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Il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati Giuseppe Santalucia
Il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia punta il dito contro il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri che nel giro di pochi giorni ha presentato due interrogazione al ministro della Giustizia Carlo Nordio «per chiedergli di valutare - ha spiegato il vertice Anm stamattina durante un Cdc - se costituiscano “una interferenza rispetto alla sfera di competenza del governo e del ministero” le parole spese dal segretario nazionale del gruppo di Area, Eugenio Albamonte, in una intervista alla stampa con cui ha espresso una opinione critica su quanto detto dal ministro della Giustizia in relazione alle iniziativa della procura della Repubblica di Roma di una indagine su possibili rivelazioni del segreto di ufficio ad opera di un sottosegretario di quel Dicastero; e se siano “adeguate alla funzione di magistrato” le parole che io, nella qualità di presidente della Anm, ho utilizzato per rispondere in una intervista alle domande aventi ad oggetto lo stesso tema trattato, qualche giorno prima, dall’intervista di Eugenio Albamonte».
Secondo Santalucia, «le iniziative parlamentari sembrano muovere dalla premessa che l’attività di rappresentanza associativa, che naturalmente si sostanzia in critiche e dissenso rispetto all’operato del ministro della Giustizia, possa essere valutata dallo stesso ministro ai fini dell’esercizio dell’azione disciplinare».
Da qui due riflessioni. La prima: «Se si dovesse aver timore dei poteri disciplinari del ministro quando si esercitano mandati di rappresentanza associativa si manderebbe in soffitta una intera storia di impegno democratico e la libertà di associazione verrebbe nei fatti compressa. Una cosa è il rispetto delle Istituzioni e delle loro prerogative, che pratichiamo per adesione piena all’assetto costituzionale e radicata convinzione ideale, altra cosa è la libertà di intervenire nel dibattito pubblico sui temi della giustizia senza condizionamenti di alcun genere».
La seconda è un “auspicio” affinché «il ministro della Giustizia, che giustamente si fa vanto della cultura liberal-democratica, saprà fugare anche solo la più pallida idea che l’attività associativa possa essere confinata in un recinto di timorosi ossequi all’Autorità. Per parte mia ritengo, forte della storia della nostra Associazione, che il prendere parola sui temi della giustizia sia per l’Associazione stessa, e quindi per i suoi rappresentanti, un diritto e insieme un dovere, a cui mai potrà rinunciarsi e che mai dovrà restare inadempiuto». Vedremo come Nordio risponderà agli atti di sindacato ispettivo di Gasparri.
La Commissione della discordia
Ma il dibattito non si è limitato a questo argomento. C’è malumore, infatti, all’interno dell’Anm per la scelta di Nordio di dare più voce all’avvocatura all’interno di una commissione ministeriale. «Il ministro ha mostrato attenzione al mondo dell’Avvocatura associata e non ha riservato pari attenzione all’associazionismo giudiziario, dando la sensazione, non piacevole, di essere più propenso, quanto meno nel settore penale, all’ascolto della voce dell’associazionismo forense e meno alla considerazione della voce e delle istanze dell’associazionismo giudiziario», ha affermato Santalucia nella sua relazione al Cdc in corso oggi sabato 4 marzo a Roma. Il magistrato si riferisce al fatto che qualche giorno fa il Guardasigilli ha operato delle modifiche all’interno del “Comitato tecnico-scientifico per il monitoraggio sull'efficienza della giustizia penale e gli effetti sul Pnrr”, istituito il 28 dicembre 2021 dall’ex ministra Marta Cartabia. Alcuni vecchi membri sono stati fatti fuori, come Gian Luigi Gatta, docente di diritto penale alla Statale di Milano e Mitja Gialuz, ordinario di procedura penale a Genova. Al loro posto, tra gli altri, Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Unione Camere Penali Italiane, sostenitore come Nordio della separazione delle carriere, e il professor Vittorio Manes. Sembra che proprio questo non vada giù al vertice del “sindacato” delle toghe. «Non sappiamo quale sia la logica sottesa alle sostituzioni operate» dice Santalucia. «Possiamo però rilevare che ha scelto di sostituire taluno dei componenti nominati dalla ministra Cartabia con autorevoli rappresentanti dell’associazionismo forense. Ha infatti nominato il presidente della Unione delle Camere penali, avvocato Gian Domenico Caiazza, e il professor Vittorio Manes, autorevole docente di diritto penale e stimato avvocato della Camera penale della Romagna, responsabile dell’Osservatorio Corte costituzionale della Unione delle Camere penali».
Per Santalucia, quindi, ci sarebbero «le condizioni per chiedere al ministro se si sia trattato di una mera svista o se, invece, sia stata una scelta ponderata di marginalizzazione dell’Anm da un osservatorio importante sull’attuazione delle riforme, che in gran parte grava e in modo estremamente gravoso (scusate il bisticcio di parole) sulle spalle proprio dei magistrati».
Nel medesimo discorso il presidente ha reso noto anche «proprio ieri ho avuto la richiesta, fattami per le vie brevi dal collega Guido Romano quale coordinatore della task force sulla riforma civile, anche a nome del Gabinetto del ministro, di indicare una nostra rappresentanza per l’integrazione di quel gruppo che, mi è stato detto, sarà arricchito dalla presenza di alcuni rappresentanti del mondo forense». Avranno una facile convivenza?
Le critiche di Magistratura democratica
Ma a Santalucia arriva la stoccata del gruppo di Magistratura democratica, che al termine del Cdc ha diffuso una nota. «Oggi il Comitato direttivo centrale dell’Anm avrebbe dovuto affrontare alcuni temi attuali e particolarmente delicati: la proposta di aumentare l’età pensionabile dei magistrati a 72 anni; la richiesta al ministero della Giustizia di stabilizzare i funzionari dell’Ufficio per il processo e altre questioni rilevanti per la funzionalità degli uffici giudiziari e il servizio di giustizia ai cittadini; ma anche le valutazioni dell’Anm a seguito della tragedia di Cutro. A sorpresa oggi tutti i gruppi - con l’eccezione di Magistratura democratica - hanno votato per trattare invece questioni disciplinari interne all’Anm che tra l’altro, per questioni di tutela della riservatezza, neppure potranno essere rese pubbliche – si legge nella nota -. Dal paradosso di un comportamento dei gruppi che hanno così rinunciato a trattare le questioni rilevanti per ciascun magistrato e per la Magistratura nella sua posizione tra le istituzioni e nella società, Magistratura democratica vorrebbe che invece si ritornasse a una centralità dell’Anm e della Magistratura su questi temi».