«Non può parlarsi di legge bavaglio, non si vieta di pubblicare per riassunto ma di pubblicare testualmente l'ordinanza. Ma l'osservazione che facciamo è che sostanzialmente in questo modo ci si affida alla sintesi più o meno corretta del giornalista ed è questo il vero vulnus che può subire l'indagato». Lo afferma la vice presidente dell'Associazione nazionale magistrati (Anm) Alessandra Maddalena in audizione informale davanti all'Ufficio di presidenza della Commissione Giustizia del Senato sullo schema di decreto legislativo con le disposizioni per il compiuto adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni della direttiva (Ue) 2016/343, sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti.

Secondo Maddalena «da una lettura approfondita della direttiva europea non ci sembra che vi sia un riferimento espresso, anche implicito, alla necessità di vietare la pubblicazione testuale delle ordinanze». Per la vicepresidente dell'Anm «se già si è intervenuti sulle modalità di redazione chiedendo un'attenzione perché l'indagato non sia presentato come colpevole anticipatamente e se è anche stabilito che le ordinanze devono essere redatte solo riportando i brani essenziali, non si comprende il motivo per cui poi debba essere vietata la pubblicazione testuale con il rischio di una sintesi e una maggiore difficoltà di comunicazione a svantaggio dello stesso indagato: una comunicazione impropria, pregiudicata anche da una eventuale enfatizzazione come a volte negli organi di informazione, potrebbe generare nel sistema di opinione proprio quella certezza della colpevolezza prima della sentenza definitiva che la normativa europea vuole evitare».