Un concetto ribadito recentemente dall’ex presidente della Camera Luciano Violante in audizione al Senato: il magistrato, ha sottolineato, «scendendo in piazza scontenta l’altra parte della piazza e questo non è, ovviamente, compatibile con il suo ruolo. E, quindi, non deve scendere in piazza in modo tale da fare dubitare della sua indipendenza e imparzialità nell’adempimento dei compiti alla magistratura assegnati: l’una e l’altra, indipendenza e imparzialità, essendo valori di rango costituzionale. Provocare tali tipologie di guerre sante, alla fine, costituisce solo occasione di pregiudizio per i cittadini e questo, certamente, non è né buono e né giusto».

Sisto ha dunque replicato alla magistratura, più che a Calderone. Che, dal canto suo, si è detto «ampiamente soddisfatto della risposta e delle osservazioni» proprio in merito alla distinzione di funzioni tra i poteri dello Stato. «È un dissenso assolutamente atipico - ha evidenziato il deputato di FI -. E non è soltanto - mi sia consentito - verificare se si accontenta o no una parte della piazza, sono in ballo valori costituzionali. Stiamo discutendo di altissimi valori costituzionali. Immagini se dopo una sentenza dal Parlamento o dal governo non condivisa, il Parlamento andasse a scioperare in Piazza Montecitorio contro i magistrati o, meglio, contro una sentenza dei magistrati: sarebbe - ahinoi - il caos istituzionale. E questo non va bene, non va bene per la sicurezza del cittadino italiano. Ognuno deve esercitare al meglio con disciplina e onore il ruolo istituzionale e costituzionale che ha. Quindi, è necessario verificare se questo sciopero, certamente legale, sia o sia stato un disservizio per il cittadino italiano». Da qui l’invito al ministero a verificare gli esiti della protesta sul sistema giudiziario. Ogni 15 giorni, ha promesso Calderone, «o nei tempi che mi consente il Regolamento presenterò una interrogazione o un’interpellanza urgente per conoscere questi dati. Perché il cittadino italiano - lo ribadisco ha la necessità di conoscerli».