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Il Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove alla cerimonia per il 207° Anniversario di Fondazione del Corpo di Polizia Penitenziaria svoltasi a Roma, Lunedì 11 Marzo 2024 (foto Mauro Scrobogna / LaPresse) The Undersecretary of Justice Andrea Delmastro Delle Vedove Ceremony for the 207th Anniversary of the Foundation of the Penitentiary Police Force held in Rome, Monday, March 11, 2024. (Photo by Mauro Scrobogna / LaPresse)
«Nessun clima teso, nessun problema con Giovanni Russo»: così al Dubbio il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove smentisce le ricostruzioni che ipotizzano forti frizioni tra lui e l’ormai ex capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria che si è dimesso venerdì scorso. Secondo alcune fonti, Russo sarebbe stato “dimissionato” dal potente sottosegretario di Fratelli d’Italia. La ragione principale risiederebbe nel fatto che proprio Russo sia andato a testimoniare nel processo a carico di Delmastro per rivelazione di segreto d’ufficio, nell’ambito della vicenda Cospito.
I documenti - di Gom e Nic -, inviati a Delmastro erano “a limitata divulgazione”, ha sostenuto Russo, quindi sarebbero dovuti rimanere all’interno dell’amministrazione e non finire all’attenzione del collega parlamentare Giovanni Donzelli, che poi ha reso noto il contenuto durante una seduta dell’Aula della Camera. Questa testimonianza avrebbe fatto infuriare il numero tre di Via Arenula, che avrebbe creato intorno a Russo un’aria irrespirabile, tanto da spingerlo a dimettersi, nello sconcerto di tutti i colleghi e collaboratori al Dap. Ma Delmastro ribadisce: «Esiste la libertà di informazione, come quella di disinformazione. Ho letto i retroscena su alcuni giornali ma ribadisco che non sono veri».
Altre fonti, provenienti sempre dal Dap, ci hanno riferito che Delmastro, con tono sarcastico, avrebbe detto ad alcuni magistrati di essere troppo attenti ai diritti dei detenuti. Al Dubbio smentisce anche questa circostanza: «Penso di non aver mai interloquito con un magistrato della Direzione generale dei detenuti, atteso che io non ho quella delega. Poi è chiaro che quando vado al Dap vedo decine di persone e chiacchiero con molte di loro ma non ho mai detto quello che mi sta riferendo». Abbiamo chiesto un commento e una ricostruzione anche a Giovanni Russo, ma né lui né il suo entourage ci hanno risposto.
Russo era stato nominato l’11 gennaio 2023, lascia adesso per un incarico in altro ministero, probabilmente come consigliere giuridico alla Farnesina, dopo che si era liberato un posto. Non è rimasto neanche due anni quindi alla guida del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Al suo posto andrà l’attuale vice del Dap Lina Di Domenico, nipote di Giuseppe Falcone. Lina Di Domenico è stata in precedenza magistrato di Sorveglianza a Novara ed è la prima donna a dirigere il Dipartimento che si occupa delle carceri. Nessun comunicato ufficiale da parte del Ministro Nordio.
Tralasciando le speculazioni, comunque, c’è da registrare che il nuovo possibile incarico di Russo, pur essendo di rilievo, non è prestigioso come quello di capo del Dap. E allora perché questa scelta? Sarebbe ragionevole pensare ad un clima non facile intorno a lui o al senso di impotenza per una situazione drammatica degli istituti di pena, caratterizzata da sovraffollamento e suicidi. Ma ora che succede? Considerata la concomitanza delle festività natalizie, l’iter per il passaggio di consegne a Largo Luigi Daga potrebbe essere più lungo del normale, non ci dovrebbe essere alcun riscontro del Csm prima del 7 gennaio. Non si sa quindi se Giovanni Russo la prossima settimana presenzierà, come previsto, ad uno degli appuntamenti più importanti del Giubileo: l’apertura della Porta Santa da parte di Papa Francesco al carcere romano di Rebibbia la mattina del 26 dicembre. Sulle dimissioni, i dirigenti di Nessuno tocchi Caino, la presidente Rita Bernardini, il segretario Sergio D’Elia, e la tesoriera Elisabetta Zamparutti hanno dichiarato: «Siamo profondamente dispiaciuti per le dimissioni del capo del Dap Giovanni Russo, persona straordinaria, di grande rigore e umanità. Chi ha vissuto come lui l’esperienza di Presiedere del Dipartimento (e pensiamo in particolare a Santi Consolo e a Dino Petralia) sa come quella struttura elefantiaca fatta di incrostazioni sedimentate nel tempo, abbia bisogno di una seria riforma che la conduca finalmente all’efficienza costituzionale e convenzionale europea. In questo senso, auguriamo al prossimo Presidente del DAP, buon lavoro».
Per la responsabile Giustizia Pd Debora Serracchiani, il capogruppo dem nella Bicamerale Antimafia Walter Verini e i due capigruppo dem delle commissioni Giustizia Senato e Camera Alfredo Bazoli e Federico Gianassi, «le dimissioni di Giovanni Russo dal vertice del Dap sono una conferma del fallimento di una politica carceraria di questo Ministero, di questo Governo. Questi due anni hanno aggravato una situazione difficile, con il dramma dei suicidi dei detenuti, con un sovraffollamento disumano, con condizioni difficilissime anche per il lavoro della Polizia Penitenziaria. E con risposte inesistenti e ciniche da parte di Ministro e Sottosegretari. Anche le condizioni di lavoro del Dap sono state rese certamente più difficili. Chiameremo Nordio a riferire alle Camere sulla gravità ulteriore della situazione». Anche per il deputato di +Europa Riccardo Magi «le dimissioni del capo del Dap Giovanni Russo sono il segno evidente del fallimento delle politiche del governo sul carcere a fronte delle tragiche condizioni in cui versano».