PHOTO
«Cosa sta succedendo nel nostro paese? «È come se le istituzioni lo volessero eliminare, insieme a tutti i suoi abitanti». È questa la domanda che da giorni si ripete tra le strade di San Luca, il piccolo comune calabrese che si trova al centro di una tempesta istituzionale «senza precedenti. I colpi arrivano da quelle stesse istituzioni che hanno fatto tanto per la rinascita del paese», dicono i cittadini. Dopo la gestione del Santuario di Polsi passata nelle mani di uomini e donne estranee a San Luca, la chiusura dello stadio comunale che il governo e la prefettura nel 2017 avevano voluto riqualificare - alla modica somma di 946.000,00 euro - per donare un bene prezioso al paese, è arrivato come un fulmine a ciel sereno il “caso” della Fondazione intitolata al celebre scrittore sanluchese Corrado Alvaro: la Prefettura di Reggio Calabria ha infatti decretato lo scioglimento del suo Consiglio di Amministrazione, per via di parentele “discutibili” e una gestione poco oculata. E ieri, come se non bastasse, è arrivata pure la decisione del Consiglio dei Ministri di sciogliere anche il Consiglio comunale, che già da 10 mesi non è più in carica, dopo la scadenza naturale del mandato elettivo.
«È come se ci fosse un progetto già scritto, ma l’assurdità è che hanno sequestrato uno stadio per mancanza di agibilità ed era stata la Prefettura a far partire e seguire i lavori. Hanno sciolto il CdA della Fondazione che negli anni precedenti ha sempre lavorato bene con i prefetti, hanno sciolto un Consiglio comunale che era già decaduto: l’unico effetto che produrrà sarà vietare le elezioni e far lavorare i prefettizi».
Per quanto riguarda il CdA della Fondazione Corrado Alvaro, il Prefetto Clara Vaccaro ha fatto riferimento all’articolo 25 del codice civile, sulla cui base - scrive la Prefettura - è possibile sciogliere l’amministrazione e nominare un commissario straordinario, qualora gli amministratori non agiscano in conformità dello statuto o dello scopo della Fondazione o della legge.
E se per la Prefettura di Reggio Calabria si tratta di un provvedimento inevitabile, frutto di una gestione amministrativa ritenuta inadeguata e di un allontanamento dagli scopi statutari, per molti cittadini di San Luca l’intervento appare come un attacco diretto alla comunità, «l’ennesima misura degli ultimi due anni che ne mina l’identità e la sopravvivenza culturale», dicono i cittadini mentre si preparano per una manifestazione di protesta che probabilmente si svolgerà il 15 aprile 2025.
Gli ormai ex membri del CdA della Fondazione, invece, promettono ricorso e azioni legali, evidenziando come «la Prefettura nelle sue motivazioni sia andata oltre l’articolo 25 del codice civile».
Era l’11 febbraio 2025 quando, con il protocollo n. 17304, la Prefettura di Reggio Calabria comunicava alla Fondazione Corrado Alvaro l’avvio di un procedimento amministrativo volto a verificarne la gestione. A distanza di poco più di un mese, il verdetto è arrivato: scioglimento del CdA e nomina di un Commissario straordinario, il magistrato in pensione ex presidente della corte d’appello di Reggio Calabria, Luciano Gerardis, coadiuvato dal vice prefetto Zaccaria Sica.
Le motivazioni del provvedimento sono nette: secondo la Prefettura, la Fondazione ha mostrato gravi carenze operative e finanziarie, compromettendo la propria stabilità economica. Le attività culturali sono state definite «episodiche e prive di continuità», mentre i bilanci annuali hanno evidenziato una progressiva erosione del patrimonio dell’ente.
Il CdA della Fondazione, però, non ci sta. In un dettagliato memoriale difensivo, i membri del Consiglio hanno respinto ogni accusa, sottolineando come l’ente abbia continuato a operare nonostante le difficoltà economiche, con numerose iniziative scientifiche e culturali. «Abbiamo digitalizzato il patrimonio autografo di Alvaro, rendendolo disponibile online, pubblicato 16 saggi e 12 volumi, e portato avanti più di 40 attività tra convegni, visite scolastiche e interventi mediatici», si legge nel documento.
Sul fronte economico, il CdA ha evidenziato che la Fondazione non ha ricevuto i contributi previsti dagli enti fondatori, tra cui Regione Calabria, Provincia di Reggio Calabria e Comune di San Luca. Nonostante questo, non solo il patrimonio dell’ente sarebbe rimasto inalterato, ma nel 2024 è stato persino acquistato un immobile adiacente alla Casa-Museo di Alvaro per ampliarne gli spazi.
Ma il vero nodo della questione, quello che ha infiammato il dibattito, riguarda la composizione del Consiglio di Amministrazione e le presunte parentele discusse di alcuni suoi membri. La Prefettura ha sollevato dubbi sull’onorabilità di alcuni consiglieri, citando tra gli altri Don Pino Strangio, ex vicepresidente della Fondazione e attualmente sotto processo per associazione mafiosa. Tuttavia, nel memoriale difensivo si sottolinea come Strangio si sia dimesso immediatamente dopo l’avvio dell’indagine e che alcuni dei consiglieri contestati facciano parte della Fondazione fin dalla sua nascita, senza che vi fossero state precedenti obiezioni da parte delle autorità.
Tutti questi eventi messi in fila, per i cittadini di San Luca, sono il segno di una strategia volta a isolare il paese, a privarlo di ogni punto di riferimento e a spegnerne ogni possibilità di rinascita culturale.
Eppure, tra le difficoltà, la voce di chi vuole resistere e rilanciare il proprio territorio non si spegne. Gli ex membri della Fondazione Corrado Alvaro promettono battaglia legale contro il provvedimento della Prefettura. Alcuni cittadini chiedono un’inversione di rotta, un’azione che non sia solo repressiva, ma che punti alla costruzione di nuove opportunità per San Luca.
A commentare la vicenda anche la filosofa Donatella Di Cesare: «Non sapevo che in Italia si potessero commissariare anche le fondazioni culturali. Questa sera mi giunge la notizia che mi lascia esterrefatta: sciolta la Fondazione Corrado Alvaro di San Luca. Non si danno fondi e si accusa di non organizzare eventi. E poi il solito motivo: vincoli parentali dei membri del CdA con la ndrangheta. Ma davvero? In un paese di poche migliaia di abitanti dove finiscono questi vincoli? Così si condanna un intero paese, per cui nulla in tutti questi anni è stato fatto. E per di più si elimina l’unico punto di riferimento culturale. È il trattamento riservato alla Calabria e in particolare alla Locride»