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Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ospite della trasmissione Cinque Minuti — Roma, Italia -Venerdì , 24 Gennaio 2025 (foto Cecilia Fabiano/LaPresse) Minister of Justice Carlo Nordio guest on the Cinque Minuti programme — Rome , Italy - Friday January 24 , 2025 (photo Cecilia Fabiano / LaPresse)
Accordo su tutto. Sui tempi per separare le carriere, che saranno brevi, il più possibile. Nessuna modifica al testo del ddl costituzionale, ora al Senato, e dritti lungo la strada che dovrebbe portare all’approvazione definitiva in Parlamento entro l’anno. Intesa pure sul resto del “programma giustizia”, sulle riforme rimaste a mezz’aria. Dalla prescrizione alle intercettazioni. Con una clausola: non infierire.
Non mandare avanti altre proposte, non ancora calendarizzate o comunque non approvate neppure da un ramo del Parlamento. Tanto per intendersi: niente giornata per le vittime degli errori giudiziari, la “legge Tortora” che aveva fatto storcere il naso all’Anm, e niente commissione d’inchiesta sulla magistratura, che provocherebbe reazioni ancora più stizzite.
E insomma: al vertice di ieri pomeriggio sulla giustizia passa il lodo Nordio, con lo sprint sulla separazione delle carriere e “riduzione del danno” sul resto. Ne aveva dato anticipazione il Dubbio. Alla fine, lo schema è stato condiviso nella densa seppur non lunghissima (un’oretta e mezza) riunione svolta nel tardo pomeriggio a via Arenula. Tavolo a cui hanno preso posto, col guardasigilli, il suo vice Sisto, i sottosegretari Delmastro e Ostellari, i capigruppo di tutto il centrodestra e i presidenti delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia delle due Camere.
E il piano d’azione è stato formulato appunto in una chiave anche meno severa di quanto si potesse ipotizzare. Lo certifica il comunicato diffuso dal ministero della Giustizia a fine incontro: nella «proficua riunione», è stata «ribadita la priorità del disegno di legge costituzionale della separazione delle carriere e della riforma del Csm», e «si è convenuto di portare avanti i ddl frutto del programma della coalizione di centrodestra, tra i quali le norme sulla prescrizione, quelle sulle intercettazioni, sul sequestro degli smartphone e sulla geografia giudiziaria. Accanto a queste misure», inoltre, «ovviamente sarà dedicato grande impegno al ddl sulla sicurezza in esame al Senato».
Definitivamente “sdoganata” dunque non solo la legge Zanettin che fissa in 45 giorni la durata degli “ascolti” ma anche il testo che impone ai pm di sottostare al controllo del giudice nel sequestrare i dispositivi elettronici dell’indagato. Ma visto che, come spiega uno dei parlamentari intervenuti alla riunione, «non c’è alcuna intenzione di avvalorare anche solo involontariamente l’idea di un approccio vendicativo nei confronti della magistratura, saranno tenute da parte altre iniziative che potevano suonare, a torto o a ragione, come un attacco alle toghe, dalla Giornata per le vittime degli errori giudiziari», appunto, «alla commissione d’inchiesta sui pm politicizzati».
Chiaro: più chiaro di così non si può. Tutti soddisfatti. Anche il capogruppo di FI al Senato Maurizio Gasparri che, tra i vertici dei partiti di governo, era il meno entusiasta di un’eventuale “ritirata” che avesse lasciato spazio al solo “divorzio” tra giudici e pm. La logica è altrettanto leggibile: rispettare la consegna della premier Meloni, condivisa con Nordio e col sottosegretario alla Presidenza Mantovano, secondo cui la magistratura non deve poter lamentare un “accanimento” da parte del governo e della maggioranza. È quello che, nell’Esecutivo, definiscono “pacchetto Parodi”: il punto di caduta, cioè, dell’incontro di una settimana fa a Palazzo Chigi, in cui la presidente del Consiglio, Mantovano e Nordio si sono impegnati, con il neopresidente dell’Anm e la sua Giunta, a non aggiungere alla separazione delle carriere altri carichi da novanta.
Va detto che aver inserito anche nella nota ufficiale il riferimento al ddl sulla geografia giudiziaria, importantissimo (anche per l’avvocatura) ma assai meno glamour per il mainstream dell’informazione, conferma implicitamente che le leggi in materia di giustizia finiranno davvero lì: prescrizione, i due testi sugli “ascolti” e il riordino dei Tribunali. Stop. Il che significa, come lascia intendere un altro dei convenuti di ieri al vertice con Nordio, che non ci sarà spazio per un’iniziativa di via Arenula sui trojan: «Non ne abbiamo neppure parlato».
Nordio considera inopportuno, a questo punto, intervenire anche sui virus spia. Allo stesso modo desisterà, almeno finché non avrà incassato il sì confermativo al referendum sulle carriere, anche sulla riforma della custodia cautelare. E qui affiora un’altra sfumatura del “bilanciamento” concordato ieri dagli esponenti del centrodestra col guardasigilli: non solo è meglio evitare provocazioni nei confronti della magistratura e dell’Anm, ma è anche il caso di rinunciare a provvedimenti che la contraerea nemica (la stessa Anm e le opposizioni) liquiderebbero come cedimenti a una presunta “logica dell’impunità”.
Come anticipato dal Dubbio, l’idea del governo, di Nordio, ma anche della premier, è che una seconda metà di legislatura “ipergarantista” proietterebbe una luce ambivalente pure sulla separazione delle carriere, e metterebbe a rischio l’esito del referendum. Oggi si comincerà dalla legge Zanettin, che sarà votata nell’aula della Camera. Poi man mano il resto. Senza eccessi. Nella speranza che basti a portare le carriere separate fino al traguardo.