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Daniela Santanchè, Ministro per il turismo, durante la conferenza stampa dopo il Consiglio dei Ministri tenutosi a Palazzo Chigi a Roma
È fissata per il 29 gennaio l'udienza davanti alla Corte di Cassazione per decidere se il procedimento penale a carico di Daniela Santanchè per la presunta truffa aggravata sui fondi della cassa integrazione Covid vada celebrato a Milano o a Roma. Lo hanno comunicato i giudici della seconda sezione della Suprema Corte all'avvocatura generale dello Stato e ai difensori degli imputati, Nicolò Pelanda e Salvatore Sanzo, (per la ministra del Turismo e per il compagno Dimitri Kunz), Marcello Elia per Paolo Concordia e Maurizio Riverditi per la Visibilia Editore spa in amministrazione giudiziaria guidata dal commissario del tribunale Maurizio Irrera e per la Visibilia Concessionaria srl. L'udienza si terrà in camera di consiglio senza la presenza delle parti che possono depositare memorie.
Questione di competenza territoriale
La questione di competenza territoriale è stata sollevata dalla gup Tiziana Gueli su istanza dei legali. La Cassazione è chiamata a stabilire se i 126.468,60 euro versati dall'Inps fra 2020 e 2022 a 13 lavoratori delle società di Santanchè per 20.117 ore di cassa integrazione covid, mentre in realtà avrebbero «continuato a svolgere le proprie mansioni secondo i contratti in corso» e in "smart working", vadano considerati come un'ipotesi di reato unitaria e continuata di truffa aggravata all'Inps, oppure singoli episodi distinti l'uno dall'altro.
Nel primo caso il processo resterebbe a Milano perché la competenza si “radicherebbe” nel luogo in cui è avvenuto l'ultimo pagamento contestato. Nel secondo caso il processo andrebbe trasferito a Roma dove è avvenuto il primo versamento. L'Istituto nazionale di previdenza sociale si è costituito parte civile con l'avvocato Aldo Tagliente, coordinatore del Settore penale e antifrode, e lamenta un danno patrimoniale da 126mila euro più more e somme aggiuntive sulla cig anticipata dall'azienda e portata a conguaglio dei contributi dovuti, un danno da disservizio non inferiore a 10mila euro, il danno non patrimoniale da liquidarsi in sede civile e una provvisionale di almeno 20mila euro.
Nel frattempo le aziende imputate, per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti nell'inchiesta dei pm di Milano Marina Gravina e Luigi Luzi con la guardia di finanza, hanno fatto passi in avanti verso la restituzione integrale all'Inps delle cifre contestate.