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Nicolò Zanon è ufficialmente fuori dalla corsa per la presidenza della Scuola superiore della magistratura. Il ministro Nordio, infatti, lo scorso 29 dicembre con decreto, ha individuato i cinque componenti del comitato direttivo della Scuola che ha come obiettivo la formazione permanente dei magistrati e, in collaborazione con il Csm, quella iniziale dei magistrati in tirocinio.
I nomi scelti dal Guardasigilli sono Ines Maria Luisa Marini (magistrato in quiescenza, già presidente della Corte d’Appello di Venezia), Stefano Dorigo (professore associato di diritto tributario presso l’Università di Firenze), Mauro Paladini (professore ordinario di diritto privato presso l’Università di Milano- Bicocca), Pier Lorenzo Parenti (avvocato patrocinante in Cassazione), Federico Vianelli (avvocato patrocinante in Cassazione).
Gli altri sette membri dovranno essere nominati dal Consiglio superiore della magistratura entro il 30 gennaio. Ma tra le disponibilità pervenute a Palazzo dei Marescialli manca quella dell’ex giudice costituzionale, che aveva terminato il suo mandato l’ 11 novembre scorso, nella posizione di vice presidente della Consulta. E allora aumentano le possibilità che a prendere il posto dell’attuale presidente Giorgio Lattanzi arrivi Silvana Sciarra, anch’ella già presidente della Corte costituzionale che si è candidata per la posizione questa estate, prima ancora che scadesse il suo mandato a Piazza del Quirinale.
Senza Zanon la giuslavorista - che Giuseppe Conte propose per la corsa al Quirinale e che prima ancora era stata eletta dal Parlamento quale giudice costituzionale grazie ad un asse Movimento 5 Stelle e Partito democratico – ha buone chance di salire al vertice della prestigiosa Scuola con sede a Scandicci, Napoli, Roma, perché al momento nessuno sembra avere il profilo giusto per ricoprire quel ruolo. Se fosse lei a ricoprirlo, sarebbe il quarto presidente ad arrivare dalla Consulta dopo i suoi predecessori Valerio Onida, Gaetano Silvestri e Giorgio Lattanzi, quest’ultimo tuttora in carica. Ma la partita per la sua nomina da parte del Csm non è ancora chiusa perché i setti laici di centro destra starebbero storcendo il naso, essendo stata appunto sponsorizzata in passato dai dem e dai pentastellati. Ma perché è saltata la nomina di Nicolò Zanon, professore ordinario di Diritto costituzionale nell'Università degli Studi di Milano, nel 2010 eletto, su indicazione del centrodestra, al Consiglio superiore della magistratura? Non si esclude che a pesare sulla scelta di Carlo Nordio abbiano influito le clamorose rivelazioni fatte qualche settimana fa da Zanon, durante la presentazione a Milano del libro di Alessandro Barbano “La gogna. Hotel Champagne la notte della giustizia italiana”. Il giurista rivelò che la sentenza su Cosimo Maria Ferri fu pronunciata «rovesciando» la Costituzione per evitare di sconfessare la Cassazione e la sezione disciplinare del Csm sulla notte dell'Hotel Champagne.
Questo giornale per primo ne diede notizia ma nei giorni successivi l’episodio fu raccontato da diverse testate e arrivò persino in Parlamento durante il dibattito sull’autorizzazione (poi negata per la seconda volta) all’utilizzo o meno delle intercettazioni proprio contro Ferri. L’onorevole Roberto Giachetti di Italia Viva parlò addirittura di «pericolo per la democrazia» e negli stessi momenti proprio la Corte costituzionale fu costretta ad inviare, anche se a sei giorni dai fatti, un comunicato stampa per difendere il ruolo di istituzione di garanzia della Consulta, che aveva subìto diversi attacchi in quei giorni. Probabilmente questa strategia di Zanon, per alcuni considerata di delegittimazione della Corte che sarebbe poi la stessa strategia della destra, ha impedito a Nordio per una questione di opportunità politica e mediatica di nominare l’ex giudice.