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«Se tutti mantengono la parola data, si va avanti». Il premier Conte chiede risposte e il leader leghista replica quasi in diretta, quando ancora la conferenza che va in scena a Palazzo Chigi è ancora in corso.
Insomma, Matteo Salvini non ha nessuna intenzione di infilarsi nel cul de sac preparato dal premier, abile a presentarsi come l’uomo della responsabilità che si muove per il bene “supremo” del Paese, contrapposto ai due vicepremier presentati invece come due adolescenti che smanettano freneticamente sui social e che faticano a uscire dal “loop” della campagna elettorale. Ma Salvini ha voluto anche chiarire che la Lega «non ha mai smesso di lavorare, evitando di rispondere a polemiche e anche insulti, e gli italiani ce lo hanno riconosciuto con 9 milioni di voti domenica».
Non solo, Salvini ha voluto rispondere anche al richiamo di Conte sui vincoli Ue che vanno rispettati, almeno finché ci sono: «Gli europei hanno parlato col voto», ha dichiarato lapidario il vicepremier.
Secondo le opposizioni, invece, quella del premier Conte altro non è che la certificazione di una crisi politica di maggioranza irreversibile: «Le parole di Conte hanno aperto ufficialmente la crisi di Governo. I continui litigi, le prevaricazioni e i distinguo tra Lega e M5s non consentono più al presidente del consiglio di svolgere la sua azione di guida del governo, semmai l’abbia svolta. E lui stesso a averlo detto oggi con molta chiarezza rivolgendosi a Salvini e Di Maio e mettendo sul tavolo le sue dimissioni».
Giorgia Meloni è la più schietta: «Il Governo alle prese con il “Gioco del cerino” tra Conte, Lega e M5S per vedere a chi affibbiare la responsabilità di far cadere il Governo prima di dover affrontare la legge di Bilancio».