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«Otello Lupacchini va trasferito». È questa la misura cautelare invocata dal pg di Cassazione Giovanni Salvi e dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per il procuratore generale di Catanzaro. Una decisione che il plenum del Csm prenderà giovedì prossimo, quando si stabilirà il destino del magistrato, finito nell’occhio del ciclone per le sue esternazioni critiche nei confronti della Dda di Catanzaro e, in particolare, nei confronti del suo capo, Nicola Gratteri. Tutto era nato dalle dichiarazioni rilasciate in un'intervista a TgCom, dopo il blitz “Rinascita-Scott”, che ha portato ad oltre 300 misure cautelari e a un totale di 416 indagati. A chiedere la pratica a tutela del procuratore della Dda Nicola Gratteri erano stati i consiglieri di Area e Magistratura Indipendente, preoccupati per l'intervista, che aveva fornito al pg il pretesto per riprendere i fili della polemica ingaggiata ormai da mesi con Gratteri, lamentando il «mancato rispetto delle regole di coordinamento con altri uffici giudiziari». «I nomi degli arrestati - aveva dichiarato - e le ragioni degli arresti li abbiamo conosciuti soltanto a seguito della pubblicazione sulla stampa che evidentemente è molto più importante della procura generale contattare e informare. Al di là di quelle che sono poi, invece, le attività della procura generale, che quindi può rispondere soltanto sulla base di ciò che normalmente accade e cioè l’evanescenza come ombra lunatica di molte operazioni della procura distrettuale di Catanzaro stessa». Per il Csm, Lupacchini avrebbe così delegittimato pubblicamente l’operato del procuratore Gratteri, tenendo tutta una serie di comportamenti che macchierebbero l’immagine del magistrato. Il pg era comparso in prima commissione lo scorso 13 gennaio, nel corso di un'audizione a porte chiuse, nonostante la richiesta avanzata dal legale di Lupacchini, Ivano Iai, di renderla pubblica per evitare «di notizie distorte». Richiesta respinta, però, per esigenze di segretezza degli atti e per la delicatezza della vicenda. Ed oggi, dopo la richiesta cautelare avanzata da Bonafede e Salvi, il difensore del magistrato torna a chiedere che tutto venga reso pubblico: una richiesta motivata con la «necessità» di tutelare l'immagine del pg,«oggetto di diverse centinaia di insulti che, precipitati in rete con inusitata virulenza (soprattutto attraverso social network) hanno ingenerosamente e immotivatamente apostrofato il magistrato con espressioni offensive della sua dignità personale e professionale». Appare inoltre«indispensabile - sostiene il legale - portare a conoscenza della collettività, nei minimi dettagli, fatti estremamente gravi in ragione dei quali il dottor Lupacchini vede aggravarsi ulteriormente il pericolo per la propria incolumità».