La Legge 1 aprile 1981, n. 121, ha segnato una svolta cruciale nella gestione della sicurezza pubblica in Italia, introducendo una riforma organica per modernizzare le forze di polizia e rafforzare il rispetto dei diritti dei cittadini anche se, come vediamo, si rischia la schedatura a vita.

La norma ha ridefinito il ruolo del Ministro dell’Interno, rendendolo il massimo responsabile della tutela dell’ordine pubblico e coordinatore delle attività delle diverse forze di polizia, tra cui Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia Penitenziaria. Per garantire un’azione efficace e unitaria, la legge ha istituito il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, un organo centrale dedicato alla supervisione e al coordinamento operativo.

Uno dei punti più significativi della riforma è stata la trasformazione del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza in Polizia di Stato, con natura civile. Questa innovazione ha permesso ai suoi membri di esercitare diritti sindacali, pur mantenendo alcune limitazioni specifiche per esigenze operative.

La legge ha anche rivolto un’attenzione particolare alla formazione professionale del personale, introducendo programmi di istruzione e aggiornamento per accrescere competenze tecniche e amministrative. Un aspetto centrale è stato il richiamo al rispetto dei diritti costituzionali dei cittadini, imponendo alle forze dell’ordine un'azione in linea con i principi della legalità.

Secondo il nuovo ordinamento, ogni intervento delle forze di polizia deve coniugare efficienza operativa e rispetto delle libertà individuali, in un equilibrio fondamentale per uno Stato democratico.