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Renzi e Calenda
Le famose «convergenze sui temi» tanto auspicate da Elly Schlein e Giuseppe Conte stentano a decollare, e così sono i centristi di Azione e Iv che nel frattempo «convergono» con la maggioranza dicendosi d’accordo con la riforma della separazione delle carriere, che ha ottenuto martedì il via libera in commissione Affari costituzionali alla Camera.
Se Carlo Calenda non ha mai nascosto il suo impegno per una riforma della giustizia seria che prevedesse anche la separazione delle carriere dei magistrati e alla quale, in questo caso, Azione non avrebbe di certo fatto mancare il suo sostegno, anche il leader di Iv Matteo Renzi ha ribadito il suo sì al testo, lasciando tuttavia aperti diversi dubbi sull’effettiva realizzazione della norma.
«Se fosse davvero la separazione delle carriere noi voteremmo a favore, sono da sempre per la separazione delle carriere, il problema è che non sai mai quello che c’è sotto - ha detto l’ex presidente del Consiglio - Se c’è la separazione delle carriere voto a favore, ma se devo dare un giudizio su questi due anni, Nordio e Delmastro delle Vedove sono i peggiori del Governo».
La critica renziana al ministro della Giustizia, più volte definito «un galantuomo» ma al tempo stesso incoerente tra le sue idee e l’effettiva attività di governo, del resto non è una novità, per non parlare degli epiteti affibbiati a Delmastro, da ultimo giudicato «un uomo sadico e malato che si deve far curare».
E tanto per non mollare la preda, fonti renziane descrivono il leader come «convinto che alla fine la riforma non si farà» e a riprova di questo giovedì è previsto un question time dello stesso Nordio in Senato in cui il renziano Ivan Scalfarotto chiederà conto al titolare di via Arenula «di tutte le cose che ha promesso e non ha fatto». Ma a conti fatti i voti dei parlamentari centristi in Aula non mancheranno, quando il testo, la prossima settimana, approderà alla Camera.
«Il voto che c’è stato in commissione segna un passo importante, adesso si andrà in plenaria e poi si andrà verso un percorso, mi auguro, che porti in tempi abbastanza rapidi della riforma della giustizia», ha detto il leader di Forza Italia Antonio Tajani. Per il quale «la separazione delle carriere è fondamentale, non è una riforma contro i magistrati, anzi è una riforma che esalta il ruolo del giudice giudicante». Secondo il vicepresidente del Consiglio «è una riforma che punta anche a ridurre la politicizzazione e il potere delle correnti all’interno della magistratura, per privilegiare il ruolo dei singoli magistrati» e «per quanto riguarda il processo, avere la separazione delle carriere significa avere un processo più bilanciato, dove il giudice terzo avrà il compito di decidere se il piatto della bilancia pende di più dalla parte della pubblica accusa o pende di più dalla parte della difesa». Ma, continua, «pubblica accusa e difesa avranno lo stesso potere e saranno messi sullo stesso livello. Questo è il nostro obiettivo, per dare certezza ai nostri concittadini. È una vittoria storica per noi di Forza Italia».
La riforma, sostenuta da tutto il centrodestra, è ritenuta «importante» anche dall’Unione delle camere penali italiane, che tuttavia auspica il referendum come termine del percorso riformatore. «Per poter giungere al compimento del complesso iter parlamentare è fondamentale che venga rispettata senza incertezze la tabella di marcia fino alla sua conclusione ed occorre prepararsi al referendum che consentirà ai cittadini di esprimersi su questa importante riforma», scrivono i penalisti in una nota sottolineando come la riforma miri al «rafforzamento della figura del giudice, garantendo la piena indipendenza ed autonomia del pubblico ministero e dell’intera magistratura». «L’Unione - conclude la nota - si impegnerà affinché si realizzi nel processo il modello del giudice terzo ed imparziale voluto dalla nostra Costituzione, indispensabile per una giustizia che sia degna di una moderna democrazia».
E se di «norma epocale per la giustizia italiana» parla il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli di FdI, per il leader di Noi moderati Maurizio Lupi «distinguere la magistratura requirente da quella giudicante non è solo una necessità tecnica, ma un atto di grande civiltà giuridica». Insomma, centrodestra compatto a sostegno del testo, che tuttavia anche con il sostegno di Azione e Iv non avrà i numeri per evitare il referendum.
Lo stesso ministro Nordio, d’altronde, ha definito «necessario» che «su una materia così cruciale e così costituzionalmente importante si esprima il popolo italiano». Perché «se ci fosse un accordo magari risicato la polemica continuerebbe sulla base di una consuetudine italiana di pensare che ci siano stati accordi o do ut des». Dunque prima l’approvazione in Parlamento, magari anche con i voti di Azione e Iv, e poi che referendum sia.