«La magistratura dimostra, a mio avviso, di avere in se stessa la forza per adeguarsi alle richieste che provengono dalla società, per autoriformarsi, e per introdurre nuove norme al fine di garantire più trasparenza e maggiore credibilità al proprio lavoro», ha dichiarato ieri Isabella Bertolini, laica Csm eletta su indicazione di FdI e presidente della commissione di Palazzo Bachelet per le Valutazioni di professionalità, illustrando in plenum la circolare relativa appunto alle “pagelle”. Le nuove norme, approvate ieri con la sola astensione del laico Ernesto Carbone ( Iv), arrivano al termine di un lungo e complesso lavoro di studio e di approfondimento avviato quando la commissione era presieduta dalla togata Bernadette Nicotra.

La riforma Cartabia, fra i vari temi, aveva modificato anche quello riguardante la valutazione di professionalità dei magistrati, ispirandosi a una serie di principi volti a garantire una maggiore trasparenza, efficienza e qualità nel sistema giudiziario. Diverse le innovazioni previste. Innanzitutto, la riforma mira a incentivare il merito tra i magistrati, stabilendo criteri di valutazione più rigorosi e oggettivi per il riconoscimento della professionalità, alcuni di nuova introduzione e altri già operativi nella precedente normativa. Tra le novità più rilevanti c’è sicuramente l’introduzione della “pagella” sulle capacità di organizzare il proprio lavoro. La previsione, va detto, sarà però pienamente operativa quando gli applicativi informatici ministeriali saranno implementati con funzioni che consentiranno sia l’estrazione dei prospetti statistici, sia la campionatura dei provvedimenti. Viene previsto poi un sistema di valutazione più trasparente e accessibile, introducendo criteri ben definiti anche attraverso un maggiore coinvolgimento della componente laica con il “diritto di tribuna”, e il diritto di voto della sola componente forense, presso i Consigli giudiziari e il Consiglio direttivo della Corte di cassazione. La riforma introduce inoltre meccanismi che riducono al minimo le valutazioni soggettive, promuovendo un approccio più imparziale. I magistrati dovrebbero in futuro essere valutati sulla base di parametri oggettivi come la qualità del lavoro svolto, l’efficienza nelle decisioni e la tempestività nelle procedure.

Il sistema di valutazione è stato anche pensato per prevedere un monitoraggio continuo del lavoro dei magistrati, con verifiche periodiche che mirano a garantire che la professionalità si mantenga costante nel tempo. In tale direzione va la completa digitalizzazione del fascicolo personale del magistrato e del nuovo fascicolo della valutazione del magistrato.

Un altro principio ispiratore, sebbene già applicato in passato, è la promozione della formazione e dell’aggiornamento continuo per i magistrati. Si incoraggia così la partecipazione a corsi di perfezionamento e aggiornamento professionale per mantenere alta la qualità delle decisioni giudiziarie. Infine, la riforma mira a migliorare l’efficienza complessiva del sistema giudiziario, incentivando i magistrati a prendere decisioni più rapide e coerenti, riducendo i tempi dei processi e migliorando l’accesso alla giustizia per i cittadini attraverso l’effettiva applicazione degli standard medi di rendimento, attualmente applicati in via sperimentale e che opereranno a tutto campo solo dopo la definizione della fase sperimentale.

«Certamente potevamo essere più coraggiosi, ma garantisco che già questo risultato non è stato facile da raggiungere, perché ha incontrato diverse opposizioni. I grandi cambiamenti, comunque, si fanno a piccoli passi, superando le legittime resistenze, e nella magistratura di resistenze ce ne sono molte, che si incontrano», ha proseguito Bertolini. La legge, va sottolineato, prevede che la valutazione di professionalità “non può riguardare l’attività di interpretazione di norme di diritto, né quella di valutazione del fatto e delle prove”. «Premesso che la riforma Cartabia mortifica l’ordine giudiziario, sottoponendolo a un produttivismo irrazionale, resta il buco nero delle pagella del magistrato, che rischia di essere in balia di capi e capetti delle correnti sparpagliati nel sistema di autogoverno», ha commentato il togato indipendente Andrea Mirenda.