La separazione delle carriere fra pm e giudici è un tema che tocca “l’intera avvocatura e non solo le Camere penali”.  Lo ha ricordato il presidente del Consiglio nazionale forense, l’avvocato Francesco Greco, intervenendo a Milano all’inaugurazione dell'anno giudiziario del penalisti.

La realtà italiana è un unicum nei Paesi occidentali, ha ricordato Greco, sottolineando come la separazione delle carriere sia quindi una riforma non più differibile. L’appuntamento di quest’anno, dedicato proprio alla figura e al ruolo del pm, è stato segnato nella giornata di apertura per la defezione dei magistrati del capoluogo lombardo. Erano infatti previsti i saluti dei vertici degli uffici giudiziari milanesi che hanno però rifiutato l’invito esprimendo “il disagio a intervenire in un contesto complessivo nel quale la magistratura viene sistematicamente delegittimata e individuata come un ordine estraneo alla cultura istituzionale, quasi eversivo”.
“Lasciatemi esprimere il dispiacere per l’assenza dei vertici della magistratura milanese. Voglio davvero formulare l’auspicio convinto che si tratti solo di un incidente di percorso, che non abbia a replicarsi in altri momenti”, ha replicato il presidente dell’Ucpi, l'avvocato Francesco Petrelli. “Non voglio esprimerne in questo momento un giudizio, ma mi preme sottolineare come ogni innalzamento del conflitto nei confronti dell'avvocatura contribuisca a emarginare dal dibattito l’unica questione che a noi interessa e che è il merito”, ha aggiunto.
“Non è tempo di scontri ideologici, ma di ideali che ispirino le condotte”, ha invece dichiarato Antonino La Lumia, presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano. La decisione dei vertici della magistratura milanese, “manifestando una posizione di disagio certamente legittima, ha privato il dibattito sui temi del processo penale e dell'assetto della giurisdizione di una voce tanto più importante”, ha aggiunto La Lumia, secondo cui la riforma “è un 'atto dovuto'”.
“I capi degli uffici giudiziari milanesi avevano accettato espressamente l’invito quando gli avevamo mandato la bozza, i temi delle discussioni e i nomi dei relatori”, ha ricordato ai tanti avvocati presenti al teatro Carcano, la presidente della Camera Penale di Milano Valentina Alberta. “Li ringrazio comunque - ha ironizzato - per la risonanza mediatica che hanno dato a questo evento declinando l’invito. Non comprendo il gesto polemico da parte di istituzioni che hanno avuto da noi rispetto e collaborazione. Noi non siamo la politica e non siamo il governo e continueremo a protestare contro governi di qualsiasi colore se non ci troveremo d'accordo”.
La presidente ha quindi elencato i vari temi che saranno affrontati durante le due giornate di dibattiti: dall’iscrizione nel registro degli indagati, all’informazione giudiziaria, all’obbligatorietà dell’azione penale.
Dopo il primo panel che ha ripercorso l’evoluzione del ruolo del pm da “Mani pulite alla nuova Repubblica giudiziaria”, con la partecipazione dell’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli, ha preso la parola in video collegamento Carlo Nordio. “Il nostro cronoprogramma è definito: in prima lettura la riforma della separazione delle carriere dovrebbe essere approvata entro marzo e poi entro l'estate dovrebbe avere l'approvazione definitiva. Ci sarà poi il referendum, sono certo, e che io auspico, perché una materia così complicata, complessa e di alta sensibilità civica è bene che venga sottoposta alla valutazione del popolo sovrano”, ha esordito il Guardasigilli.
“Noi non abbiamo timore e non vogliamo nemmeno lusingarci dei sondaggi che conosciamo: ci affideremo alla volontà del popolo”, ha sottolineato Nordio, stigmatizzando chi dice che la separazione delle carriere creerebbe problemi alla comune cultura della giurisdizione dei magistrati: “E' ormai una formula vuota, prima di significato: se proprio volessimo darle un significato dovremmo dire che o la giurisdizione viene considerata in senso stretto, limitata all'opera del giudice oppure è un tavolo a tre gambe, perché è la dialettica processuale che vede avvocato, pm e giudice". Per il ministro, “cultura della giurisdizione limitata all'associazione tra pm e giudice è una non cultura della giurisdizione perché manca una parte essenziale, che è quella dell’avvocatura”.
“La riforma sulla separazione delle carriere è consustanziale al processo accusatorio. Noi su questo non esitiamo, possono fare tutte le manifestazioni che vogliono ma andiamo avanti: più si alimenta la polemica più la nostra determinazione aumenta”, ha infine rimarcato il Guardasigilli. Non poteva mancare da parte sua un accenno alle condizioni carcerarie e ai suicidi in cella, “un fardello di dolore cui cerchiamo di rimediare ogni giorno”, annunciando un piano carceri che permetterà ai avere ottomila nuovi posti nei prossimi due anni.